Il mio Sanremo: un vercellese al Festival - prima puntata
Ottavio Pisani racconta l'atmosfera irripetibile nei giorni della competizione canora
Ottavio Pisani è il nostro inviato a Sanremo. Grande appassionato del Festival, che segue da moltissime edizioni. Sono impressioni e commenti dalla capitale nazionalpopolare d'Italia fino a sabato.
Più spazio alle note di Colore
Forse di canzoni, canzonette, polemiche e dibattiti televisivi dedicati all'evento ne avrete già fin sopra i capelli, anche se siamo solo all'inizio della kermesse musicale più famosa d'Italia.
E quindi, per quest'anno, spazio più alle note di colore che alla gara canora.
Su quanto accade oltre la porta a vetri del Teatro Ariston e che sfugge alla gran parte del pubblico televisivo.
Una settimana di leggerezza fa bene
Viviamo un momento difficile, tra catastrofi naturali, umanitarie, guerre, crisi energetiche e rincari più o meno generalizzati.
Forse anche per questo una settimana di leggerezza può far davvero bene a tutti, anche a quelli che criticano e basta, solo per sembrare alternativi.
Gli antichi romani insomma, quelli del panem et circenses per intenderci, avevano in fondo già capito tutto.
Ed allora una full immersion sul variegato mondo che ruota attorno al Festival può risultare curiosa e rassicurante allo stesso tempo...
Voglia di normalità
Perchè questa edizione, la prima del vero e proprio ritorno al passato dopo la parentesi Covid-19, può essere pomposamente analizzata come la fotografia di un paese un pò ripiegato su se stesso che però sotto sotto ha voglia ancora di divertirsi o di tornare alla normalità.
Ed allora le strade hanno ripreso a popolarsi di una fauna variegata, di una varia umanità alla caccia di quel quarto d'ora di celebrità preconizzato già nel 1968 dal padre della pop art Andy Warhol, ed oggi più che mai di straordinaria attualità nell'era digitale e social che stiamo vivendo.
Varia umanità in strada
Quindi benvenuti schiere di sosia in giro per la città.
In cerca di una telecamera o di un microfono per rilasciare chissà mai quali dichiarazioni, come se assomigliare ad un personaggio famoso possa rappresentare una sorta di talento.
Decisamente inquietante, quando nemmeno il decesso del vip originale (Luciano Pavarotti o Liz Taylor ad esempio) non scoraggia neppure lontanamente il prepensionamento della copia sbiadita, incapace di rinunciare al suo grammo di popolarità a buon mercato. Nella foto un sosia di Antonello Venditti.
Salvo the Best
Bentornato Salvo the Best, stagionato e scatenato ballerino passato con disinvoltura dal programma televisivo "Tu si que vales" all'esibizione nella centralissima corso Matteotti, protagonista di video, di foto, di selfie insieme a passanti con il suo stesso bisogno di sentirsi in qualche modo protagonisti indiretti di un evento.
A chi gira vestito da Topolino o da Minnie manco fossimo ad Eurodisney.
Al trenino rosa dello sponsor VeraLab, circolante a passo d'uomo in mezzo a strade trafficatissime e maledetto regolarmente a colpi di clacson da ogni automobilista imprigionato nell'ingorgo.
Al figurante vestito da gladiatore che consuma un frullato al tavolino di un bar in Piazza Colombo e non sul piazzale davanti al Colosseo.
A quello travestito da juke-box. Ai look più bizzarri, banali o involontariamente comici e ridicoli.
Credete, se si ha la pazienza di osservare tutto questo con la giusta distanza dalle cose, l'effetto può essere taumaturgico.
Pillole della gara
La gara? Prima serata con la meravigliosa Elodie (ammazza, ma quanto è bella!) e Mengoni una spanna sopra a tutti; non male Coma_Cose (i Jalisse 3.0), la canzone di Grignani (nonostante l'emozione) e i Cugini di Campagna, tutti ricoperti di paillettes per la gioia dei concorrenti del Fanta Sanremo che li schierano in squadra (me compreso).
Serata tranquilla e tecnicamente perfetta, con il solo Blanco a sparigliare le carte con una imbarazzante esibizione da bambino viziato.
Ma questo dopotutto è il Festival di Sanremo, baby.
E se non piace.... basta non guardarlo