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Patrick Zaki e Ahmadreza Djalalio: le priorità operative di Amnesty Vercelli

Patrick Zaki e Ahmadreza Djalalio: le priorità operative di Amnesty Vercelli
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“Non è andata come speravamo con Patrick Zaki, lo studente egiziano dell’Università di Bologna imputato nel suo paese di diffusione di notizie false tramite i social network” esordisce Maria Giuliana Massa, responsabile del Gruppo “Italia 93” di Amnesty International. “Martedì 21 giugno era calendarizzata, in Egitto, l’udienza che speravamo conclusiva del procedimento contro di lui. L’udienza è finita con un nulla di fatto e il rinvio al 27 settembre: un rinvio lunghissimo dal sapore marcatamente punitivo”.

Bloccati nel sistema giudiziario

Zaki è bloccato nelle maglie di un sistema giudiziario che prima lo ha tenuto in carcere per 22 mesi in attesa di processo e ora ne limita le libertà personali in attesa di una sentenza che non si sa quando arriverà. Amnesty International lo considera un prigioniero di opinione ingiustamente accusato.

“Vercelli ha fatto sentire il suo supporto a Patrick” continua l’esponente di Amnesty. “L’Università del Piemonte Orientale e la Camera del Lavoro CGIL hanno sostenuto la nostra campagna di informazione e numerosi cittadini hanno sottoscritto il nostro appello. Ora non possiamo far altro che aspettare l’udienza di settembre, augurandoci che la Farnesina non si dimentichi di questo caso e si attivi con maggiore determinazione di quanto fatto finora. Patrick deve tornare al più presto in libertà e riprendere i suoi studi universitari all’Alma Mater, dove studenti e docenti lo attendono a braccia aperte”.

Patrick Zaki non è, tuttavia, l’unico caso sul quale gli attivisti di Amnesty si stanno impegnando. C’è anche la situazione di Ahmadreza Djalali, l’accademico svedese-iraniano a rischio di imminente esecuzione capitale nella prigione di Evin, a Teheran, che desta molta preoccupazione.

“Ahmad ha lavorato alcuni anni come ricercatore esperto in medicina dei disastri presso l’Università del Piemonte Orientale di Novara: per noi è un motivo in più per batterci in suo favore. Nel tempo abbiamo conosciuto numerosi suoi colleghi e insieme a loro ci stiamo impegnando per ottenere che ritorni sano e salvo da sua moglie e dai suoi figli in Svezia” prosegue la Massa.

Situazione critica

La situazione di Ahmadreza Djalali è critica: accusato di spionaggio, dopo un processo farsa e una confessione estorta forzatamente, è stato condannato a morte e la sentenza è ormai esecutiva: ogni giorno può essere l’ultimo.

“Le autorità iraniane lo stanno usando come pedina di scambio in un crudele gioco politico per costringere Belgio e Svezia a consegnare due ex funzionari iraniani e spingere questi due stati a non avviare ulteriori procedimenti giudiziari nei confronti di funzionari di Teheran” spiega l’esponente di Amnesty “per questo dovrebbero essere indagate per il crimine di presa di ostaggio”.

Il Segretariato internazionale di Amnesty International ha rilasciato, il 10 giugno, una nuova azione urgente di respiro mondiale sul caso Djalali. Gli attivisti vercellesi hanno prontamente aderito e ne hanno dato notizia su Facebook e Twitter. Richiedono però il sostegno della cittadinanza. Chi vuole partecipare può prendere contatto con Amnesty Vercelli inviando una mail a gr093@amnesty.it

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