Quando i negozi di sport come il "Dea", erano poesia...

E' mancato Attilio Deangelis. Se n’è andato nei giorni scorsi a 81 anni lasciando la moglie Lella e i figli Andrea e Sara con le rispettive famiglie. Vercelli gli ha dato l’addio venerdì 5 giugno a Billiemme. La scomparsa di «Dea» ha gettato nello sconforto tantissimi vercellesi che avevano saputo apprezzare negli anni la cortesia e affabilità nel commercio ereditata dai genitori e portata.
Il ricordo di un vercellese dell'epoca d'oro dello sci e tennis
I negozi di articoli sportivi degli anni 60-70 non erano nemmeno lontani parenti delle grandi superfici di oggi: chi scrive, avendo vissuto quelle epoche, in questi ultimi " scatoloni " non si ritrova per niente; niente di male, in fondo bisogna seguire il mondo che cambia e tutto sommato ci siamo adattati ma i negozi di allora erano proprio poesia.
Dea Sport, Moda Sport, DeZordo sport prima e poi Renato Sport (ex Alessandro Casse Sport).
Il Dea in via verdi, il Moda in via Galileo Ferraris, il “Dezzo” o “Agostino” in viale Garibaldi (ancor prima di corso Gastaldi) facevano la storia sportiva della città anche se forse non se ne rendevano conto...
Non erano negozi dove si trovava di tutto, “dall’ago alla falciatrice”, ma erano concentrati: inverno sci, estate tennis. Il resto c’era ma non era così fondamentale. Esattamente come da costumi vercellesi.
Non solo attrezzi ma anche consigli tecnici e pratici, di grande buon senso: la lunghezza dello sci, la struttura, gli attacchi più adatti e lo scarpone, e poi conoscevano le località, le piste, gli impianti, gli alberghi, insomma erano maestri più che commercianti.
Sapevano cosa voleva dire la «nera del Weissmatten» ghiacciata o con 50 cm di neve fresca, l’avevano misurata chissà quante volte. Qualcuno addirittura volava con gli sci ai piedi per cento e più metri.
Oggi chi ci consiglia uno sci, se va bene, scia su queste belle autostrade americane lisce come un biliardo con sci di 80 o 90 centimetri o addirittura non ha mai messo gli sci ai piedi. Formazione in aula e poi esperienza sul campo, ma soprattutto tecniche di vendita.
I negozi di quegli anni non trattavano il ciclismo salvo per qualche accessorio, se ricordo bene, perché quello era il campo dei negozi specifici “il ciclista“. Trovare una maglia di calcio era impossibile.
L’Italia si scopriva un Paese di sciatori, con la generazione dei Senoner, degli Schmaltz, Stefano Anzi, poi il grande Gustavo, poi Piero, tutta la Valanga Azzurra. Poi i grandi discesisti anche non italiani che ci facevano impazzire. Io ne ricordo uno su tutti che non ha vinto numericamente tantissimo ma si è preso due medaglie olimpiche (oro e argento dietro a Franz Klammer che ancora oggi è l’atleta che ha vinto più discese di Coppa): Bernard Russi! Svizzero! Elegante, gentile, uno stile inimitabile e quel caschetto azzurro e bianco con il numero 15. Il numero che aveva quando vinse il mondiale del ’70 in Val Gardena che ho avuto il privilegio di vivere in diretta. Campione di fair-play e Campione anche dopo il ritiro.
Si passava una marea di tempo in quei negozi a guardare quegli sci di 200 cm e più che per me che allora ero alto 140 cm sembravano dei grattacieli, quelle scritte, quei disegni, quei colori...
E poi le berrette... Eh si allora niente casco ma berretta e occhialoni. Ricordo quanto mi piaceva il berrettino bianco con il tricolore zig-zag ricamato. Chi ricorda gli occhiali ROD? Si potrebbe andare avanti per ore ma ormai dobbiamo tornare al 2020.
Non ho parlato del tennis per il quale si può fare un discorso del tutto simile (Panatta, la Davis... )
In questi giorni se ne è andato Attilio «Dea» Deangeli che con il suo negozio non ha svolto solo un’attività commerciale ma anche educativa e aiutava noi ragazzini a sognare di diventare dei campioni... A me non è successo, ma quel desiderio ha costruito dei ricordi che non si cancellano mai, anzi diventano sempre più nitidi e danno un’emozione che oggi, ad un’età in cui ci si commuove volentieri, ci viviamo con grande piacere.
Dove è andato troverà i suoi colleghi, i suoi clienti, tanti appassionati che cominceranno forse a chiedergli se è meglio un metalloplastico o un tutto plastico, oppure se ce ne vogliono due di gialla e una di rossa o viceversa e tra questi ci saranno i nostri papà che nel frattempo ci hanno lasciato e purtroppo anche qualche amico che non c’è più.
Gianni Gandolfi