Malattia di Alzheimer: le difficoltà di chi si prende cura

Assistere una persona affetta da questa patologia è estremamente impegnativo dal punto di vista psicologico, ma anche economico.

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Malattia di Alzheimer: una patologia invalidante che richiede un grande impegno a chi si prende cura della persona che ne è affetta.

Malattia di Alzheimer, i dati

In Italia sono 600.000 le persone che soffrono di Alzheimer e che si trovano a confrontarsi, ogni giorno, con un progressivo declino della memoria e delle capacità cognitive, fino all’impossibilità di portare a termine persino i compiti più semplici. Numeri importanti di un fenomeno che però ha anche un altro volto: quello dei familiari che, in molti casi, si fanno carico in prima persona dell'assistenza al loro parente. Un'attività spesso svolta in maniera informale, che per ben un abitante di Vercelli su tre (30%) ha il suo impatto più forte sulla sfera dei costi da sostenere. Lo rileva l'ultima ricerca dell'Osservatorio di Reale Mutua sul welfare che, in occasione del mese dell'Alzheimer, ha accesso un faro sui caregiver e su come i vercellesi percepiscano l'assistenza da loro prestata, tra ruoli, difficoltà e bisogni di fronte alla patologia.

Le difficoltà

Dati che trovano conferma in una ricerca Censis-Aima (Associazione italiana malattia di Alzheimer), che ha quantificato a livello nazionale i costi diretti dell'assistenza in oltre 11 miliardi di euro, di cui il 73% a carico delle famiglie. Un costo annuo medio, per paziente, di oltre 70.000 euro, comprensivo dei costi a carico del SSN, di quelli che ricadono sulle famiglie e di quelli indiretti, come i mancati redditi da lavoro percepiti dai pazienti o gli oneri di assistenza dei caregiver. Oltre agli impatti economici, per un oltre un vercellese su quattro (26%) preoccupano le ripercussioni sulla sfera psicologica ed emotiva. L'aspetto più difficile da gestire assistendo un familiare affetto da Alzheimer è il cambiamento irrevocabile nella persona e nella relazione (30%), seguito dalla sua regressione psichica (23%) e dal rischio che il paziente possa far male a se stesso o agli altri (12%).

L'allarme

Ma quali sono, nella percezione dei vercellesi, i campanelli d'allarme del manifestarsi della malattia? Il più caratteristico è la dimenticanza dei nomi dei familiari (30%), così come l'incapacità di ricordare posizioni di oggetti dentro casa (23%) e quella di svolgere azioni abituali (21%). Quali sono le realtà e i soggetti che i vercellesi, in generale, percepiscono come più attivi sul fronte dell'Alzheimer? In primo luogo, le strutture e le cliniche private (35%), seguite dal Comune e dalla Regione (19%) e dal Sistema Sanitario Nazionale (19%), cui seguono le associazioni nazionali o territoriali (16%). Quanto a specifiche attività sul territorio dedicate all'assistenza ai malati di Alzheimer, l’81% dei vercellesi afferma di non conoscere progetti a riguardo.

L'aiuto

Per sostenere l’attività dei caregiver, oltre la metà dei vercellesi opterebbe per servizi di assistenza domiciliare (56%), magari integrati da attività presso centri diurni (49%) o comunque da attività dedicate durante il giorno (19%). Più di un vercellese su quattro vede inoltre una soluzione efficace nella flessibilità oraria (28%), che permette di conciliare la cura del proprio caro con l'attività lavorativa, senza dovervi rinunciare. Per affrontare e gestire con efficacia gli impatti psicologici, due vercellesi su tre si rivolgerebbero infine a uno psicologo o psicoterapeuta (66%), magari ricorrendo ad associazioni dedicate. Un 21% cercherebbe sostegno in famiglia e il 14% andrebbe dal medico di base.

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