Scioperi e resistenza: presentazione del libro

Claudio Dellavalle presenta “Operai, fabbrica, Resistenza. Conflitto e Potere nel Triangolo industriale (1943-1945)". L'evento è organizzato da Anpi.

Scioperi e resistenza: presentazione del libro
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Scioperi e resistenza: questo il tema del libro “Operai, fabbrica, Resistenza. Conflitto e Potere nel Triangolo industriale (1943-1945)".

Scioperi e resistenza: la presentazione

Il 10 maggio, alle 17, nella sala della biblioteca civica di Via Galileo Ferraris, 95 a Vercelli, sarà presentato il libro “Operai, fabbrica, Resistenza. Conflitto e Potere nel Triangolo industriale (1943-1945)", Annale 2015 della Fondazione Di Vittorio, pubblicato nel 2017. A presentare il libro, nell'evento organizzato da Anpi, sarà Claudio Dellavalle, curatore dell’opera. Claudio Dellavalle è stato ordinario di Storia contemporanea all'Università degli Studi di Torino e vicepresidente dell'Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia (l’attuale Istituto nazionale “Ferruccio Parri”) dal 2002 al 2012. Attualmente è presidente dell'Istituto piemontese per la storia della resistenza e della società contemporanea (Istoreto).

Il tema

«Con gli scioperi del marzo 1943 nelle fabbriche del nord-ovest ricompare il conflitto sociale che il fascismo aveva
negato con la forza della legge, con il sindacato corporativo, con l’apparato repressivo dello Stato. Nei due anni che
seguono, nel contesto della guerra “totale”, il conflitto come un flusso carsico attraversa le concentrazioni industriali più importanti del paese. Non solo Torino, Milano, Genova, ma tutti i distretti industriali connessi ai grandi centri urbani. In queste realtà la tensione tra mondo della fabbrica e chi detiene il potere si riproduce: con il governo militare di Badoglio così come con gli occupanti tedeschi e la Repubblica di Salò. La protesta operaia risulterà incredibilmente estesa, avendo nella difesa di condizioni elementari di vita l’elemento di base rispetto al quale si strutturano le relazioni con le direzioni aziendali, con i fascisti, con i tedeschi e con le componenti dell’antifascismo. Un gioco complesso, articolato per fabbriche, per aeree, diversificato nel tempo a seconda delle situazioni che la guerra alimenta e produce. Un gioco duro, spesso pericoloso, a volte mortale, ma in cui i lavoratori scoprono la politica, le forme dell’organizzazione, si fanno classe in uno scambio mai scontato con i partiti antifascisti che nel rapporto con questo soggetto attivo della modernità scoprono la possibilità di una nuova Italia».

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