Rifiuti nucleari, Coldiretti: "Salvare la vocazione agricola del territorio"
«Importante anche frenare il consumo del suolo, già molto urbanizzato e sfruttato con superfici artificiali».
Coldiretti Vercelli e Biella interviene sul tema dei rifiuti nucleari in Piemonte: «Importante anche frenare il consumo del suolo».
I rifiuti
«Il Piemonte ha nei depositi temporanei il maggior quantitativo di rifiuti radioattivi in Italia e al primo posto ci sono i siti di Saluggia e di Trino Vercellese, con quest’ultimo Comune ha che ha anche manifestato la sua disponibilità ad ospitare il deposito unico nazionale, ma al momento non rientra fra i 67 siti individuati nella Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee (Cnapi), pubblicata a inizio gennaio dalla Società gestione impianti nucleari (Sogin). Tra questi ultimi in Piemonte ne sono stati individuati otto: due nella provincia di Torino e sei in quella di Alessandria, però ci sono ulteriori otto siti considerati “buoni” o “molto buoni” (Classe A1 e A2), sempre nell’area piemontese». Lo rileva la Coldiretti Vercelli e Biella.
Territorio non adatto
«Nelle province di Vercelli e Biella non sono state individuate aree, a conferma che le nostre province hanno già pagato con gli attuali depositi e che evidentemente il territorio non è adatto per il deposito di questo tipo di rifiuti: nel Vercellese sono stoccati l’80% dei rifiuti nucleari di tutta l’Italia, ma ricordiamo che si tratta di un territorio con vocazione prettamente agricola, dove vengono coltivati prodotti ed allevati animali dell’eccellenza del nostro Made in Italy: ricordiamo tra le attività in primis il riso, ma anche mais, cereali, legumi, frutta e carni. Inoltre, i campi del territorio e l’acqua utilizzata per irrigare non possono rischiare di venire contaminati se ci fossero condizioni di sicurezza non perfette» spiega Paolo Dellarole, presidente di Coldiretti Vercelli e Biella.
Consumo del suolo
«Non siamo nemmeno lontani da altre province che sono invece state considerate idonee per lo stoccaggio. Per questo ci uniamo alle richieste portate avanti da Coldiretti a livello regionale, per chiedere che siano presi in considerazione anche altri luoghi. Si tratta anche di non ‘consumare’ ulteriore suolo, già molto urbanizzato e sfruttato con superfici artificiali. In Piemonte il consumo di suolo complessivo è di circa 175.000 ettari, pari quindi al 6,9% della superficie totale regionale che è di 2.540.000 ettari. Per la provincia di Vercelli si parla di circa 10.600 ettari di superficie consumata, contribuendo per il 6,1% al totale del consumo di suolo regionale, mentre per quella di Biella sono circa 7.400 gli ettari utilizzati, con il 4,3% di partecipazione al consumo di suolo di tutta la regione».
Le conseguenze
«La continua espansione di superfici diverse dal suolo agricolo e boschivo, a lungo andare, rischia di avere pesanti conseguenze su più fronti, oltreché possibilità di non dipendere dall’estero per l’approvvigionamento alimentare, in un momento peraltro di grandi tensioni internazionali sugli scambi commerciali. Dopo la pubblicazione della carta con le 67 aree individuate sono stati dati soltanto 60 giorni per una fase di consultazione pubblica, ma per noi è una questione delicata che richiede un’analisi più approfondita, considerando la sua complessità» conclude Dellarole.