C’è aria frizzante nei corridoi di Coverfop. La firma del recente protocollo d’intesa con lo IUSE (Istituto Universitario di Studi Europei) non è solo un atto formale, ma una dichiarazione di intenti che vuole spostare l’asticella della formazione vercellese verso l’alto.
La presidente Linda Barbolan (nella foto) spiega come questo accordo trasformerà l’ente consortile e quali ricadute concrete avrà per il territorio, tra sogni di un ITS e la concretezza dei fondi europei.
Il protocollo con IUSE segna un cambio di passo evidente. Coverfop è un ente radicato nel vercellese con 51 comuni aderenti, mentre IUSE ha un respiro internazionale e accademico.
Qual è la visione strategica che ha portato a questa firma?
«È esattamente nell’incontro tra queste due anime che risiede la forza dell’accordo. Coverfop ha una capillarità territoriale unica, conosciamo i bisogni delle nostre aziende e dei nostri ragazzi. Tuttavia, per crescere, il territorio non può restare chiuso in sé stesso. L’intesa con IUSE è il nostro “passaporto” per un livello superiore. Volevamo un partner che ci aiutasse a portare a Vercelli non solo formazione, ma metodo e visione strategica. Questo accordo ci permette di uscire dalla logica della reiterazione delle attività per entrare in quella della progettazione territoriale complessa».
Nel testo dell’accordo si cita esplicitamente il supporto per l’accesso ai fondi europei e l’internazionalizzazione. In un momento storico in cui le competenze non hanno confini, cosa significa questo per uno studente o un’azienda di Vercelli?
«Significa aprire finestre sul mondo. Lo IUSE porta in dote una competenza storica sulle politiche dell’Unione Europea. Per noi significa avere un accesso competente a bandi e finanziamenti diretti e indiretti che spesso, per complessità burocratica, restano inaccessibili alle realtà locali. Per i nostri studenti e per le aziende partner, l’obiettivo è l’internazionalizzazione delle competenze: vogliamo formare professionisti che lavorano a Vercelli ma ragionano con standard europei. Grazie al loro European Impact Office, potremo non solo partecipare a progetti transnazionali, ma misurare scientificamente l’impatto che questi hanno sul nostro tessuto economico».
Parliamo di innovazione. Il mercato del lavoro sta subendo lo shock dell’Intelligenza Artificiale e della transizione digitale. Come si inserisce questo accordo nella necessità di aggiornare le competenze tecnologiche?
«L’innovazione è il cuore pulsante di questo protocollo. Non possiamo pensare di formare i lavoratori di domani con gli strumenti di ieri. La collaborazione con un istituto di studi superiori ci permette di intercettare i trend tecnologici prima che diventino standard. L’IA non è fantascienza, è già nelle nostre fabbriche e uffici. Attraverso la ricerca e i gruppi di lavoro congiunti previsti dall’accordo, Coverfop potrà strutturare percorsi formativi che integrino le skills digitali avanzate e l’uso dell’IA, rendendo i nostri diplomati e qualificati non solo “pronti all’uso”, ma veri portatori di innovazione nelle aziende che li assumeranno».
C’è un tema caldissimo nell’agenda politica: la riforma Valditara e il modello “4+2” che lega istruzione tecnica e professionale agli ITS Academy. Questo accordo con un ente universitario sembra preparare il terreno. È così?
«E’ un tassello fondamentale per posizionarci al meglio all’interno della riforma della filiera tecnologico-professionale. Il modello “4+2” richiede una sinergia fortissima tra formazione professionale, istruzione superiore e mondo del lavoro. Avere IUSE al nostro fianco ci dà quella solidità accademica e quella capacità progettuale necessarie per candidare Vercelli e Coverfop come attori protagonisti, e non comparse, in questo scenario. L’ambizione, non lo nascondo, è quella di creare le condizioni ideali per attrarre qui una sede o corsi ITS di alto profilo. Vogliamo che i nostri ragazzi possano costruire l’intera filiera del loro successo qui, senza dover per forza emigrare. Stiamo costruendo un accordo con l’IIS Lombardi per una filiera aperta. A cui partecipa tutta la nostra tradizionale rete. L’obiettivo è che Vercelli abbia il riconoscimento che le compete: per storia, tradizione, cultura e per la sana ambizione che da sempre connota la nostra rete territoriale».
Quindi state costruendo un ponte stabile tra la Formazione Professionale e l’Istruzione Superiore/Universitaria, due mondi che spesso faticano a dialogare?
«Sì, e credo sia una rivoluzione culturale necessaria. Per troppo tempo c’è stato un pregiudizio che vedeva la formazione professionale come una scelta di serie B. Oggi, anche con questo accordo, vogliamo concretamente dimostrare che la formazione professionale dialoga alla pari con l’eccellenza universitaria. Creiamo un ecosistema unico dove la pratica laboratoriale di Coverfop si fonde con la ricerca e l’analisi. È un modello ibrido che serve al Paese: teste pensanti con mani capaci. Questo ponte vuole portare rigore scientifico al saper fare e concretezza operativa al sapere teorico».
In chiusura, Presidente, se dovesse riassumere in una frase l’impatto che immagina per il territorio vercellese tra tre anni, alla scadenza di questo protocollo, cosa ci direbbe?
«Immagino un territorio più consapevole e competitivo. Questo accordo non è solo per Coverfop, è per Vercelli. L’innovazione insita in questa partnership sta nel metodo: fare rete per intercettare risorse e competenze che da soli non avremmo mai raggiunto. Abbiamo acceso una scintilla, ora lavoreremo ogni giorno per farla diventare energia per la nostra comunità».