Pellegrinaggio Oftal a Lourdes: 5 pullman in partenza per la Grotta di Massabielle
Appuntamento a lunedì 11 agosto in piazza D'Angennes. un'altrea comitiva andrà poi in aereo da Bergamo.

Il pellegrinaggio a Lourdes del mese di agosto, organizzato dall’Oftal diocesana è un evento tra i più frequentati e amati dei vercellesi. Fino a qualche anno fa si svolgeva in treno, con partenza dalla stazione di Vercelli, ora si usano i pullman, e saranno cinque quelli che si muoveranno lunedì prossimo, 11 agosto, tra le 18 e le 21, da piazza D’Angennes, più due navette che, la mattina dopo, raggiungeranno l’aeroporto di Orio al Serio per trasportare alla Grotta di Massabielle coloro che hanno scelto l’aereo.
Pellegrinaggio Oftal a Lourdes: 5 pullman in partenza per il viaggio in aereo verso la Grotta di Massabielle
In totale, raggiungeranno Lourdes da Vercelli, Chivasso, Santhià e Trino 234 persone: 31 ammalati, 93 pellegrini, 96 tra dame e barellieri, cinque medici, un farmacista e un’infermiera. I sacerdoti saranno otto: tra di loro, l’arcivescovo monsignor Marco Arnolfo e il delegato arcivescovile Oftal monsignor Sergio Salvini. Come sempre, il pellegrinaggio di agosto prevede momenti molto significativi a Lourdes, come la partecipazione alla grande messa internazionale del giorno di Ferragosto, ad una delle processioni serali “aux flambeaux”, ad una processione eucaristica e ad una messa oftaliana alla Grotta celebrata dall’arcivescovo con gli altri sacerdoti. Il ritorno a Vercelli è previsto per la mattinata di domenica 17 agosto.
Ma come è nata la grande tradizione dei pellegrinaggi vercellesi a Lourdes?
Il 17 febbraio del 1910, un giovane sacerdote ordinato da poco più di nove mesi, don Alessandro Rastelli, camminava lungo i binari della ferrovia per tornare a Vercelli da Borgo Vercelli, il suo paese natale. Giunto sul ponte vecchio sulla Sesia, alla periferia del capoluogo, decise di attraversare i binari: aspettò con attenzione che passasse un merci, ma non si avvide che alle sue spalle stava giungendo un altro treno, da Mortara. Il macchinista lo scorse all’ultimo momento, frenò, ma non riuscì ad arrestare completamente la corsa del convoglio: la locomotiva colpì il sacerdote ventisettenne e lo fece letteralmente volare di diversi metri. Don Rastelli subì quasi miracolosamente solo la frattura di qualche costola e della scapola destra: dopo un mese di ospedale uscì e decise di andare a ringraziare la Madonna che egli riteneva fosse alla base del miracolo che gli aveva salvato la vita: in effetti non capita a tutti di essere travolti da una locomotiva e di scamparla.
Nel 1911, don Rastelli si iscrisse così ad un Pellegrinaggio a Lourdes, quello diocesano di Torino, ed ebbe modo di toccare con mano non solo la devozione del malati alla Madonna di Bernadette, ma anche le loro enormi difficoltà di raggiungere la Grotta. Cosicché, l’anno successivo, il 1912, portò lui stesso un malato a Lourdes e poi decise che era giusto portarne altri, tanti altri. E a Trino, dove intanto era stato assegnato, fondò l’Opera Federativa per il Trasporto dei Malati a Lourdes (L’Oftal, che per un breve periodo si chiamò Optal) e istituì i pellegrinaggi in treno: assistiti dal personale volontario dell’Oftal (dame e barellieri), gli ammalati e, con loro, tanti pellegrini, partivano su un convoglio speciale, attrezzato per accogliere gli ammalati, dalla stazione di Vercelli. La tradizione dei cosiddetti “treni della speranza” (che proseguì anche dopo la scomparsa di monsignor Rastelli, avvenuta il 13 ottobre del 1960, a Lourdes) era così radicata a Vercelli che alla stazione ferroviaria, accanto al cancello dove per decenni dame e barellieri entravano per preparare le carrozze per malati e pellegrini, fu realizzata una piccola riproduzione della Grotta di Massebielle. Su quei treni sono saliti i successori di don Rastelli (i compianti monsignor Giuseppe Ferraris e monsignor Franco Degrandi e adesso monsignor Paolo Angelino) nonché personaggi che hanno fatto la storia dell’Associazione come Franca Osenga (“mamma Oftal”), Luciano Pozzolo, Dino Prella, etc. Da qualche anno però i treni erano diventati scomodi perché, a causa delle Ferrovie francesi che non forniscono una collaborazione adeguata, i viaggi finivano col durare anche venti ore, talvolta di più. Così adesso si viaggia in pullman, e lunedì prossimo la recente tradizione, che si rifà a quella ben più remota istituita da monsignor Rastelli, sarà ancora una rinnovata utilizzando ovviamente anche mezzi speciali per rendere confortevole il viaggio agli ammalati.
E. D. M.