AMARCORD: "Quando affittavamo interi treni per seguire la Pro"

In collaborazione con "La Grinta" di Stefano Di Tano proponiamo viaggi nel tempo, in una Vercelli ormai quasi mitica.

AMARCORD: "Quando affittavamo interi treni per seguire la Pro"
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In collaborazione con "La Grinta" di Stefano Di Tano proponiamo viaggi nel tempo, in una Vercelli ormai quasi mitica.

Riproponiamo, con cadenza più o meno settimanale, la serie di servizi amarcord in collaborazione con "La Grinta", nella Vercelli degli anni Settanta... e via via nel corso degli anni.

Correva l’anno 1971, la Pro Vercelli conquistava la Serie C con la storica sfida del Comunale di Torino, decisa dalla monetina (sul campo finì 2-2 dopo i supplementari). L’entusiasmo verso le bianche casacche divenne una vera e propria febbre in città. Fu allora che iniziò la parabola de «La Grinta» che fino a oggi, grazie alla passione di Stefano Di Tano, non ha mai smesso d’uscire. La si trova puntualmente nelle edicole, ed è lo specchio degli avvenimenti locali e provinciali. Attualmente è un mensile a tutto campo, che spazia dallo sport alla politica (locale e non), all’arte, al volontariato, eventi, tradizioni, lavoro e salute.

UN CLUB DELLA PRO A BIELLA!
«Nel 1971 lavoravo per la Banca Popolare di Novara - racconta Di Tano - nella filiale di Alba, ed ero già un tifoso della Pro Vercelli; poi venni trasferito a Biella... proprio nei mesi della massima storica rivalità coi cugini bianconeri... Ebbi l’ardire di fondare insieme ad altri tifosi il Club «Forza Pro» di Biella perché allora, nella città laniera, in espansione industriale, vi lavoravano molti vercellesi. C’era polemica ardente con i biellesi, che avevano visto il nostro club come un vero e proprio affronto. Ma senza episodi di violenza, rimase tutto nei canoni di un tifo accanito ma leale».
Nacque quindi prima il club di tifosi?
«Sì, certamente. In quel periodo io, che avevo 25 anni, ero molto attivo sui giornali locali, con lettere che scatenavano delle querelle pazzesche... Pensandoci adesso fu una specie di premonizione di Facebook... Un giorno, Sergio Robutti, che era stato mio compagno di scuola e grande amico, nonché mitica colonna de “La Sesia”, mi disse: “Stefano... così ci intasi la redazione! Tu scrivi, poi loro ti rispondono... e non finisce mai. Ma perché non ti fai un tuo giornale?”. Io lo presi in parola e fu così che nacque nel giro di pochi giorni “La Grinta”. Tempo dopo ricevetti dalla Società di Via Massaua lo stemma d’oro della Pro Vercelli, proprio per il supporto morale che davamo, io porto sempre con grande orgoglio, sono uno dei pochi ormai...».

NASCE «LA GRINTA»
Il piccolo quindicinale vede la luce il 28 novembre 1971, il numero uno è stampato in blu. Una specie di “bollettino” sportivo, all’inizio di sole 4 pagine.
«Per diversi anni - spiega il fondatore - fummo sostanzialmente legati al mondo del tifo Pro Vercelli. Il giornale usciva in occasione delle partite casalinghe, durante il campionato, e veniva diffuso gratuitamente; allora si giocava solo e rigorosamente la domenica. Era un tutt’uno con il club di tifosi. Ci trovavamo metti alle 21 per studiarlo e finivamo alle 2-3 di notte. Lo battevo a macchina, e poi la tipografia lo stampava in un giorno. Andavamo a distribuirlo allo stadio, ai popolari e in tribuna, ma anche sotto i portici del Palazzo Ina, dove c’era una biglietteria. Solo molti anni dopo “La Grinta” si trasformò in un periodico diciamo così “generalista”. In quel periodo c’era anche la pubblicazione di “Alè Leoni”, ma loro erano molto più istituzionali, perché erano vicini alla società, entravano nel merito delle scelte, davano consigli tecnici. Noi invece eravamo i giovani, ci interessava solo il tifo!».
In realtà «La Grinta», fin dai primi numeri, dimostrò subito un legame profondo anche con la cultura e la città a tutto tondo e non solo; per esempio, nella prima annata vediamo un servizio dedicato alle «Olimpiadi da dimenticare», parliamo di Monaco 1972, la prima strage di un commando mediorientale in Europa, ai danni della squadra Israeliana. E poi ci fu una simpatica mobilitazione culturale...
«I grandi artisti dell’epoca, primo fra tutti il “Pimpi” Roncarolo, Cecco Leale, Guido De Bianchi, ma anche molti altri, allestirono una grande mostra in Rialto, con una cinquantina di opere che vendettero poi come sostegno per “La Grinta”. Grazie ai fondi raccolti andammo avanti parecchio tempo. Infatti il notiziario era gratuito, e lo fu fino al 1977, solo chi lo voleva ricevere in abbonamento pagava qualcosa per la spedizione postale»..

TRENI SPECIALI PER I TIFOSI
Ma com’era allora Vercelli?
«Una città viva e anche spensierata, perché c’era il lavoro, c’erano tante industrie e diversi leader in tutti i campi della vita sociale, culturale, politica e naturalmente sportiva. C’erano un entusiasmo e una voglia di fare che non si possono spiegare ai giovani di oggi. Tanto per rimanere sulla Pro Vercelli, ogni domenica allo stadio c’erano 5-8.000 persone, in trasferta ci andavano 500, 1.000 tifosi, e anche di più».
E tu in quelle trasferte giocasti un ruolo importante...
«Non ci crederai... ma allora per le trasferte più lontane non facevamo solo i pullman, io prenotavo addirittura dei treni speciali! C’erano viaggi molto lunghi: a Bolzano, Udine, Venezia. La scelta del treno fu anche dovuta al fatto che si viveva in piena austerity petrolifera e la domenica non si poteva usare l’auto. Di treni speciali ne ricordo ben 5. Organizzavo io e non avevo paura di espormi, nonostante i costi, perché l’adesione era sempre pazzesca. Riguardo proprio una trasferta a Bolzano ho un aneddoto da ricordare... Intanto la Pro perse 2-0 e noi tifosi fummo accolti malissimo, ci insultarono e picchiarono... rubando persino gli effetti personali dal treno fermo in stazione... Ma io non ci andai... Eh, sì; infatti quella mattina alle 5 e mezza, avevo perso il convoglio per tre minuti! Avevo provato a rincorrerlo in auto fino a Novara, ma non ci fu nulla da fare. Per fortuna che avevo dei collaboratori bravissimi che gestirono al meglio la situazione, andata e ritorno».

UNDICI CLUB PER LA PRO
E la Pro come andava?
«Il debutto in Serie C fu tragico, ricordo che ci fu un momento in cui ci chiamavano “Pro Vercelli 4141”, parafrasando la trasmissione di Radio Rai “Chiamate Roma 3131”... perché le prendevamo sempre di brutto... Alla fine ci salvammo, all’ultima giornata, per un gol di differenza reti davanti al Treviso! Ma nel 1972-73 andò nettamente meglio e più ancora nel 1973-74, quando la squadra fu anche in testa alla classifica. Il tifo, mi preme ribadirlo, era acceso, ma quasi sempre corretto, per quel che ci riguarda ci comportammo sempre da gentleman».
Quel club «Forza Pro», che nel frattempo si era dotato anche della sede vercellese, divenne presto un punto di riferimento della tifoseria.
«All’epoca - rammenta Di Tano - c’erano, se ben ricordo, 11 club, il più delle volte incardinati ai bar cittadini. Per esempio il leggendario “Beccuti”. Noi non eravamo legati direttamente a un locale specifico, ma andavamo a periodi, ricordo il “Caffè Cristallo” oppure la “Cremeria Sant’Antonio” di viale Garibaldi, dove restammo parecchio, oppure al “Bar Italia” e altri. Ad un certo punto avevamo proprio una nostra sede con un paio di stanze, dove c’era una volta il ristorante “Tre Re”, ben tre vetrine a disposizione, che promuovevano il giornale ed ospitavano mostre oppure bandiere e striscioni... A pochi passi da noi c’era il negozio di Bissacco, che era un luogo di ritrovo della squadra, avevamo spesso in visita i giocatori. Creammo un gran fermento... pensa che, grazie agli amici pittori, ricordo Rinone, Poma e Montagnini, ma ce ne furono diversi, confezionavamo, a mano, striscioni e bandiere da esporre per tutti i bar... L’importante era tifare Pro: poi li perdevamo o ce li rubavano... e noi ne facevamo subito degli altri con metri e metri di stoffa bianca».

L’INNO DI ANGELERI
E c’è un episodio curioso e simpatico di quanto fosse importante per il tifo la “squadra” di «Forza Pro» e de «La Grinta».
«Luciano Angeleri era un mio grande amico, aveva già conosciuto il successo discografico come cantante, e compose per noi il bellissimo inno della Pro Vercelli! Un vinile a 45 giri che, fino al 2012, veniva suonato prima delle partite allo Stadio Robbiano, testo e musica incalzanti... Spettacolare!».
La storia del giornale è legata anche alle tipografie del tempo e alle tecniche di stampa.
«I primi anni stampammo alla Tipografia “Sete”, che pubblicava L’Eusebiano, con il grande cavalier Dino Prella che accettò di essere il direttore responsabile del nostro notiziario, nessuno di noi era giornalista. Poi andammo alle «Diffusioni Grafiche» di Villanova Monferrato, questo perché io venni trasferito dalla banca a Casale e tornava comodo essere nelle vicinanze dello stampatore. E fummo il primo giornale vercellese a usare l’allora rivoluzionaria tecnica offset. Lasciati i clichè di piombo, si componeva su carta e al resto ci pensava la modernissima tipografia. Facevamo 5-6.000 copie, piene zeppe di immagini di attualità, sempre nuove. Le copie ci venivano consegnate praticamente da un giorno all’altro... aggiornatissime, proprio come un quotidiano. Cambiammo anche numerosi formati, dalle 5 alle 7 e poi alle 9 colonne: scrivevo notte e giorno, sabato e domenica: c'era tanto da dire a quei tempi, e l'entusiasmo non mancava, era come un sogno».

LE RUBRICHE E GLI AMICI
I contenuti del giornale furono sin da subito vari e coinvolgenti. Il punto calcistico della situazione: nel primo numero il titolone fu: «Lasciamoli lavorare in pace», invitando i tifosi a non criticare le scelte societarie, poi c’erano diverse rubriche: «Il leone della settimana», un referendum per eleggere il miglior giocatore, ed ospitate anche singolari, come il servizio dedicato al «Commandos Club Novara» con cui era stato stretto un gemellaggio, e poi approfondimenti, valutazioni filosofiche di calcio mondiale con il magico Pio Somacco, il Gianni Brera della risaia...
«Una delle rubriche che ebbe più successo - sottolinea Stefano - fu “Lo vedi dove sei?”. Luciano Giachetti, “Baita”, era il fotografo di riferimento, noi non potevamo entrare in campo... e con lui facemmo anche questa rubrica: fotografava i tifosi assiepati nei “popolari” e poi veniva cerchiato un volto a caso, chi si riconosceva aveva un premio, nulla di che, ma creava molta attesa...».
«E’ doveroso - conclude Di Tano - citare alcuni amici di allora del club e del giornale, li ricordo tutti naturalmente ma ce ne sono alcuni in particolare, come Carlo Larizzate, Valeriano Grolla, che fu vice presidente del Club di Biella, e ancora Massimo Negro, Giorgio Perfumo, e Nicola Tarnuzzer, soprannominato il “ragioniere” della Grinta, perché teneva tutte le statistiche i tabellini, le classifiche... E a proposito di tabelle e statistiche c'era sempre in distribuzione gratuita il calendarietto del campionato, con tutte le partite: nacque praticamente insieme al giornale ed è ancor oggi l’amico fidato di ogni tifoso che si rispetti!».
Tanto altro ci sarebbe da dire sui primi anni, diciamo dal 1971 al 1973, ma ci vorrebbe un intero libro... Comunque, siamo solo all'inizio: la “rivista” arriverà poi nel '77 con tutto un altro programma editoriale.

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