La Pala di Bianzè troneggia al Museo Borgogna: un tesoro che commuove
Venne rubata nel 1980, ritrovata nel 1985, torna a splendere
Un'opera deliziosa, sapientemente illuminata, collocata nel salone d'onore del Museo Borgogna, è la pala attribuita a Giuseppe Giovenone il Giovane (Vercelli 1524-1608 ca.) che raffigura "Madonna con Bambino, San Bernardino da Siena, San Francesco d'Assisi e un donatore, datata al settimo decennio del XVI secolo.
In ritorno sul territorio dopo 43 anni
L'opera è di proprietà del Comune di Bianzé ma è stata affidata in deposito al Museo cittadino dopo una vera e propria epopea di cui si dirà più avanti. Da venerdì è tornata dopo un'assenza dal territorio di ben 43 anni grazie, come è stato detto alla presentazione ufficiale in museo a una sinergia molto importante tra il Museo Borgogna le Soprintendenze, Musei Piemontesi (Ministero dei Beni Culturali), il Comune di Bianzé e il distretto 108Ia1 del Lions Club International ed in particolare di club di Vercelli e Novara che hanno finanziato i costi. Una squadra vincente che ha permesso con determinazione di portare a casa un lavoro che è stato non solo restaurato ma analizzato e studiato. Diciamo subito che se la contemplazione di questa scena è da "sindrome di Stendhal" apprendere le storie che ci stanno dietro è ancor più affascinante.
Per cui chi questo fine settimana non sa cosa fare potrebbe prenotare la visita guidata di domenica 5 marzo, che partirà alle ore 16, tutta dedicata al "nuovo ospite", a cura di Alessia Meglio (contatto per prenotare 389-2116858), perché è un vero e proprio "giallo" a lieto fine.
Un grande lavoro di sinergia fra istituzioni e privati
Prima però è giusto citare le personalità che sono state accolte mercoledì 1° marzo dal presidente del Museo Francesco Ferraris e dalla conservatrice Cinzia Lacchia, erano presenti la Soprintendente di Novara Michela Palazzo, la direttrice regionale dei Musei Piemontesi Elena De Filippis (è l'ente che gestisce il laboratorio di restauro), il sindaco di Bianzé Carlo Bailo, entusiasta per questo ritorno e per la promozione del paese che farà, il coordinatore della Commissione Cultura del distretto Lions 108Ia1 Francesco Preti e il presidente del Lions cittadino Renato Bianco. E poi i tecnici che hanno detto cose molto interessanti, le due restauratrici che per trent'anni l'hanno avuto in custodia: Roberta Bianchi ed Emanuela Ozino Caligaris e lo storico dell'arte (del Ministero) Andrea Quecchia che nei loro intervenmti hanno ripercorso le vicende del lavoro fra cronaca, scienza del restauro e storia della pittura vercellese.
Dal furto sacrilego alla rinascita
Per quanto concerne i tempi recenti la storia di quest'opera comincia nel giugno del 1980 quando la pala venne rubata dalla chiesa cimiteriale di Santa Maria del Tabbi che si trova a Bianzé, recuperata in condizioni disperate dalla Polizia ad Alessandria nel 1985 e depositata al laboratorio di restauro del Palazzo Carignano a Torino. il restauro vero e proprio venne effettuato negli anni Novanta da Roberta Bianchi ed Emanuela Ozino Caligaris. La pala era stata divisa in tre frammenti e la pittura era rovinata, con una patina a coprire i colori originali, cosa che esisteva da tempo, è stato ricordato, perché in un documento si parla di "Madonna dal manto nero". Un restauro che ha coinvolto moderne tecniche diagnostiche, per ricostruire le modalità costruttive dei supporti e i pigmenti utilizzati dall'artista. Un vero e proprio romanzo. Ma il quadro presenta anche notevoli testimonianze di storia dell'arte, in quanto testimonia una fase di passaggio in cui venne valorizzato il ritratto rispetto ad altri elementi. Tantissimi dettagli che emozionano e incuriosiscono, ad esempio il bambin Gesù è stato realizzato da un cartone che poi si ritrova in tanti altri quadri presenti nel territorio, per cui il "taglia e incolla" grafico, oggi così noto a tutti, esisteva già ai tempi... sottoforma di "matrici" che venivano poi usate anche da diversi autori per comporre l'opera finita.
Uno scrigno di tesori da apprezzare
La presentazione di questo lavoro (il secondo proveniente da Bianzè assieme al Polittico già custodito al Borgogna) fa capire quanta ricchezza e quanta vita ci siano dietro a ogni quadro, pala, affresco. Davvero considerare l'arte come qualcosa di astruso e noioso non regge alla prova dei fatti, se solo ci si prende la briga di entrare in queste sale che sono l'orgoglio della città affidato a uno staff che ama e cerca di far conoscere a più gente possibile le storie dietro al sipario dei colori e delle rappresentazioni che nei secoli si sono evolute.