L'intervista

"Vercelli è una realtà sicura, ma le truffe agli anziani e online hanno colpito anche qui"

Le riflessioni del vercellese Pier Luigi Pianta, fino al settembre 2024 procuratore capo della Repubblica di Vercelli e, dallo scorso ottobre, ispettore generale presso il Ministero della Giustizia

"Vercelli è una realtà sicura, ma le truffe agli anziani e online hanno colpito anche qui"
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Incontro il vercellese dottor Pier Luigi Pianta, fino al settembre 2024 procuratore capo della Repubblica di Vercelli.

Raggiunto il suo obiettivo formativo, al liceo classico Lagrangia di Vercelli e in giurisprudenza all’Università di Torino, prima dell’ingresso in magistratura è stato per 4 anni docente di diritto ed economia all’Istituto tecnico commerciale Cavour di Vercelli; quindi per 17 anni pretore e giudice presso il tribunale di Biella e a seguire, per 2 anni, giudice presso il tribunale di Genova. Nel 2010 approda alla procura di Vercelli, prima come sostituto procuratore (PM) e poi, dal 2018, come procuratore capo fino a tre mesi fa, quando il Consiglio superiore della magistratura ha deliberato la nomina a ispettore generale presso il Ministero della giustizia.

Cosa ne pensa della questione del rapporto tra giudici e pubblici ministeri e della necessità di separare le due carriere (requirenti e giudicanti)?

«Il dibattito ha inizio sin dai tempi dell’Assemblea costituente quando si scelse di tenere unite le carriere con il fine di mantenere un’unitarietà dell’ordine giudiziario con il potere politico. È noto anche che negli anni le leggi ordinarie (n.d.r. Castelli prima e Cartabia poi) hanno rinforzato la differenziazione delle funzioni, pur in una carriera unitaria, limitando i passaggi e dilatando i tempi. Ritengo che la questione sia stata un po’ demonizzata e che, in termini statistici, il passaggio tra un ruolo e l’altro ha percentuali molto basse, vicine al 2%. In generale sposo i precetti dell’illustre giurista Calamandrei secondo cui sia sempre necessaria, per il magistrato, una coscienza viva, sensibile, vigilante e umana».

Un bilancio dell’attività della procura di Vercelli durante la sua permanenza?

«Sono arrivato come sostituto procuratore nel 2010, quando la crisi di organico riguardava proprio i magistrati. Poi, il 4 ottobre 2018, sono stato nominato procuratore capo; in qualità di facente funzioni ricoprivo l’incarico già da 2 anni da quando il mio predecessore, il dottor Tamponi, era andato in pensione. Sono stati anni ricchi di soddisfazioni, tra cui la trasformazione della geografia giudiziaria di fine 2013 che ha accorpato Casale Monferrato con Vercelli. Qualche mese dopo eravamo a regime con 8 sostituti procuratori, il doppio. Lo stesso numero di Novara, ma con un territorio più vasto, che si estende anche nelle province di Asti e di Biella, oltre che di Vercelli e di Alessandria».

Che ambiente di lavoro ha trovato a Vercelli al suo arrivo e come lo ha lasciato?

«Al mio arrivo ho trovato una sede disagiata, con due sostituti procuratori al posto di quattro: una scopertura considerevole. Ho lasciato invece una Procura ingrandita e modernizzata. Nel distretto quella di Vercelli è stata tra le prime ad avere innovato sulla digitalizzazione, con una notevole spinta in avanti. Ora sono in servizio sostituti giovani che affiancano la dottoressa Maria Serena Iozzo, mia sostituta come procuratore facente funzioni».

Tra i tanti successi professionali, ne ricorda uno in particolare?

«Abbiamo coordinato indagini di polizia giudiziaria che hanno riguardato anche la pubblica amministrazione e l’ambito fiscale. Abbiamo ottenuto risultati importanti nel contrasto allo spaccio degli stupefacenti e risolto tutti i casi di omicidio. Grande attenzione con particolare priorità è sempre stata dedicata ai casi di violenza nei confronti delle fasce deboli, delle donne e dei bambini, ma anche alle truffe agli anziani».

Quali ricordi porta con sé al termine dell’appena conclusa fase della sua carriera?

«Sicuramente i rapporti con i colleghi, con il personale amministrativo e con la polizia giudiziaria; ho sempre avuto la sensazione che ognuno, per la propria parte, abbia dedicato il massimo impegno per operare al meglio, anche rispondendo alle sollecitazioni che arrivavano dall’esterno. Sono loro grato per avermi consentito di lavorare serenamente, aiutandomi a risolvere i problemi. Ho lasciato un ambiente solidale, affiatato e coeso, nonostante le difficoltà legate alla carenza di personale. Tante le indagini e i tanti i processi importanti, alcuni non finiti alla ribalta delle cronache. Meritorio è stato anche il rapporto con tutte le forze dell’ordine, con gli altri uffici del tribunale di Vercelli e con gli avvocati; con quest’ultimi c’è sempre stato rispetto e cordialità. Costruttivi sono stati i rapporti con le altre funzioni territoriali: la Prefettura, la Provincia, il Comune e l’Asl».

Dal punto di vista della sicurezza qual è la realtà vercellese?

«I livelli di standard sono soddisfacenti; Vercelli è una realtà buona in cui si vive bene. Ritengo che non si debba mai abbassare la guardia, mai. È sempre più allarmante, purtroppo ovunque, il fenomeno delle truffe ai danni delle persone anziane e online».

Tra i valori costituzionali dei magistrati sono inclusi l’indipendenza e l’autonomia. Qual è stato il sentimento sulla sua attività quotidiana in un ruolo così delicato da vercellese Procuratore della Repubblica nella sua città?

«A Vercelli ho sempre lavorato serenamente e senza tensioni; non ho mai provato imbarazzi e nemmeno mi sono sentito in qualche modo attaccato. Neanche credevo di restare così tanto. Ho riscoperto il piacere di alcune abitudini e di trascorrere più tempo nella mia città natia. Nei miei confronti i cittadini hanno sempre espresso la massima correttezza, senza prendersi confidenze e consentendomi di lavorare in modo neutrale come se fossi stato in una città sconosciuta».

Quali sono le mansioni del suo nuovo e prestigioso incarico?

«Dal 15 ottobre 2024 sono ispettore generale presso il Ministero della Giustizia. Resto magistrato ma con funzioni applicate all’attività di controllo. L’Ispettorato generale svolge attività di diretta collaborazione con il Ministro e ha molteplici campi di azione: svolge le ispezioni in tutti gli uffici giudiziari italiani per accertare se i servizi procedono secondo le leggi, i regolamenti e le istruzioni; verifica l’entità e la tempestività del lavoro eseguito dai magistrati e la capacità, l’operosità e la condotta dei funzionari addetti; svolge ispezioni mirate negli uffici giudiziari per accertare la produttività, l'entità e la tempestività del lavoro di singoli magistrati; istruisce inchieste sul personale appartenente all'ordine giudiziario e su qualsiasi altra categoria di personale dipendente dal Ministero della giustizia; raccoglie informazioni e notizie presso gli uffici giudiziari e formula valutazioni e proposte ai fini disciplinari».

Quale situazione è emersa a Vercelli nell’ultima ispezione ministeriale?

«È risultato tutto regolare. E questo nonostante la pesante carenza di personale amministrativo che al momento non pregiudica il lavoro degli uffici, ma potrebbe emergere in futuro. Questo è il punto dolente del distretto di Vercelli. Mentre per quanto riguarda i magistrati e la polizia giudiziaria l’organico è adeguato, il personale amministrativo è la metà di quello che dovrebbe essere. Mancano ben 17 figure, ma ne basterebbero solo 3 per migliorare la situazione. Oggi, in alcuni uffici, se una persona deve assentarsi dal lavoro, si riescono a gestire solo le urgenze: una problematica che, con la ripresa a regime delle attività, potrebbe facilmente riproporsi. Tra l’altro pare che a breve non verranno banditi nuovi concorsi».

Quali sentimenti le suscita il cambiamento radicale delle sue funzioni?

«Mi ha messo nella condizione di pensare meno al momento della pensione e quindi a chiudere con la professione. Mi piace l’idea di rimettermi in gioco e di cambiare città; la sede sarà a Roma, ma in realtà dovrò girare in gran parte dell’Italia.

Quale consiglio suggerirebbe ai suoi concittadini vercellesi?

«Questa città è molto bella e io non intendo sparire. Vercelli non solo è bella ma è anche sottovalutata. Dovrebbe essere più orgogliosa di sé perché ha potenzialità straordinarie. I vercellesi, tra i quali mi metto per primo, pensano che altrove ci sia più cura e cose interessanti. Invece, per uno sviluppo futuro della loro città, dovrebbero impegnarsi a valorizzarne l’aspetto turistico e culturale: mi riferisco ai musei, alle chiese, ma anche alla musica perché in questo Vercelli è all’avanguardia. E non di meno l’università, visto che la sede del rettorato dell’Università del Piemonte Orientale è proprio a Vercelli».

«Il dottor Pianta è un magistrato dotato di ampia esperienza in diversi settori del diritto che dimostra attitudini alla risoluzione di problemi organizzativi anche in condizioni di risorse limitate, con sicura padronanza della materia ordinamentale e approfondita conoscenza della macchina organizzativa e capace di collaborare fruttuosamente con i colleghi e con gli interlocutori istituzionali». Così riporta uno stralcio del giudizio agli atti del Consiglio superiore della magistratura ma anche della comunità territoriale che, a pieno titolo, lo annovera tra i vercellesi illustri.

Pierluigi Lamolea

 

 

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