«Troppi posti vuoti nelle rsa»: l’allarme del Pd piemontese
«I ristori sono un debole palliativo se le strutture non riprendono a lavorare a pieno regime».
«Le rsa sono sull’orlo del collasso»: duro attacco del Pd piemontese alla giunta.
I dati
«Un dato crudo e drammatico, di cui la IV Commissione consiliare regionale era tenuta all'oscuro nonostante le numerose richieste fatte in questi mesi dai gruppi di minoranza.
Il dato è contenuto nel file excel inviato all'Osservatorio sulle Rsa e la Giunta Regionale ha ritenuto di non condividerlo con le forze politiche». Lo dichiara Monica Canalis, vice segretaria del Pd Piemonte e consigliera regionale.
La situazione delle rsa
«Si tratta di un fatto gravissimo, che mette in luce la colpevole reticenza della Giunta Cirio, al limite dell'omertà, e rende evidente che le Rsa sono sull'orlo del collasso – prosegue - Da mesi ripetiamo che senza nuovi inserimenti le strutture saranno costrette a chiudere. I ristori approvati il 20 gennaio dalla maggioranza sono, infatti, un debole palliativo se le strutture non riprendono a lavorare a pieno regime».
Nuovi inserimenti
«Perché le ASL piemontesi non stanno attivando nuovi inserimenti in convenzione? Perché l'assessore Icardi continua a non pubblicare i dati sui convenzionamenti effettuati nel 2020?
I 19,5 milioni di euro approvati come ristoro sull’esercizio 2020, sono ben poca cosa rispetto agli effettivi risparmi.
I mancati inserimenti, in convenzione e non, sono un grave danno per le decine di migliaia di famiglie piemontesi in lista d’attesa (sono più di 30.000) e la Giunta Cirio non può utilizzare l’ingente risparmio del 2020 per finalità diverse dall’abbattimento delle liste d’attesa o dalla messa in sicurezza delle strutture che devono accogliere gli anziani, soprattutto in una Regione con un quarto della popolazione sopra i 65 anni».
Le famiglie
«Così facendo non vengono alleviate le fatiche delle famiglie e non sono rispettate le norme che regolano la materia. E' inaccettabile che la Regione risparmi sulle persone più fragili e non soccorra sufficientemente il sistema di cura.
Basta reticenza: i dati ci sono e devono essere resi pubblici».