L'intervista del 2014

Luciano Caffi: «Quell'arresto ingiusto ha distrutto la mia vita»

L'ex assessore confidò a Notizia Oggi Vercelli le sofferenze patite per l'ingiusto arresto.

Luciano Caffi: «Quell'arresto ingiusto ha distrutto la mia vita»
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Nel febbraio del 2014 Notizia Oggi Vercelli pubblicò un'intervista a Luciano Caffi, un amico di lunga data della redazione, che in quell'occasione ripercorse col direttore Daniele Gandolfi la vicenda che l'aveva segnato. Ecco quell'intervista di 7 anni fa. 

«Quell'arresto ingiusto ha distrutto la mia vita»

Primo ottobre 1992, un terremoto giudiziario sconvolge Vercelli. Il sindaco Fulvio Bodo e sei assessori della sua giunta vengono arrestati dalla Guardia di Finanza per questioni legate all'inceneritore. All'alba le auto delle fiamme gialle sfrecciano in piazza Martiri della Libertà: su una di queste c'è Luciano Caffi, assessore a Bilancio e Patrimonio, socialista dell'area laica proveniente dal partito Repubblicano.

Per lui, imprenditore di successo (la sua Noesis sas ai tempi apriva centri commerciali in tutta Italia), è l'inizio di un tunnel senza più via di uscita.

«Rivedo con dispiacere quelle immagini»

«Nonostante sia stato riconosciuto innocente dalle sentenze di primo e secondo grado, al pari dei miei colleghi assessori, la mia vita è finita quel giorno. Ricordo con tanto dispiacere quel giorno, rivedo le immagini... Davanti alla caserma della Finanza, ad applaudire il passaggio delle auto che ci portavano in prigione a Billiemme, c'erano alcuni dei consiglieri regionali oggi indagati per peculato. Rivincita? No... Spero anzi che possano dimostrare la loro estraneità ai fatti e la loro correttezza. Non auguro a nessuno la vita che è invece toccata a me».

Un risarcimento da 10 milioni di lire

L'arresto poi riconosciuto ingiusto è valso a Caffi un risarcimento da parte dello Stato: dieci milioni di vecchie lire.

«Sì, ma parliamo del risarcimento per il clamore suscitato dalla vicenda, non certo di quello per il danno biologico - sottolinea - sono rimasto in carcere per sette giorni. Una volta libero mi sono ritrovato con la salute compromessa, con diabete e ipertensione che non mi hanno più abbandonato, e una vera e propria persecuzione sul fronte imprenditoriale, con la Finanza sempre in azienda a fare controlli su controlli che non hanno mai fatto emergere nulla di irregolare».

Tra i fondatori di Kiwanis e Unipop

Una vita di successo che si chiude ad appena 46 anni: «Pochi si ricordano - sottolinea Caffi - ma sono stato tra i fondatori dell'Università Popolare e del Kiwanis Club di Vercelli insieme all'amico Giuseppe Masini. Non solo, a quei tempi ero membro della Società Storica e presidente dell'Ente Protezione Animali. Dopo l'arresto è finito tutto. Tutti mi hanno voltato le spalle anche se sono stato riconosciuto innocente». Caffi non nasconde una forte delusione anche nei confronti dei magistrati: «Il procuratore Scalia emise un ordine di arresto scellerato che fu confermato dalla Gip. Probabilmente erano in cerca di notorietà in epoca "Mani pulite"».

L'attività di ristoratore

Una volta ripresosi dal trauma di quella vicenda, Caffi aprì un ristorante a Lignana e quindi prese in gestione il «Circolino» del rione Isola. Ma la salute ormai compromessa non gli ha consentito di proseguire l'attività. «Non ho più nemmeno la casa - racconta con amarezza estrema - ho dovuto lasciare il contratto di affitto. Ho presentato richiesta al settore Politiche Sociali del Comune di Vercelli per avere un alloggio popolare ma mi è stato risposto che senza sfratto esecutivo non ne avrei avuto diritto. E dire che da anni attendo un risarcimento proprio dal nostro Municipio... Oggi vivo nella casa di mia moglie, da cui sono separato, e la pensione mi serve per dare una mano ai miei quattro figli. Sono in dialisi e soffro ma ho la coscienza pulita. Altrettanto non posso dire di chi mi ha voltato le spalle e mi ha fatto piombare nell'oblio».

Daniele Gandolfi

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