Victor Nòmin: 70 anni di pittura ed emozioni - Mostra virtuale
Notizia Oggi Vercelli è sempre stato il giornale più attento ai pittori del Vercellese, ormai da oltre trent'anni diamo sempre conto di quanto si fa in città e dintorni in campo artistico, si tratti di artisti riconosciuti a livello nazionale e internazionale, oppure di persone meno note. Questo perché va riconosciuto l'impegno di chi cerca di portare un po' di bellezza, o di far riflettere su temi anche scomodi. Questa mostra virtuale on-line dedicata a Victor Nòmin è un po' un esperimento, potrebbe dare i là a una serie di lavori come questo che è di notevole spessore, perché propone circa 100 immagini.
La "vernice" virtuale
Questo video è la "vernice" ideale per questa mostra - articolo, è lo stesso Nòmin che parla brevemente della sua arte. nell'attesa che si possa organizzare qualcosa "dal vivo" e l'auspicio è che il Comune di Vercelli o qualche altra realtà ci pensi, ne vale certamente la pena.
Ecco le sette gallery che sono le "sale" della nostra esposizione, diversi soggetti e momenti della storia artistica di Nòmin.Dopo le gallery due testi critici e altro materiale d'archivio.
Fiori
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Incisioni
Nature morte
Quadri astratti
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Quadri con figura
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Mare, laghi, fiumi
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Paesaggi
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La realtà nello specchio di un maestro
Victor Nòmin è un artista che nonostante la sua bella età ha ancora un aspetto giovanile ed è sempre attivo. E’ fra i pittori vercellesi uno dei pochi che hanno saputo creare un mondo espressivo originale. Nei suoi quadri ci sono richiami evidenti alla Metafisica, strade vuote, fra case raggruppate insieme nel centro storico, oppure strade di periferia urbana dominate dalle fabbriche, ronde notturne di carabinieri, con la luna in cielo. Anche quando si occupa di nature morte mantiene le stesse atmosfere, ortaggi, bottiglie, vasellame stanno insieme ridotti a volumi, modellati da un colore intenso. Eccelle anche nel disegno e nelle incisioni.
La "nascita" artistica datata al 1958
Un catalogo di qualche anno fa riporta una data precisa da cui evidentemente l’artista fa risalire la sua “nascita” espressiva, è il 1958, Nòmin riceve a Roma il Premio «Cristo Lavoratore» indetto dai Gesuiti e altri importanti riconoscimenti. E’ l’anno in cui, dunque, può ritenersi davvero un “artista” perché “laureato” tale, non dalla propria valutazione, ma da quella di esperti riconosciuti.
Ma, sempre nello stesso catalogo sono riprodotti anche alcuni lavori del periodo di formazione. La prima opera riprodotta è una “grafite” del 1949, un piccolo disegno su carta formato 19 x 19, titolo: “L’uomo dei ricordi”, Un anziano, disegnato quasi con una vena “leonardesca”, seguono altri disegni con studi di figura e nudo.
Sono 71 anni di pittura
Dunque sono 70 anni, anzi 71, che Nòmin dipinge, ma anche di più, probabilmente perché in un’intervista che mi concesse all’inizio della mia attività giornalistica, parliamo già di trent’anni fa, ricorda che il suo talento emerse già nei primi tempi di carriera scolastica.
I primi quadri che si possono definire “alla Nomin”, sono datati appunto 1957, 1958. Sono gli anni in cuifrequenta l’Istituto di Belle Arti (1957-1960) ed è influenzato certamente da quello che considera il suo grande maestro: Armando Donna. Fine incisore di rilevanza internazionale che nella propria sterminata produzione ha appunto un posto di riguardo per paesaggi solitari, metafisici e speso un po’ inquietanti. L’artista ha scelto quei mondi rarefatti, facendolo propri in modo personale.
Dipinti carichi di mistero
«I dipinti di Victor Nòmin - scrive il critico Michele Catalano - appaiono immobili e carichi di mistero, la limpida chiarezza dei disegni e il rintocco scandito delle ombre rendono ancora più magica la sospensione delle voci, del tempo, della vita».
Chi si interessa d’arte sa che lo scopo dei veri maestri è trascendere il reale. Lo si è fatto rimanendo fedeli all’iconografia classica ma rendendo più “vere del vero” le opere, un esempio noto a tutti sono le sculture ellenistiche o la «Pietà» di Michelangelo in cui il marmo è vivo. Nel Novecento ci si spinge oltre, con l’astrazione e tutti i movimenti tesi a scomporre la realtà per aprire delle porte verso universi interiori. Nòmin appartiene invece alla schiera di chi, pur conservando il figurativo, schiude le porte di una loro realtà oltre l’apparenza.
L'interiorità condivisa con il pubblico
Così le tele e tavole, le incisioni, i disegni della maturità del maestro vercellese esprimono a fondo la sua interiorità e un’indole tranquilla e riflessiva. Non mancano le “invenzioni” ironiche. «Senza veli», opera del 2008 è un vero compendio della vita, tra melanconia e malizia. In una spiaggia domina la scena una donna nuda, in piedi, con un ombrellino rosa per ripararsi dal sole, davanti a lei un ragazzo rimira le sue grazie, poco dietro tre “pretini” in tonaca nera che passeggiano, allibiti dall’apparizione, sulla parte sinistra del quadro un anziano quasi accasciato su una sedia che non pare avere interesse per la scena. Sono un po’ diverse stagioni della vita che si incontrano. Composizioni simili non mancano, specie negli ultimi anni.
Una retrospettiva più che meritata
Nòmin in tutti questi decenni ha esposto a livello internazionale, ma a Vercelli non è stato ancora possibile vedere una sua grande personale. L’iniziativa che Notizia Oggi ha preso vuole rimediare, in parte, in un periodo in cui le mostre tornano possibili, ma con pesanti limitazioni e ancora una volta il “virtuale” ci può aiutare. E’ un omaggio che Victor merita in pieno
Gian Piero Prassi
Il profilo dell'artista visto dal critico Michele Catalano
Nel panorama delle arti figurative vercellesi, e non solo, Victor Nòmin rappresenta sicuramente uno degli artisti più interessanti e creativi nonostante suo riserbo e sua estrema ritrosia a mettersi mostra, centellinando sua presenza e offrendo al pubblico rare ma significative occasioni per apprezzare il suo lavoro.
Biellese nascita ma Vercellese adozione, dotato naturale predisposizione e talento, Victor Nòmin ha studiato all’Istituto Belle Arti Vercelli acquisendo una notevole preparazione accademica, approfondendo disegno e le varie tecniche sia della pittura che dell’incisione frequentando le lezioni del maestro Armando Donna, che lo introduce negli ambienti artistici del Post-Futurismo e della Metafisica del Novecento italiano e gli fa conoscere maestro del calibro di Mario Sironi, frequentazioni, queste, che grande influsso avranno sulla sua maturazione ed evoluzione artistica.
Oggi, a settant’anni dai suoi esordi nel mondo dell’arte, Victor Nòmin ha voluto sintetizzare le tappe fondamentali della sua carriera artistica. “L’uomo dei ricordi’, una intensa rappresentazione di vecchio schizzata matita risalente alla fine degli anni ‘40, apre simbolicamente la “storia” artistica Victor Nòmin, una storia che si snoda tra le reminiscenze dell'artista attraverso le sue prime opere - in prevalenza paesaggi, nudi femminili, nature morte - che, pur nella attinenza alla realtà della rappresentazione, già lasciano intravedere quel trattamento dinamico delle forme, con un potente senso dei valori plastici e del colore, quella scomposizione dello spazio piani successivi che evocano paesaggi del tutto irreali con linee stilizzate e colori vivi, che daranno corpo ad un universo onirico dove mistero e fondono un complesso armonioso ed elegante, al limite della realtà, un’atmosfera onirica, diremmo spettrale, resa ancor più sinistra dalla minuziosa, quasi maniacale attenzione con cui soggetti e scenario prospettico sono definiti.
Colori ricercatissimi, con tinte piatte ad effetti decorativi donano alle opere una grande purezza formale, frutto una ricerca sullo spazio spirituale dell'artista, dove ogni elemento che anima la superficie della tela partecipa al suo dinamismo, alla sua vitalità espressiva un sorprendente amalgama personaggi fantasmagorici e surreali, figure femminili, abatini, gendarmi, funamboli, spesso ricondotti a semplici silouettes o presenze inquietanti che ammiccano dal bordo della tela, integrati in paesaggi urbani metafisici.
La figura riportata all'essenziale
La precisione del tratto, la semplicità delle figure ed il trattamento geometrico delle forme, mutuato dai lavori di incisione, ci riportano all'essenziale, la figura è stilizzata e schematica, la stesura della trama dell’opera è caratterizzata da contorni netti, dovuti a sottili linee nere, a superfici lisce, semplificate, con chiaroscuro elementare e ombre per lo più monocrome, dove ad emergere sono volumi, contorni nitidi e colore ricco.
Incontrare questo artista e sentirsi rapiti è un tutt’uno.
Con le sue opere si entra in una dimensione che lui stesso definisce metafisica, ma che possiede una forza comunicativa, che pur prendendo spunti da maestri ispiratori - di Donna e Rosai già si è detto: ma anche Sironi: De Chirico: Cezanne per certe assonanze cromatiche - riesce ad assume una personalità propria e totalmente individuale, monumento di irrealismo magico con la sua maniera di essere artista, densa di energia espressiva e di carica umana.
E’ la semplicità delle immagini quella che colpisce e conquista; il tratto forte e vigoroso, i colori netti e taglienti, forti e aggressivi insieme, ma che si armonizzano gli uni agli altri, proprio come se, anziché pennello e spatole, il pittore usasse degli strumenti musicali, perfettamente accordati fra loro, che riescono a toccare le corde profonde dell'animo dell'osservatore.
Una sinfonia di sentimenti
Una drammatizzazione della sintesi, una suggestione metafisica che precipita lo spettatore in uno stato di riflessione intenso sulla natura stessa della realtà: nei quadri di Victor Nòmin si vedono dolore, la gioia, lo sgomento e il senso d’oppressione, l’angoscioso realismo e l’idea di solitudine che questo artista sente
profondamente nel proprio animo; ma non appare mai la rassegnazione: infatti anche quando il cielo incombe sulle figure e sulla terra, quando intorno si fa buio, c’e’ sempre un punto luminoso, una luce che emerge e illumina irradiandosi verso le zone scure.
Michele Catalano