Giovanni Barberis: l'omaggio di Notizia Oggi
Dagli annali del nostro settimanale uno degli infiniti progetti del giornalista e uomo di cultura.
Nelle foto Giovanni Barberis a Leri Cavour con la sua macchina fotografica e due delle immagini elaborate che aveva realizzato.
Alcuni anni fa Giovanni ci aveva messo al corrente di un suo progetto e avevamo ospitato un ampio servizio su come aveva "rivisitato" il borgo di Leri Cavour, un po' da "replicante"...
L'intervista, che risale a cinque anni fa, restituisce anche il lato creativo e narrativo del giornalista e i legami con la sua terra.
Un “replicante” nelle sale depredate di Leri Cavour
Giovanni Barberis, giornalista in pensione, finalmente trova il tempo di entrare nel territorio e nella memoria, scoprendosi una specie di “replicante delle risaie”, nel senso che può dire: «Ne ho viste cose che voi umani...».
Il documento che proponiamo riguarda in particolare la tenuta di Cavour a Leri, depredata di tutto dai vandali, oltraggiata e ora lasciata a marcire. Barberis è entrato e ha documentato lo stato del monumento.
Ricordiamo che la grande statua dello statista è ora al museo Leone di Vercelli, senza testa... decapitata dai vandali.
Le foto di Giovanni, qui ne pubblichiamo una manciata, sono eloquenti. Roba da fantascienza che si lasci finire così un pezzo di storia d’Italia!
Viaggi nella Bassa
Ma Leri Cavour non è la sola meta del nostro esploratore...
Barberis, in ogni stagione, se ne parte dalla sua Stroppiana, a volte a piedi, a volte in bicicletta, quando serve in auto, e fa scorrerie in un ampio territorio che va dalle propaggini del Monferrato alla Baraggia.
E' un collezionista di immagini che trova nei social un luogo ideale per pubblicare, diffondere, salvare pezzi di memoria.
Va per filoni, la serie delle “surbie” (le fontanelle azionate a mano) dei cascinali e dei paesi, le stazioni fantasma delle linee ferroviarie dismesse, senza dimenticare le “edicole” votive, Ma sarà lui a illustrarci questa sua nuova attività.
Un collezionista di immagini
Giovanni, perché dici che a Leri hai un po' vissuto un'esperienza alla “Blade runner”?
«Hai colpito il bersaglio quando mi hai definito “collezionista di immagini” e non fotografo, anche perché di fotografi che documentano degradi (urbani e non) ce ne sono fin troppi.
E’ vero che realizzo anche gli scatti, ma mi sento più che altro attratto da evocazioni e da ciò che le immagini e le loro storie nascondono.
Diciamo che sulla storica tenuta agricola di Cavour a Leri, incombono come spaventosi e mostruosi fantasmi le torri di raffreddamento di quella che fino a pochi anni fa è stata la centrale dell’Enel. Ora ai rischi del disfacimento del passato si aggiungono quelli del presente».
Testimoniare quel poco che rimane
Parliamo del perché ti piace documentare queste immagini di luoghi a rischio disfacimento.
«Forse per testimoniare quel poco che rimane… da salvare. Ma per ritornare alla tua prima domanda. Alla maniera degli storytellers, mi piace pensare ad uno scenario futuribile percepito in maniera visionaria come potrebbe apparire ad un androide Nexus-6 di bladerunneriana memoria i cui occhi percepiscono cromatismi acidi e dilatazioni grandangolari. Perciò immagini e vicende, vengono osservate dall’alto di virtuali “Bastioni di Orione”, il progetto per ora è postato sui gruppi del social facebook e su flickr. Poi si vedrà…».
Qualche avventura anche un po' particolare?
«Ho realizzato anche un progetto di 'archeologia ferroviaria' (passami il termine) riprendendo le stazioni fantasma della Vercelli-Casale e della Casale-Mortara.
Vegetazione selvaggia, sbarramenti e reticolati, nidi di bisce sulle massicciate, porte e finestre murate, pareti invase dall’arte dei writers. Ho scoperto che a volte sono luoghi abitati e non certo da spettri…»
Gian Piero Prassi