Il ricordo

Addio a Luigi Fiorini: icona dei Ciudin e grande fotografo, l'ultima intervista

Il suo mitico negozio di fotografo ha visto passare generazioni intere.

Addio a Luigi Fiorini: icona dei Ciudin e grande fotografo, l'ultima intervista
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Nella foto Luigi Fiorini nel suo museo degli strumento musicali nella "chiesa dei Ciudin".

Luigi Fiorini è mancato oggi, martedì 18 ottobre 20922, aveva 87 anni, era malato e nei giorni scorsi era giunta voce di un suo aggravamento.

Come è giusto che sia l'ultimo saluto sarà nella chiesa di Maria Immacolata, in via Manzoni, giovedì alle 15. Il rosario è stato fissato per domani, mercoledì, alle 17,30.

Un volto storico di Vercelli

Vercelli perde un volto storico. Ai tempi gloriosi della pellicola, prima che il digitale spazzasse via tutto, chi non è andato, parliamo dei più maturi, almeno una volta nel suo negozio a stampare le foto delle vacanze o di qualche lieto evento. "Credo di essere stato al matrimonio di metà Vercelli" aveva confidato a una cena di VercelliViva, di cui era il fotografo ufficiale.

Che dire, intanto che il direttore e la redazione di primavercelli e tutta la redazione si stringono alla famiglia in questo momento di lutto. Luigi, "Foto Luigi", era un amico, come non poteva essere altrimenti.

La "sua" chiesa e il suo museo musicale

Lo ricordiamo pubblicando on line un'intervista recentissima, uscita su Notizia Oggi Vercelli lo scorso 20 giugno,  quando il giornale si era occupato dello splendido museo della "Bandina" dei Ciudin che Luigi ha allestito nella "sua" chiesa dei Ciudin,  orchestra in cui aveva militato e suonato da giovane, che da qualche anno aveva ripulito e teneva aperta ogni mercoledì finché la salute lo ha consentito. La chiesa è rinata grazie a lui ed è stata anche conosciuta da centinaia di vercellesi che mai l'avevano vista.

Quel giorno dell'intervista, forse l'ultima, era in ottima forma e in vena di ricordi.

Ecco cosa raccontava, un milionesimo di ciò che sapeva ed aveva vissuto. Ciao Luigi, in città tanti ti piangono e ci piace ricordarti così, fiero di quanto hai saputo fare nelle tua vita, partendo dall'ospizio dei poveri, come tanti altri che poi si sono fatti strada. Molti li ritroverai dove sei ora.

L'ultima intervista

«L’abbiamo riaperta prima del covid, dopo averla ripulita e sgombrata da tante masserizie che si erano accumulate, e finora l’hanno visitata circa 1.500 persone, pian piano sto recuperando quadri e oggetti e poi, grazie al Comune di Vercelli, ho realizzato il Museo degli strumenti della Banda dei Ciudin, di cui ho fatto parte, suonando il trombone...».

La chiesa dei Ciudin

Comincia così la visita alla chiesa di Santa Maria Immacolata, la “chiesa dei Ciudin”, in compagnia di Luigi Fiorini, vercellese doc ed ex ciudin. E’ un un luogo tutto da scoprire, ricco di storie, immagini del passato e di fascino. Lo si può fare ogni mercoledì dalle 15 alle 17.

La chiesa è bella ampia, con le volte affrescate e diversi quadri, ben tenuta. E’ una chiesa ancora consacrata e una volta l’anno si celebra la messa in occasione del raduno annuale degli ex Ciudin. La navata principale è divisa da quella laterale da una grata di legno traforata. «Ci andavano le ragazze, perché allora c’era una rigida separazione» commenta Luigi.

Un magazzino trasformato in museo

«Questa parte in particolare - continua - era stata poi trasformata in locale magazzino dove imbottigliavano pure il vino... E’ stata un’impresa sistemare tutto».
E proprio in questa parte dell’edificio sacro ci sono quadri, il corredo liturgico della chiesa e il “museo” dei Ciudin, una mostra di immagini d’epoca e gli strumenti della banda che fino agli anni Ottanta esisteva ancora. Sono in maggior parte strumenti a fiato. Sono stati prelevati dai magazzini comunali ed ora sono esposti in tre rastrelliere, ordinati per bene. «Questo è il mio strumento - sottolinea Luigi - prendendo il trombone esposto su un tavolo.

La Bandina

«Ho fatto parte della banda fin dagli anni Quaranta. Ci chiamavano a suonare per i funerali di vercellesi importanti, nelle processioni e celebrazioni religiose, allora molto seguite, e in occasioni di festa come il Carnevale. Giravamo anche molto, ricordo trasferte in riviera a Sanremo, Viareggio e altre località».

Vita nell'ospizio

Quando sei entrato in “ospizio”?
«Nel 1941, avevo 6 anni, ricordo ancora la routine dei quel tempo: sveglia alle 6,30, alzabandiera, eravamo in guerra e ancora con il regime fascista. Dalle 7 alle 7,30 le lezioni di musica, era presa molto sul serio e tutti noi sapevamo suonare. Solo dopo potevamo fare colazione. Poi c’erano le lezioni scolastiche o il lavoro, per i più grandi. Infatti si rimaneva in “ospizio” fin verso i 18-19 anni. Io uscii nel 1955 a 14 anni».

E le funzioni religiose?
«Le ragazze erano tenute ad andare a messa ogni giorno, noi ragazzi solo la domenica e nelle varie festività, la chiesa era una parte importante dell’ospizio».

Foto Luigi

Ed a proposito di lavoro, per i vercellesi sei sempre “Foto Luigi”, come iniziasti questa professione?
«Quando avevi 12 anni cominciavano a farti lavorare, da qualche artigiano oppure anche dentro l’ospizio stesso. Io cominciai come calzolaio, prima in sede e poi in un famoso negozio dell’epoca. Il mio primo contatto con la professione di fotografo fu nello studio di Anfossi, avevo 14 anni, lui era un ex Ciudin, per questo ci andai. Erano davvero altri tempi, le macchine professionali usavano spesso ancora le lastre di vetro, che non trovavi già pronte all’uso... Bisognava stenderci sopra lo strato di emulsione e quindi andavamo in farmacia a comprare gli ingredienti.... Così cominciai ad apprendere le basi del mestiere. Quando avevo 26-27 anni e lavoravo da un altro mito della fotografia vercellese, Dragone, ci fu l’opportunità di rilevare l’attività di Toscano un altro fotografo. Così cominciai l’avventura come “Foto Luigi”, primo negozio in corso Libertà. Negli anni in cui lavoravo sotto padrone succedeva che d’inverno il pubblico non faceva quasi più foto, perché allora il flash non era ancora per tutti, lo usavano i professionisti, ma le macchine amatoriali non l’avevano. Così in inverno non potevo lavorare e in quel periodo trovavo occupazione alla Chatillon, insieme ad altre 4-5.000 persone, era un altro mondo. Tornando al lavoro da fotografo, il primo negozio fu in Corso Libertà davanti al mitico Caffè Toscano, poi in via Cagna, Via Verdi ed infine sotto i portici di via Marsala. Ho fotografato i matrimoni di mezza Vercelli... Una professione che mi ha dato tanto e che ho svolto sempre con passione. Poi è arrivata l’era digitale... Man mano il lavoro di stampa delle foto è cessato. Sono stato contento di andare in pensione, non era più un lavoro per me...».

La casa degli strumenti

Riguardo il “museo” è veramente degno di nota. Pensare a quanto fiato è passato nei clarinetti, trombe, tromboni, filicorni, per sottolineare momenti lieti o luttuosi o accompagnare i fedeli alle processioni. Ma non solo strumenti musicali, anche le foto esposte sono leggendarie. Molte riguardano eventi sportivi, ci sono formazioni della Pro Vercelli e di altre squadre, in alcune c’è un giovanissimo Pirovano. Istantanee di soggiorni marini, ordinate file di fedeli alle processioni. Volti e atmosfere di una Vercelli che non c’è più.

«Ho scelto di tenere aperta questa chiesa con tanto entusiasmo - conclude Luigi - perché vorrei che specialmente i giovani scoprissero cosa ha significato per noi. Ogni anno siamo di meno e vorrei che i nostri ricordi non sparissero. Io continuo, siete invitati a venire a trovarmi ogni mercoledì e posso già dire che a settembre ci sarà una grossa novità, che però ora non posso anticipare».

Caro Luigi, quella sorpresa a cui tanto tenevi non potremo godercela, ma resta in tanti vercellesi un ricordo vero, perché tu eri una persona autentica, un pezzo della nostra storia.

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