Presidente: ricordi anche le vittime innocenti dei partigiani
Emanuele Pozzolo, coordinatore di "Fratelli d'Italia" della Provincia torna su oscuri episodi della guerra civile nel Vercellese
Emanuele Pozzolo, coordinatore di "Fratelli d'Italia" della Provincia torna su oscuri episodi della guerra civile nel Vercellese
Riceviamo e pubblichiamo una lettera di Emanuele Pozzolo, coordinatore di "Fratelli d'Italia" della Provincia che nell'imminenza del 25 aprile e della visita del Capo dello Stato a Varallo ritorna sull'argomento di alcuni eccidi non giustificati compiuti da frange partigiane
«Tra qualche giorno il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, sarà a Varallo per le celebrazioni della ricorrenza del 25 aprile. In tale circostanza sarebbe auspicabile che, finalmente, un Capo di Stato italiano voglia – pur nell’inevitabile retorica “antifascista” di cui tale ricorrenza rappresenta una sorta di festival – riconoscere in modo chiaro e determinato che all’interno della cosiddetta “resistenza” vi erano anche personaggi che si resero protagonisti di fatti umanamente disgustosi, che nulla avevano a che fare con la guerra civile né con la lotta politica.
Sono centinaia, solo nel vercellese e nel biellese, i fatti orripilanti compiuti da alcuni banditi che, agli ordini di Francesco Moranino, sfruttarono il “fenomeno resistenziale” per potare avanti scorrerie, violenze e omicidi di ogni genere: nessuno nega la legittimità dell’uso della forza in una guerra e nessuno nega nemmeno la comprensibile (anche se non condivisibile) fretta di vendetta verso coloro i quali, i fascisti, erano percepiti come i nemici da eliminare. Ma, proprio nelle nostre terre, le frange comuniste della cosiddetta “resistenza”, peraltro maggioritarie, rispondevano a logiche di guerra assai diverse da quelle idealizzate che qualcuno, dal dopoguerra in avanti, ha cercato (riuscendoci) di propinare.
Seri storici come Lodovico Ellena, Roberto Gremmo e Gianpaolo Pansa hanno – negli anni – portato alla luce fatti inoppugnabili e documenti incontestabili tramite i quali si riesce ad inquadrare bene quali siano state le azioni e le responsabilità dei partigiani comunisti, agli ordini di Francesco Moranino, operativi nel vercellese e nel biellese sul finire (e dopo!) la guerra civile italiana: basti pensare che il capo indiscusso della “resistenza” vercellese e biellese, Moranino appunto, a guerra finita – dopo la sua elezione a deputato comunista – fu condannato, a causa di una delle sue tante azioni criminali nota come “Missione Strassera”, in via definitiva all’ergastolo per sette omicidi (si badi bene che, in questo caso come in altri, furono fucilati non dei fascisti ma cinque partigiani e due delle loro donne!).
“Perfino la scelta degli esecutori dell'eccidio – si legge nella sentenza – venne fatta tra i più delinquenti e sanguinari della formazione. Avvenuta la fucilazione, essi si buttarono sulle vittime depredandole di quanto avevano indosso. Nel percorso di ritorno si fermarono a banchettare in un'osteria e per l'impresa compiuta ricevettero in premio del denaro.”.
Ma non è tutto. Tale sentenza, pur confermata in appello, non fu mai scontata da Moranino che, dulcis in fundo, fuggì nella comunista Cecoslovacchia per sottrarsi al carcere.
Ora, accanto alla prevedibile “retorica resistenziale” e alle celebrazioni di circostanza, sarebbe bello poter pensare che il Presidente della Repubblica – proprio da Varallo – voglia stigmatizzare alcune azioni criminali (perché tali sono state peraltro riconosciute dalla giustizia italiana) di cui si sono resi protagonisti proprio alcuni importanti settori della “resistenza” vercellese, valsesiana e biellese, rendendo così un nobile servizio alla “resistenza” stessa, alla memoria storica e, soprattutto, alla verità.
Emanuele Pozzolo
Coordinatore Fratelli d’Italia
Provincia di Vercelli