Giacomo Manzù: presentata la mostra del 2023, un'opera già presente in San Vittore
Sarà dal 10 marzo al 21 maggio. La conferenza stampa ha visto il ritorno in pubblico del sindaco dopo il malore.
Nelle foto la presentazione e le due opere già presenti in città.
Giovedì 22 dicembre, giorno della nascita, nel 1908, di Giacomo Manzù, in Arca è stata presentata la grande mostra a lui dedicata, si tratta di uno dei più grandi scultori del ‘900 italiano. «La scultura è un raggio di luna» il titolo, mutuato da una celebre frase di Cesare Brandi. L’esposizione si inaugurerà il 9 marzo 2023 e durerà fino al 21 maggio, candidandosi così a essere una delle più importanti mostre a livello nazionale nel periodo pasquale.
Il ritorno del sindaco Corsaro
La prima bella notizia è stata vedere il sindaco Andrea Corsaro in buona forma alla prima occasione pubblica dopo il malore ed il ricovero in ospedale. Ha fatto un lungo e appassionato intervento, ricordando la storia della chiesa di San Marco prima e dopo essere stata recuperata. «Continua l’azione forte perseguita dall’amministrazione comunale - ha ricordato - con la gioia di quanto si era già fatto con la mostra di Messina e ancor prima con i fasti della Guggenheim. La mostra si intitola un raggio di luna, ma questo è un raggio di sole che porterà grandi opportunità per Vercelli».
Ha preso poi la parola l’arcivescovo Marco Arnolfo che ha esordito: «Caro Sindaco, già poterla vedere qui con una bella presenza è una buona notizia, si vede che sta meglio e l’augurio è di riprendere presto in pieno la sua attività e la completa guarigione» ricordando poi come «Il Vangelo è una buona notizia che ha portato luce nelle tenebre e questo è il significato del Natale, e si continua con belle notizie per questa mostra bellissima.
Negli interventi successivi: Aldo Casalini, presidente della Fondazione Crv, e il presidente della Provincia Davide Gilardino, hanno espresso sollievo nel rivedere il primo cittadino e sottolineato perché questi eventi danno lustro al territorio.
Due opere già in città
Prima di entrare nel merito artistico del progetto va detto che già due opere monumentali di Manzù sono in città, la «Donna che guarda» in ebano, posta in Arca e «Grande Cardinale seduto», che si può già ammirare, da fuori, sulla soglia della chiesa di San Vittore in Largo Dazzo e resterà visibile già nei mesi precedenti l’inaugurazione, come una sorta di pro-memoria.
La mostra s’inserisce nel solco di una serie iniziata con Francesco Messina nel 2021 ed è resa possibile dalla stretta collaborazione con «Studio Copernico» (già come nella precedente) e con la «Fondazione Giacomo Manzù», promotori l’Arcidiocesi e il Comune di Vercelli.
L’impostazione culturale
Tre i curatori: Marta Concina, Daniele De Luca e il critico, grande conoscitore delle opere dello scultore, Alberto Fiz, e proprio quest’ultimo ha dato le prime “suggestioni” riguardo l’impostazione dell’evento che vedrà a Vercelli in tutto una trentina di opere, provenienti da Studio Copernico, dalla Fondazione Manzù e da diversi collezionisti.
«La mostra non è impostata su un criterio cronologico - ha detto Fiz - ma passa in rassegna le varie tematiche dell’artista, dagli anni Quaranta con il bassorilievo del “Miracolo di San Biagio”, fino alle opere dell’ultimo periodo». Ci saranno lavori legati alla figura femminile, lavori più ritrattistici, le famose “sedie”, e un ritratto alla sua musa prediletta: Inge, conosciuta quando aveva solo 16 anni e che diventerà poi sua moglie e anche soggetti sacri. Qui c’è stata una significativa sottolineatura da parte di Fiz: «Manzù non era credente, ma era dotato di una sua spiritualità, fu intimo amico di Papa Giovanni XXIII, lui che era dichiaratamente comunista... A unirli l’amore per la loro Bergamo. Ebbene la spiritualità che Manzù esprime è la sua vicinanza all’umanità».
Il critico ha ricordato che il maestro ha sempre rifuggito l’accademia, molti suoi lavori rappresentano la quotidianità più che soggetto eroici. Sa fondere l’eredità del passato con una profonda innovazione. La sua serie dei «Cardinali» è molto concettuale, la figura del “principe” della chiesa è un simbolo, una forma di astrazione che si ricollega fino alle grandi strutture in pietra, delle piramidi e degli obelischi. La sua opera si pone come fuori dal tempo, in una universalità che è la caratteristica comune ai grandi artisti che sanno dirci qualcosa di profondo e immutabile rispetto la condizione umana.
Un uomo dal carattere schivo
Il curatore ha anche dato qualche nota caratteriale: «Schivo, imbronciato ma cordiale» e ricordato che «Una sua frase famosa lo descrive bene: “Non mi chiedete nulla, faccio solo ciò che mi sembra giusto”».
La sinergia è fondamentale
Daniele De Luca, direttore dell’ufficio Beni Culturali della diocesi, ha ricordato perché anche grandi eventi espositivi come questo fanno parte della valorizzazione del grande patrimonio architettonico e culturale della Chiesa. «Ci permette di renderlo fruibile, valorizzandolo con artisti che riescono a trasmetterci grande energia». Un’operazione che era stata sperimentata per la mostra su Francesco Messina, rendendo protagonista la chiesa di San Vittore che con le sue porte aperte ha un valore simbolico molto importante e con il «Cardinale» al suo interno, sempre illuminato accompagna verso l’apertura della mostra. De Luca ha ricordato che si tratta di progetti molto costosi e che la sinergia con le varie realtà del territorio è fondamentale, per il nuovo evento i musei collaboreranno con iniziative collegate e l’università ospiterà prestigiose conferenze.
I migliori scultori a Vercelli
Infine Marta Concina è tornata sul perché di queste mostre.
«Sarebbe stato facile puntare sui pittori - ha detto - ma invece abbiamo puntato sugli scultori, l’idea è quella di portare via via in città tutti i più grandi scultori italiani del Novecento. Le mostre di scultura si sono perse negli anni e Vercelli è la prima città che le ripropone a questo livello».
L’importanza degli sponsor
Un po’ tutti gli interventi alla presentazione hanno rimarcato che eventi come questo non si possono fare senza tanti fondi ed è importante citare tutte le realtà che sono dietro al progetto, perché non è mai un sostegno solo d’immagine, è voler stimolare la comunità ad andare avanti, a farsi conoscere.
Collaborano: Atl, Fai, i musei Borgogma, Leone e Tesoro del Duomo e l’Università del Piemonte Orientale.
Oltre al Comune e all’Arcidiocesi sostengono l’iniziativa con il loro contributo: Regione Piemonte, Provincia di Vercelli, Compagnia di San Paolo, Fondazione Crv, Fondazione Crt e poi una serie di privati prestigiosi: Biverbanca - Banca di Asti, Iren, Novacoop, Amazon, Meeting Art. Un supporto che Aldo Casalini ha sottolineato come importante perché va oltre a quello che è normalmente il sostegno delle istituzioni e fondazioni bancarie.
Ora si procederà gradualmente alla fase di allestimento che è sempre cruciale per mettere in condizione i visitatori di fruire al meglio del percorso espositivo, ma anche della città che può così attratte visitatori e turisti.