Pane: "Il deposito scorie a Trino? Disposti a parlarne"
Arriverebbero materiali poco radioattivi a fronte di un miliardo di investimenti.
Il Sindaco di Trino candida il suo territorio per ospitare il futuro deposito nazionale delle scorie radioattive?
"Non è proprio così - spiega Daniele Pane - io mi sono semplicemente premurato di ricordare al governo che nel Recovery Fund ci sono dei fondi che obbligano l'Italia a predisporre la CNAPI (Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee a ospitare il Deposito Nazionale e Parco Tecnologico) e questo dovrebbe avvenire entro il 2020. Poi ci sarebbe un anno di consultazione pubblica. E' una questione che va avanti da vent'anni almeno. Se poi venisse fuori che i criteri adottati, che nessuno ha mai conosciuto, non escludono l'area di Trino, a quel punto perché non sedersi attorno a un tavolo e discuterne?".
"Non ragioniamo col paraocchi"
Il primo cittadino di Trino poi chiarisce ulteriormente.
"Da quello che si sa il deposito sarà destinato solo alle scorie a bassa intensità, perché quelle ad alta intensità, barre di uranio e simili, verrebbero inviate definitivamente all'estero e se così non fosse dovrebbero andare in un altro deposito sotterraneo. Parliamo di una quantità non enorme, un paio di campi da calcio. In cambio, oltre ai fondi delle compensazioni, arriverebbe un centro di ricerca sulle energie alternative. Fra deposito e centro circa 1.000 posti di lavoro di altissimo livello. Credo che non si debba avere il paraocchi ma andare nel merito con la disponibilità a compiere una scelta di sviluppo e per nulla pericolosa. Se si farà un deposito non sarà alla Centrale Fermi, ma in un'area più sicura".
Sul tema Notizia Oggi Vercelli aveva già dato un'anticipazione lunedì 21. Ecco l'articolo relativo che esprimeva già chiaramente la posizione del Sindaco.
"Il Governo si dia da fare"
«Recovery Fund. Su rifiuti radioattivi, il Governo si dia da fare...». Il sindaco di Trino Daniele Pane torna sulla questione Deposito Nazionale scorie nucleari riaprendo una questione che da molti anni nessuno affronta per paura di perdere consensi. Entro fine anno potrebbe essere pubblicata la lista dei siti candidati.
«Esorto l’esecutivo ad attivarsi immediatamente per risolvere, attraverso il Recovery Fund, la questione da troppi anni in stand by. Utilizzare questi fondi è un'ottima idea per sgravare le bollette elettriche. Siamo purtroppo abituati all'immobilismo di questo Governo e della sua maggioranza, basti pensare che non abbiamo ancora ricevuto i fondi di Compensazione che ci spettano quest’anno, ma su questo tema chiediamo che vada avanti con convinzione.
Il deposito nazionale è una necessità ed è un diritto degli italiani averlo, oltre che una grandissima opportunità di investimento e di innovazione tecnologica. A breve avremo un incontro con il sottosegretario Fraccaro riguardo alla causa in corso sulle compensazioni arretrate, non perderò in quell’occasione per sollecitare un’accelerata anche sul tema del Parco Tecnologico e del deposito nazionale, che prevedono un investimento di circa 1 miliardo di euro».
Trino potrebbe essere nella mappa? «Il Vercellese (Trino e Saluggia) è al momento deposito di sé stesso e fino a quando non verrà individuato e realizzato il deposito definitivo non potrà mai essere completata l’operazione di bonifica. Il governo dovrà pubblicare la CNAPI, un documento segregato di cui non conosciamo nulla. Il processo di decisione prevederà, dopo la pubblicazione, la possibilità per le aree individuate sulla carta, di potersi rendere disponibili ad ospitare il Parco Tecnologico e il Deposito (che ospiterà oltre ai rifiuti della produzione energetica anche quelli derivanti dalla sanità e dai centri di ricerca). Non so se il nostro territorio sarà all’interno di queste aree potenzialmente idonee, ma se lo fosse non mi opporrei.
"Un miliardo di investimenti"
Parliamo di una struttura all’avanguardia: 1 mld di investimento, 1.000 posti di lavoro e compensazioni economiche. Oltre al deposito che è fondamentale per la sicurezza, ci sarà il parco tecnologico, un centro di ricerca tra i più all’avanguardia nel mondo. Rispetto alla situazione attuale non avremmo nessun danno, anzi solo benefici in termini di occupazione, economici e soprattutto di sicurezza».