Maurizio Geloso: l'autopsia rivela che è morto soffocato, aperta un'inchiesta. Sabato il funerale a Fontanetto Po
Nuovi dettagli sulla tragedia in un cantiere di CityLife a Milano.
Nella foto La Procura di Milano dove è stato aperto un fascicolo sulla morte del lavoratore vercellese.
Maurizio Geloso, 57 anni, residente a Fontanetto Po, era morto in un incidente sul lavoro in un cantiere di Milano a Citylife. Dopo l'autopsia sono emerse le circostanze del decesso. Una morte per soffocamento che si sarebbe potuta evitare se l'uomo non fosse stato da solo all'opera su un cestello. Lo Studio3A-Valore S.p.A, lo staff di legali che assiste la famiglia del defunto, ha reso noti i dettagli del referto. Per stabilire le responsabilità dell'incidente è stata aperta, dalla Procura di Milano, un'indagine e sul registro degli indagati è finita la legale rappresentante della ditta proprietaria del cantiere in cui l'azienda del vercellese stava operando.
Sabato 12 febbraio, alle 11, nella chiesa parrocchiale di Fontanetto Po, gli sarà dato l’ultimo saluto.
La nota dei legali della famiglia
Pubblichiamo integralmente il comunicato stampa diramato dallo studio e in cui emerge anche il dolore e la rabbia dei famigliari per una morte assurda, in un periodo in cui morire sul lavoro è diventata una vera emergenza.
“Non si può morire sul lavoro così, soffocato, nel 2022. Bastava che ci fosse qualcuno vicino a lui e sarebbe ancora vivo”. Non nasconde il rimpianto e la rabbia per l’ennesima morte bianca uno dei fratelli di Maurizio Geloso, l’operaio di Fontanetto Po, in provincia di Vercelli, rimasto vittima a soli 57 anni del tragico infortunio in un cantiere edile a Citylife, in via Spinola a Milano, successo lo scorso venerdì 28 gennaio 2022.
Un trasfertista di provata esperienza
Geloso, originario di Torino, lavorava da anni, e andava in trasferta in tutta Italia (aveva operato anche in Abruzzo dopo il terremoto) per la Idrotermica Fragapane di Cermenate (Co), un’impresa subappaltatrice in quel cantiere di proprietà della Enrico Colombo S.p.A., grossa azienda, leader nel mercato della costruzione di impianti tecnologici e industriali, con sede legale a Sesto Calende (Varese).
La ricostruzione dell'episodio
Quel mattino il lavoratore si trovava in un cestello elevatore d’acciaio quando, per cause che dovranno essere chiarite dalle indagini dei tecnici dell’Unità Operativa Complessa Prevenzione e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro di Milano Città e dall’inchiesta della magistratura, è rimasto schiacciato tra il cestello stesso e una grande trave in cemento armato, stipite di una porta che doveva controllare. Non ci sono testimoni diretti del fatto: i colleghi lo hanno trovato solo in un secondo tempo, dopo mezzogiorno, quando ormai non riusciva più a respirare, allertando i soccorsi. L’addetto, grazie anche all’intervento dei vigili del fuoco, è stato liberato e trasportato d’urgenza in ambulanza al pronto soccorso della vicina clinica Sant’Ambrogio, dove però è spirato poco dopo.
Aperto un fascicolo dalla Procura di Milano
Il Pubblico Ministero della Procura meneghina, dottoressa Daniela Bartolacci, ha immediatamente aperto un procedimento penale sull’ennesimo incidente mortale sul lavoro e iscritto sul registro degli indagati con l’ipotesi di reato di omicidio colposo, anche come atto dovuto per consentirle di nominare consulenti di parte per gli accertamenti non ripetibili, la presidente e legale rappresentante della Enrico Colombo S.p.A., si tratta di M. C., di 48 anni.
Il magistrato, infatti, ha opportunamente disposto l’autopsia sulla salma del lavoratore che è stata effettuata martedì 8 febbraio dal consulente tecnico medico legale incaricato dal Sostituto procuratore, la dottoressa Faraone: alle operazioni peritali ha partecipato anche il dottor Marco Filippo Scaglione, come medico legale di parte messo a disposizione da Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini a cui si è affidato uno dei fratelli della vittima, attraverso i consulenti legali dott. Paolo Monti e dott. Giancarlo Bertolone, per fare piena luce sui fatti e ottenere giustizia. Studio3A ha anche già richiesto di poter acquisire tutta la documentazione disponibile.
Si attendono ulteriori esami istologici
Per conoscere con assoluta certezza le cause del decesso bisognerà attendere l’esito degli ulteriori accertamenti, istologici in primis, e che la Ctu depositi la sua perizia, ma di certo c’è che il decesso non è stato né traumatico né istantaneo: l’operaio non presentava lesioni. A essergli fatale sarebbe stata esclusivamente la compressione, a causa dello schiacciamento, della gabbia toracica che non potendo espandersi normalmente gli impediva di respirare. Una fine atroce e che fa doppiamente rabbia, sarebbe bastato che qualcuno intervenisse prima per salvarlo. E’ chiaro a questo punto che l’inchiesta dovrà non solo appurare se siano state rispettate tutte le misure e i piani di sicurezza nel cantiere, ma anche accertare se l’operazione che stava compiendo l’operaio dovesse essere effettuata da un solo o da più addetti.
I funerali a Fontanetto Po
Intanto, sabato 12 febbraio, alle 11, nella chiesa parrocchiale di Fontanetto Po, sarà dato l’ultimo saluto a Maurizio Geloso, che lascia in un dolore immenso la moglie Mery, due sorelle e quattro fratelli, uno dei quali, assistito da Studio3A, ricorda come fosse “una persona tutta dedita alla sua casa, alla sua famiglia e al suo lavoro”. Quel lavoro per il quale ha purtroppo perduto la sua vita.