Arte Contemporanea

Robert Gligorov a Studio Dieci: opere forti sulla storia che si ripete

Il Centro culturale cittadino ospita un grande artista in occasione della mostra su Manzù

Robert Gligorov a Studio Dieci: opere forti sulla storia che si ripete
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Nella foto in evidenza, l'artista, al centro, con Carla Crosio e Diego Pasqualin. Nelle altre foto alcune delle opere.

«La storia si ripete» è il senso di “History Rewind”, la personale con opere di Robert Gligorov, che «Studio Dieci» propone come penultimo appuntamento del Cinquantenario e in occasione della mostra in Arca dedicata a Manzù, aspetto sottolineato dalla presenza del sindaco Andrea Corsaro all’inaugurazione, il quale ha sottolineato il valore dell’iniziativa del centro presieduto da Carla Crosio.
Sono lavori che Gligorov ha pensato appositamente, tutte nuove opere che verranno poi ospitate in gallerie di mezzo mondo ma partono da Vercelli. Pittura e scultura, per sottolineare la caratura dell’artista che è anche noto per i suoi video sempre molto impattanti, come questi lavori, del resto.

Vittime e carnefici come mosche sul vetro

La “caricatura” di un orrido generale, con tanto di medaglie sul petto, dà subito il senso che ci si riferisce in primis al ritorno della guerra, delle deportazioni e dei massacri. Sui due piani del centro culturale c’è molto su cui riflettere, con una forza che in effetti ricorda quella delle sculture di Manzù. Nel suo insieme la mostra ricorda una celebre canzone di Battiato “Io chi sono?” «Qui non si impara niente / Sempre gli stessi errori / Inevitabilmente gli stessi orrori / Da sempre, come sempre //. Però in una stanza vuota / La luce si unisce allo spazio / Sono una cosa sola, inseparabili».

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Questi versi li si ritrova in una delle stanze, tra due grandi tele bianche, una è punteggiata, come da tante mosche, ed in effetti è un ricordo dell’artista, da minuscole scene di guerra, l’altra è solo una tela bianca incorniciata di luce. Le parole di Battiato ci dicono che siamo sempre le stesse “belve”, ma che nel mondo c’è anche spazio per una redenzione possibile. Non è per nulla certo che per Gligorov sia la stessa cosa, perché la mostra è focalizzata sul dolore, con un “Crocefisso” che pone Gesù girato di schiena, quasi non potesse sopportare di vedere ripetersi il suo calvario nel mondo, ma la dialettica delle immagini lascia certamente qualche spazio alla luce. Un utile “vademecum” è certamente il testo critico di Diego Pasqualin, direttore artistico di “Studio Dieci” nel quale si legge: «Non vi è via di scampo dall’attenta analisi della realtà che questo Artista ha scelto di percorrere. Le opere sono un’operazione sociale e non un mero manierismo tecnico costruito per adornare le pareti; Il ritorno al disegno, il recupero della figura che non è più celebrativa, ma pura narrazione fanno di queste opere uno nuovo punto di partenza nella produzione di Gligorov».

Un miscela di grande impatto visivo

Del resto l’opera di Robert Gligorov (Macedonia 1960) è un’accattivante miscela d’impatto visivo e delicatezza estetica, il tutto unificato da una decisa vena ironica. Ha tenuto mostre personali nelle principali città europee come Parigi, Berlino, Madrid, Milano e Roma. Le sue opere sono presenti nelle maggiori collezioni pubbliche e private e da diversi anni collabora spesso anche con il centro culturale vercellese.
La mostra si può visitare liberamente ed è aperta dal venerdì alla domenica in orario 17-19, durerà fino al 30 di aprile.

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