VIDEO - Dopo 31 giorni di viaggio-avventura, la mitica Panda è tornata a Vercelli dal Giappone
La grande festa all'aeroporto "Francis Lombardi" per gli eroi del raid Gianfranco Balduzzi e Mario Gobber
Trentun giorni di viaggio e oltre quattordicimila chilometri per riportare a casa la Panda bianca condotta a Tokyo un anno fa dalla coppia Salvatore Morabito-Fabrizio Carrubba. L'arrivo all'aeroporto di Vercelli "Francis Lombardi" di Mario Gobber (70 anni) e Gianfranco Balduzzi (69) è stata salutata da un'accoglienza letteralmente trionfale da un foltissimo pubblico. E, vista l'impresa di "Panduma - il ritorno", non poteva essere altrimenti. Un'impresa benefica visto che i (corposi) fondi raccolti dai tanti partner (commerciali, istituzionali e non solo) del viaggio, hanno permesso di elargire un'importante offerta alla locale Associazione di volontariato Insieme, che si occupa di trasporto ospedaliero incentrato sui malati oncologici. Un applauso dietro l'altro, triccheballacche, striscioni e cartelli e go go all'arrivo della Fiat Panda bianca in viale dell'Aeronautica: "Ma lo sapete che a Vladivostok c'era un'azienda di produzione delle mozzarelle che...", "Quella volta che in Giappone, il primo giorno, pensavo di non essermi portato dietro il libretto di circolazione...".
Dopo 31 giorni di viaggio-avventura, la mitica Panda è tornata a Vercelli dal Giappone
Gli aneddoti si sprecano immediatamente al cospetto della curiosità irrefrenabile del "comitato" di accoglienza, capeggiato dal vicepresidente del Consiglio Comunale Gianni Marino, in rappresentanza dell'amministrazione. Quindi, rinfresco e foto per tutti in un luogo simbolo, quello di un eroe che ha fatto la storia di Vercelli, Francis Lombardi. Ieri mattina, ebbene, il sentore che si sia trattato di un'impresa simile a quelle dell'aviatore, c'era tutto. Seguiranno, entro dicembre, la pubblicazione di un libro con aneddoti e immagini e, in futuro, una mostra fotografica in Santa Chiara sui viaggi sia di andata che di ritorno. Il viaggio del duo Gobber-Lazzarin, riassumendo, è partito da Tokyo - precisamente da Nagoya, dove la Panda vercellese stazionava dopo il viaggio di andata -, quindi il viaggio si è sviluppato - dopo il viaggio in traghetto con uno scalo tecnico - da Vladivostok lungo tutta la percorrenza transiberiana. La settimana scorsa eravamo arrivati, nel racconto, all'approdo a Mosca, con un cambio di ruote resosi necessario dalla loro usura. La Russia, insomma, dall'estremo est fino alla frontiera lettone di Terehova/Burachki. Una coda quasi interminabile: ben quattro ore coi documenti da esibire e preparati da Vercelli dagli "eroi dell'andata" Carrubba-Morabito. Quindi, le porte dei paesi Baltici hanno aperto pure quelle dell'Europa. Quindi Lituania, Polonia, Repubblica Ceca, Austria e ingresso in Italia dalla frontiera slovena. Qui, proprio in territorio nazionale, a pochissimi chilometri dal superamento di Trieste: una ruota posteriore bucata. Quasi un paradosso dal momento che, come ricorda Mario Gobber "se le strade italiane sono uno specchio, diciamo che quelle russe sono fatte di specchi rossi. Abbiamo bucato proprio lungo le strade migliori del tragitto". Segno che nulla va mai dato per scontato, nel bene o nel male. Così come i luoghi comuni, magari quelli che disegnano - attraverso i media nazionali e la tv - la Russia come un paese "difficile" nella sua interezza, ma che invece sono stati nettamente smentiti dal grande spirito di accoglienza, anche nella meticolosa riparazione di un guasto elettrico, poco dopo Vladivostok, alla Panda di Mario e Gianfranco.