Glifosato a Vercelli: arriva la condanna anche di Isde nazionale
Anche la rappresentanza nazionale di ISDE - Associazione Medici per l'Ambiente, ha diramato un comunicato relativo alla volontà di tornare a utilizzare il Glifosato come erbicida urbano dal parte del Comune di Vercelli.

Anche la rappresentanza nazionale di ISDE - Associazione Medici per l'Ambiente, ha diramato un comunicato relativo alla volontà di tornare a utilizzare il Glifosato come erbicida urbano dal parte del Comune di Vercelli. Una nota segnalata dalla presidentessa provinciale dell'associazione Elena Uga.
Glifosato a Vercelli: arriva la condanna anche di Isde nazionale
"Nel silenzio spesso complice dell'informazione ufficiale - si legge - il glifosato, l'erbicida più utilizzato al mondo, continua a insinuarsi nella nostra catena alimentare, nell'acqua che beviamo e nell'aria che respiriamo. Eppure i dati più recenti, provenienti da studi sperimentali e ricerche epidemiologiche, confermano i rischi per la salute legati all'esposizione al glifosato. La questione, oggi, non è più se il glifosato sia pericoloso. La vera domanda è: perché continuiamo a tollerarne l'utilizzo in ambiti così sensibili come parchi pubblici, giardini scolastici e aree verdi urbane, pur conoscendone la tossicità documentata? E' notizia di questi giorni l'inopinata decisione del Comune di Vercelli di utilizzare di nuovo (dopo 10 anni) il glifosato per la manutenzione del verde pubblico". E ancora: "Il glifosato - si prosegue, nella nota - è un simbolo di una contaminazione sistemica che non agisce da sola: si combina con metalli pesanti, microplastiche e altre sostanze chimiche, potenziandone gli effetti nocivi attraverso meccanismi sinergici e cumulativi. E' un esempio emblematico della necessità di rivedere radicalmente l'approccio alla tutela della salute pubblica e alla valutazione del rischio ambientale", ammoniscono i medici per l'ambiente. Nel 2015, l'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) dell'Oms ha classificato il glifosato come 'probabile cancerogeno per l'uomo'. Da allora, il dibattito scientifico è proseguito tra conferme, smentite e pressioni industriali. Oggi, però, grazie allo studio più recente dell'Istituto Ramazzini, pubblicato sulla rivista 'Environmental Health' (giugno 2025, ndr), disponiamo di una delle evidenze sperimentali più solide mai raccolte".