"Schegge": successo per il nuovo spettacolo di Officina Anacoleti

Uno spettacolo tra ironia e tragedia, con un finale tutto da scoprire. Oggi la replica

"Schegge": successo per il nuovo spettacolo di Officina Anacoleti
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Una fila fuori da cortile in cui si trova il teatro di Officina Anacoleti di Vercelli, in corso De Gregori 28, sotto un accenno di pioggerella. Una scena che dà conto dell'attesa e del successo, sala riempita, per la prima, venerdì 21 marzo 2025, della nuova drammaturgia scritta e rappresentata dalla compagnia nel contesto della lor stagione di Prosa che da qualche anno è sostenuta da "Piemonte dal Vivo" a dimostrazione di un livello molto alto che è stato raggiunto nel proporre il meglio del teatro contemporaneo.

Tutto in una stanza mentre fuori sparano

"Schegge" si svolge tutto in una stanza, mentre fuori esseri orrendi (che potrebbero essere i "marziani" de "La guerra dei mondi") spianano interi isolati e sterminano umani. Tre i personaggi: Lui (Alice Monetti), Lei (Francesca Fiaccola) e il maggiordomo, impersonato da Sandro Gino. Adattamento del testo e regia di Davide Celoria, assistenti alla regia Giuliana Baldin ed Elia Olivato La scenografia minimalista ma estremamente funzionale ed i costumi sono di Max Bottino, noto artista e performer vercellese.

La replica è prevista per oggi, domenica 23 marzo 2025 alle 17,30, ci sono ancora pochi posti disponibili per cui si può fare un tentativo per prenotarsi su https://www.anacoleti.org/prenotazione-spettacoli/, spettacoli@anacoleti.org oppure al  335-5750907.

A beneficio di chi deve ancora goderselo non spoileriamo la trama, ma diamo dei cenni per far capire i meccanismi.

Insieme da nemici

Lui e Lei stanno insieme da 19 anni, dopo aver abbandonato i rispettivi coniugi. Ma la loro vita insieme e più una tortura che altro. Infatti non sono d'accordo su nulla e si insultano acidamente ad ogni momento. Non escono, anche perché intorno infuria il massacro, ma forse non uscirebbero lo stesso, sono prigionieri del loro "Io", non sono riusciti in 19 anni di convivenza a diventare un "noi", anzi, pare anche che vivano separati dal mondo, senza neanche conoscere bene i vicini.

A evitare che si scannino realmente ed a servirli (non sembrano nemmeno persone tanto attive) c'è il maggiodomo, che all'inizio, affacciato alla finestra (che nella scena ha un ruolo tipo il "confessionale" del Grande Fratello oltre che di punto d'osservazione sul disastro) parla di vita e di rapporti fra le persone e poi, mentre lucida delle scarpe, svela: "Io sono pazzo, ma non matto", ma si dimostrerà però il vero saggio della situazione.

Le parti in cui Lui  e Lei battibeccano sono con tratti quasi cabarettistici, se non fosse che si legge l'infelicità dei due, pronti a rinfacciarsene di ogni ma profondamente soli.

Una produzione curatissima

Altre annotazioni: la "colonna sonora" è molto importante, in parte è composta dai suoni degli scoppi, ma ha anche momenti lirici con note canzoni. Allo stesso tempo le luci sono usate sapientemente, compresi i "colpi di laser" rossi.  Con pochi elementi si crea dunque il clima voluto. Ci sono anche delle fasi "mute" e quando la parola, intesa come strumento di contraddizione e litigio. tace. sembra che fra i due ci possa essere comprensione.

Teatro dell'assurdo, analisi sociologica (stare chiusi in casa mentre il mondo va a rotoli vi ricorda qualcosa?), tradizione teatrale sono fusi molto bene e alla fine l'applauso caloroso di un pubblico scelto e partecipe ha richiamato più volte sul piccolo palco del teatro i protagonisti.

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