Pier Giuseppe Orlandin lo ricordiamo ripubblicando due interviste
Pier Giuseppe Orlandin l'avevo conosciuto di persona le 2013. Molto attivo, pragmatico, mirava subito al dunque, forte della sua esperienza nella Cisl, abituato a vertenze e trattative, sapeva individuare subito ciò che andava fatto per svolgere al meglio la missione che si era dato dopo il trapianto di cuore, avvenuto una quindicina di anni fa.
Un vero "martello", nel portare avanti incontri ed iniziative per diffondere la cultura della donazione di organi. Diceva sempre "Sono rinato grazie al mio angelo donatore" e non lesinava impegno anche sul campo a favore dei malati o di chi doveva affrontare il trapianto.
Un amico del nostro giornale
Notizia Oggi Vercelli lo sentiva spesso per gli aggiornamenti sull'avanzamento delle donazioni nel vercellese. Abbiamo dunque pensato riproponendo due interviste pubblicate sul giornale, una è l'ultima e risale allo scorso febbraio, l'altra risale a qualche anno fa, in entrambe c'è tutta la sua generosità di "apostolo" della vita che si può donare, grazie alla sua intensa attività molte vite si potranno salvare. E' stato, lui, un angelo, per tante persone. Alla famiglia le nostre più sentite e partecipate condoglianze.
L'ultima chiacchierata sulle donazioni
L’Acti (Associazione Cardio Trapiantati Italiani) è presente nel Vercellese tramite la sezione «G. Guasco» di Torino, il cui referente nella nostra zona è Pier Giuseppe Orlandin.
La cultura della donazione
A lui abbiamo chiesto di raccontarci cosa la sua organizzazione è riuscita a fare in questo periodo così difficile.
«Intanto - esordisce - ricordo quello che è sempre il nostro messaggio: “con la donazione degli organi dai un futuro a chi non lo ha”. Bisogna informarsi per fare una scelta consapevole ed è questo che cerchiamo di fare attraverso la nostra attività, oltre a essere vicini a chi è in lista d’attesa o ha appena ricevuto un nuovo cuore, e posso testimoniare che è davvero una seconda nascita.
Grazie ai Donatori e ai loro Familiari, ai Donatori di sangue, alle Associazioni di Volontariato, a tutti i professionisti coinvolti nella “filiera” dei trapianti».
Il periodo del Covid
Ma in quest’anno come avete lavorato?
«Per forza di cose siamo stati quasi del tutto fermi, anche la parte di attività che svolgiamo come volontari alle “Molinette” di Torino. Nessun incontro possibile nelle scuole o banchetti promozionali, abbiamo continuato per quel che si poteva dalla nostra pagina Facebook (Associazione Cardio Trapiantati Italiani Sez GGuasco -Torino), che teniamo aggiornata e sulla quale abbiamo anche commentato proprio i risultati ottenuti dal Piemonte nel 2020.
Siamo pronti a riprendere con ancor maggiore slancio non appena l’emergenza Covid sarà terminata.
Credo che questo momento di pandemia, insieme purtroppo a migliaia di lutti, ci stia insegnando di nuovo il valore della vita e di come sia importante donarla ad altri quando la nostra si conclude,
Peraltro abbiamo visto che neanche la positività al Covid impedisce il trapianto di determinati organi che vengono impiantati sempre in persone positive al virus».
Gian Piero Prassi
L'intervista del 2015
«Se i medici sanno che vuoi donare gli organi dopo la morte, non ti curano bene perché così se muori possono usarli». «Ti tirano via gli organi quando sei ancora mezzo vivo».
Queste e altre frasi, che evocano scene degne di film horror, non sono altro che bufale: eppure sono ancora tanti i pregiudizi che gravano sulla donazione degli organi.
«Il problema di fondo è che c’è scarsa conoscenza di come e quando avviene la donazione - osserva Pier Giuseppe Orlandin, segretario dell’Associazione Cardiotrapiantati Italiani, sezione di Torino - se a livello regionale in un anno entrano in ospedale 750mila persone e di queste 20mila muoiono, solo 200 rientrano nel caso della cosiddetta “morte encefalica”, quindi sono potenziali donatori. Di norma, se c’è stata un’informazione preventiva, c’è la disponibilità a dire di sì alla donazione degli organi. Diversamente, per le persone con un familiare appena defunto, quindi in stato di choc, diventa difficile in quel momento scegliere».
L’informazione, quindi, ha un ruolo primario: «Si può spiegare molto chiaramente come avviene la donazione. È vero che gli organi sono tenuti in vita dalle macchine, ma il cervello in quel momento non funziona più. È importante puntare sull’informazione per fugare i dubbi delle persone - osserva Orlandin - ci sono concezioni ataviche che purtroppo ci portiamo dietro, quindi occorre lavorare molto sull’informazione e spiegare che nessuno ruba niente. Ci sono 9mila persone che stanno aspettando un organo e intanto si continua a morire».
"Ho ricevuto un grande dono"
Lo stesso Orlandin è stato trapiantato quasi dieci anni fa, quindi conosce bene l’importanza della donazione: «Proprio perché ho ricevuto questo grande dono, ho deciso di fare volontariato per spiegare a chi affronta un trapianto cosa succede. Una volta sepolti, gli organi non servono a niente. Con la donazione, invece, possiamo dare vita o almeno migliorare la qualità della vita di altre persone e questo è importantissimo. Bisogna scrollarsi di dosso l’egoismo: donare gli organi è una cosa completamente gratuita, in Italia nessuno prende soldi».
Fabiana Bianchi
Sul numero di Notizia Oggi Vercelli in edicola lunedì 22 marzo un ampio ricordo.