Serial Killer: una mostra imperdibile de La Rete al Museo Leone

Curata da Maurizio Roccato, sarà aperta fino al 29 giugno. Affronta in modo documentario e scientifico l'argomento

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La mostra "Serial Killer: vittime e assassini da Vercelli al mondo, dal passato all'attualuità", allestita dall’associazione “Le Rete - Consulta per la promozione del territorio vercellese” è stata inaugurata da alcuni giorni nella Sala d'Ercole del Museo Leone è sarà aperta aperta fino al 29 giugno, vistabile a ingresso libero da martedì a venerdì dalle 15,30 alle 18; sabato e domenica dalle 14 alle 19. Domenica 29 giugno, a chiusura dell'evento, alle ore 16, è prevista la conferenza "I serial killer dell'800 italiano e la nascita del modus operandi con l'antrolologo Massimo Centini e il curatore della mostra, lo scrittore Maurizio Roccato.

L'esposizione illustra il fenomeno degli omicidi seriali con alcuni reperti e documenti originali appartenuti a serial killer o riguardanti i loro crimini.

La nascita dell'idea

L’idea è nata dal ritrovamento nei registri della confraternita cittadina di S. Bernardino, dedita all’assistenza spirituale dei condannati a morte, di un documento che riporta, tra i giustiziati a Vercelli, il nome e i delitti di un assassino seriale che ha agito nella nostra zona nella prima metà del ‘700.
Ricerche più approfondite presso altri archivi sulle sue attività criminali hanno poi permesso di fare rientrare il pluriomicida della bassa vercellese tra i serial killer definiti oggi “per profitto”.

C'è da dire che Roccato, il curatore, è un profondo conoscitore del tema proposto, ha curato una mostra che tuttora viene portata in diverse capitali europee oltre che in Italia, la mostra vercellese ne è in parte una sintesi.

Il percorso espositivo

Nel percorso espositivo dominano i tabelloni tematici che spiegano nel dettaglio le varie classificazioni di quest'oscura manifestazione della psiche umana. Altri pannelli recano le storie dei serial killer, di come hanno agito, e anche le vicende e i nomi delle vittime che spesso vengono dimenticate.

Per reperire foto e dati Roccato ha contattato anche diverse istituzioni, specialmente negli Stati Uniti, dove i serial killer sono forse più numerosi che altrove.

E' stata realizzata anche la riproduzione di un "dispositivo" molto usato nei tribunali di un tempo la "Ruota di spezzamento" con cui torturavano gli accusati dei crimini.

La riproduzione della ruota di tortura e il libro dei giustiziati della Confraternita di San Bernardino da cui ha preso spunto il progetto.

Nessun inno alla violenza

L’iniziativa si pone dunque fini didattici e sociali.

È importante sottolineare che i contenuti non celebrano la violenza e gli assassini, ma sono principalmente dedicati alle vittime, come dimostrano gli spazi a esse dedicate. Sono infatti queste a essere messe in evidenza e ricordate con la propria foto, nome, cognome, età e luogo di ritrovamento, parallelamente alla descrizione dell’omicida che ne ha causato la morte.

Mesi di lavoro

"È stata una ricerca impegnativa - dicono da "La Rete" - che ha richiesto mesi di lavoro, ma siamo convinti andasse fatto per evitare che, il non perpetuarsi di un nome, porti a un destino di inevitabile e immeritato oblio.
Non bisogna poi dimenticare che documentare i comportamenti omicidi al centro della mostra è utile a tutti i visitatori, specialmente ai giovani: parlare di crimini fornisce lo spunto per toccare temi come il bullismo, l’educazione alla legalità, la sensibilizzazione nei confronti della vittima".