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Un libro al mese: "Dopo la festa" di don Alberto Ravagnani

La recensione di Giulio Dogliotti presente ogni mese su Notizia Oggi Vercelli

Un libro al mese: "Dopo la festa" di don Alberto Ravagnani
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Iniziamo la rubrica “Un libro al mese” del 2025, pubblicato per Rizzoli da Mondadori. con una storia pregevole per i giovani, ma anche per chi giovane non è più.

È una considerazione che ho fatto alla fine della lettura di questo secondo romanzo di Don Alberto, bello quanto il primo (“La tua vita e la mia” ed. Rizzoli n.d.r.). Quest’opera ha toccato i miei sentimenti, non solo per la profondità degli argomenti, trattati con l’abilità di un bravo scrittore che ha un atout in più, la grande preparazione spirituale che deriva dal suo essere prete giovane e moderno e pure campione di comunicazione sui social, ma anche per certe analogie del racconto con il mio vissuto da giovane provincialotto nella “Milano da Bere” degli anni settanta.

Noi siamo la nostra storia

L’incipit inizia con una nota dell’autore che recita: «Noi siamo la nostra storia e la nostra storia è l’intreccio della nostra libertà con la libertà degli altri…».
Ed è proprio da qui che si sviluppano le vicende che coinvolgono Francesco, voce narrante e protagonista degli avvenimenti del romanzo, un ragazzo che da Poggibonsi si trova inserito in una realtà milanese, che fagocita i sentimenti e la coscienza e li restituisce alterati ed asserviti al dio successo. “Dopo la festa” è un libro di grande intensità, mascherata da avvenimenti che paiono banali e a volte perfino irritanti, che però servono da rampa di lancio, da preparazione per una soluzione esistenziale che prevede la messa a punto dei valori più alti e nobili, in contrapposizione con quelli effimeri e spesso pericolosamente deludenti di un rapido successo, ottenuto in modo troppo dipendente da persone e comportamenti deplorevoli.

Un distillato efficace di cristianità

In questo scritto si intuisce come don Alberto Ravagnani possa avere così tanta popolarità tra i giovani, anche nel suo ministero. Lui riesce a distillare e a servire concetti di cristianità in modo vivace e moderno, con parole e azioni semplici e attuali, tenendo conto della grande importanza di un riferimento sicuro, “come un faro nelle acque agitate”.

I due preti

Nel romanzo il personaggio del giovane prete, don Andrea, pare essere una figura secondaria, sembra avere una parte non rilevante nella storia, ma ad un più attento esame si coglie l’importanza della sua presenza nei momenti salienti: anche quando non è fisicamente presente lui c’è, è comunque un blocco comportamentale che impedisce al protagonista di oltrepassare il limite e finire in ciò che è sbagliato, soprattutto nei confronti degli altri, con qualche rara ma dolorosa eccezione.

Importante è pure l’alter ego di don Andrea, il collega parroco di Poggibonsi agli antipodi della modernità ma, che pur comparendo solo due volte, riesce a regalare una perla di citazione utile sempre e a tutti: «Non tramonti il sole sopra la vostra ira».

"Nessuno si salva da solo"

Per concludere, l’affermazione citata nel libro: «nessuno si salva da solo, neanche quando è grande», è purtroppo confermata in tanti tragici eventi che hanno più volte coinvolto giovani celebrità, è l’assunto che porta a capire il valore dell’amicizia, dell’amore, della generosità e della fede, che pervade il significato di questo romanzo.

Giulio Dogliotti

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