Sant'Eusebio 2025: una Patronale nel segno della Fede
Resodonto della solenne Messa del patrono e gallery

Una cattedrale di Vercelli gremita ha accolto questa mattina, venerdì 1° agosto, la solenne processione di Sant'Eusebio con i sacerdoti e i presbiteri della diocesi e chiusa dall'arcivescovo Marco Arnolfo e gli altri vescovi.
Il corteo è partito dal Seminario Arcivescovile e non dall'arcivescovado come altre volte, ha attraversato piazza Sant'Eusebio salendo poi al Duomo. Un efficiente apparato di Forze dell'Ordine, Carabinieri, Polizia, Finanza e Polizia Locale ha interrotto il traffico per i pochi minuti del trasferimento del corteo.
Presenti tutte le autorità cittadine, a cominciare dal sindaco Roberto Scheda e dal presidente della Provincia di Vercelli Davide Gilardino.
Una messa con sei vescovi
Il solenne pontificale era presieduto da mons. Marco Brunetti, vescovo di Alba, che è un profondo conoscitore della figura di Sant'Eusebio e che ha tenuto un'omelia centrata sulla fedeltà a Cristo e i doveri dei cristiani di camminare nella verità e carità.
Erano ospiti inoltre Roberto Farinella, vescovo di Biella insieme all'emerito mons. Gabriele Mana, Luciano Pacomio, vescovo emerito di Mondovì e Francesco Guido Ravinale, vescovo emerito di Asti. In tutto sei vescovi erano presenti in cattedrale.
Hanno mandato i loro saluti i cardinali Tarcisio Bertone e Giuseppe Versaldi e i vescovi vercellesi mons. Cristiano Bodo, vescovo di Saluzzo e mons. Gianni Ambrosio, vescovo emerito di Piacenza-Bobbio.
Il saluto di Arnolfo
Nel salutare e ringraziare autorità e presenti l'arcivescovo Marco Arnolfo ha ricordato anche i tanti giovani sia della nostra diocesi che di quella di Alba (in tutto 200) che in questi giorni sono a Roma per il Giubileo dei Giovani.
Nella sua breve introduzione Arnolfo ha ricordato fra l'altro: "Sant'Eusebio, instancabile testimone della Fede, uomo di preghiera e di azione... Voce di speranza in tempi incerti, luce nella nebbia delle divisioni, interceda per questo mondo segnato dalle atrocità della guerra, interceda e doni la pace... Ispiri i potenti della terra non a essere temuti, ma stimati e apprezzati per il perseguimento dei valori più alti della vita. Susciti in tutti noi una cosciente e responsabile partecipazione alla vita pubblica, con attenzione alle persone fragili".
La solenne celebrazione è stata animata dal coro della Cappella Eusebiana diretto da mons. Denis Silano, che ha nel suo organico anche le voci bianche e solisti di livello assoluto.
Il dovere della correzione fraterna
La prima lettura è stata dal libro del Profeta Ezechiele dove si ricordano i doveri dei fedeli nei confronti di Dio e dei loro fratelli: "Se io dico al malvagio: Tu morirai! e tu non lo avverti e non parli perché il malvagio desista dalla sua condotta perversa e viva, egli, il malvagio, morirà per la sua iniquità, ma della sua morte io domanderò conto a te" è uno dei passi e la stessa cosa il Signore stabilisce anche per i giusti che rischiano di cadere nel peccato. Significa che tutti i cristiani sono responsabili della salvezza degli altri fratelli e dell'umanità in genere.
La Parola di Dio non è incatenata
La seconda lettura era tratta dalla seconda Lettera di San Paolo a Timoteo: "Ricòrdati di Gesù Cristo, risorto dai morti, discendente di Davide, come io annuncio nel mio Vangelo, per il quale soffro fino a portare le catene come un malfattore. Ma la parola di Dio non è incatenata! Perciò io sopporto ogni cosa per quelli che Dio ha scelto, perché anch’essi raggiungano la salvezza che è in Cristo Gesù, insieme alla gloria eterna".
Sono parole che Eusebio farà sue e che ripeterà nelle sue lettere ai fedeli vercellesi, adeguandole ai suoi tempi di tempesta e divisione, quando la Chiesa lottava contro l'eresia Ariana, appoggiata dal potere imperiale. Mentre Eusebio difendeva la verità: ovvero la piena divinità di Gesù Cristo. Concetto che era stato da poco ribadito dal Concilio di Nicea, di cui quest'anno ricorre il 1.700 anniversario, come è stato ricordato.
Il Buon Pastore che dà la vita per le pecore
Il Vangelo secondo Giovanni è stata infine proclamata la famosissima parabola del Buon Pastore: "Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, come il Padre conosce me e io conosco il Padre; e dò la vita per le pecore. E ho altre pecore che non sono di questo recinto; anche queste io devo guidare; ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore".
In queste parole c'è tutta la missione dei "pastori" terreni, non solo badare alla salute delle pecore del gregge cristiano, ma prendersi cura di tutti gli uomini per annunciare la Parola di Dio che poi ognuno è libero di seguire o meno, questo perché Dio ci lascia il libero arbitrio, la scelta tra una vita alla luce della verità e dell'amore di Cristo e altre strade che non sempre portano alla felicità interiore.
Tutte e tre le letture sono state coordinate per dare il senso dell'insegnamento del primo vescovo del Piemonte.
L'omelia di Mons. Brunetti
Nella sua omelia mons. Marco Brunetti si è concentrato proprio su Eusebio e sulla sua lezione pastorale e dottrinale, ricordando ai fedeli vercellesi ciò che la nostra tradizione ci chiama a essere, perché il cammino di Eusebio, intrepido nonostante avversità, persecuzioni ed esilio, è quanto mai attuale in un mondo in cui i valori cristiani sono in crisi e le persecuzioni, sotto varie forme ma anche con uccisioni e violenze, affliggono ancora i testimoni di Cristo che vogliono rimanere fedeli al Vangelo e che annunciano la buona novella della resurrezione di Gesù, vero Dio e vero uomo.
"In un giorno come questo, il Popolo di Dio che è in Vercelli avverte con particolare intensità la gioia e la fierezza di essere in piena comunione con tutta la secolare storia della sua città, da quando, nel 345, Papa Giulio I consacrò alla cattedra episcopale di Vercelli il vescovo Eusebio."
Questo l'incipit dell'omelia che è stata proprio centrata su Vercelli e la sua tradizione di Fede.
Eusebio venne fra noi "In un tempo in cui la Chiesa era gravemente provata dall'eresia Ariana, Eusebio difese con tutte le forze la piena divinità di Gesù Cristo. Definito dal "Credo" di Nicea 'della stessa sostanza del Padre'".
Ha invitato i fedeli della nostra diocesi "ad aprire il loro cuore a tutta la cittadinanza, a trasmettere a tutti i vercellesi il senso della loro simpatia, della loro amicizia, della loro volontà di collaborazione, soprattutto in questo Anno Santo". Invitando in particolar modo le autorità locali e piemontesi a lavorare con "operosa saggezza e con spirito di equità, per il bene di tutti".
Custodire la Fede
Mons. Brunetti si è poi dedicato a sottolineare delle parole chiave dell'insegnamento eusebiano, partendo dalla citazione di una sua lettera ai vercellesi: "Vi scongiuro di custodire la Fede con grande vigilanza. Di conservare la concordia, di pregare con frequenza e di ricordarvi di noi, affinché il Signore si degni di liberare la sua Chiesa che soffre su tutta la terra". Parole che sono valide ancora oggi, specialmente oggi.
Le "parole chiave" di Eusebio
La prima "parola chiave" citata da Brunetti è "Verità", "Egli non ha esitato a difendere il Vangelo e a proclamare con chiarezza la divinità di Cristo. Anche oggi siamo chiamati a essere Testimoni della Verità" e questo anche quando ci chiede di assumere posizioni scomode.
"Pastore e Guida. Egli ha dedicato la vita a prendersi cura del suo gregge". E ancora l'importanza della "Comunità", "siamo chiamati a essere una famiglia unita, a sostenerci a vicenda".
"Siamo chiamati a essere semi di speranza e di amore" e sulla santità: "non è riservata a pochi eletti, ma è una vocazione universale, come ci insegna il Concilio, siamo tutti chiamati a vivere la nostra vita quotidiana con amore, servendo gli altri, e cercando la volontà di Dio in ogni nostro gesto. La santità si manifesta nelle piccole cose, nei gesti quotidiani di bontà ed umiltà, vivendo l'ordinario in modo straordinario".
Il vuoto delle coscienze genera dolore
Il passaggio più incisivo dell'omelia può essere questo: "Ci manca il futuro e per questo il presente diventa faticoso... le giornate di tanta gente sono spesso condite da tanta confusione e incertezza, insicurezza si ricorre alle più disparate opinioni e ci si affida ad ideali vuoti e vani, che finiscono col deludere e lasciarci nella solitudine, disorientarci nella ricerca di un senso vero della vita...".
Il vescovo di Alba ha toccato il tasto dolente di molte coscienze, il vivere alla giornata fedeli solo ai valori del successo, del piacere, della gratificazione personale all'avere e non alla profondità dell'essere.
L'orizzonte del cristiano
Una piaga contemporanea alla quale c'è rimedio unicamente se si trova un'ancora, un orizzionte a cui tendere. Non deve essere per forza la fede in Gesù, vi sono anche valori spirituali laici o di altre fedi, ma certamente per chi è battezzato le parole di Brunetti hanno fatto rilflettere sul vuoto moderno e che la risposta è già contenuta negli insegnamenti della Chiesa fatti propri da Eusebio. Anche perché questo vuoto che avanza nelle coscienze genera le guerre e le atrocità più nefaste, mentre il cammino verso Cristo porta conforto e certezze perché l'orizzonte del cristiano è l'eternità nella luce di Dio.
Concetti molto profondi che hanno caratterizzato le riflessioni in questa giornata di festa.
La Patronale riserverà oggi anche due momenti di cultura (leggi il programma).
Per quanto concerne la parte religiosa è stata caratterizzata da profondo raccoglimento e ricca di insegnamenti.
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