La casa? "Prima ai piemontesi"! Come 50 anni fa...
L'assessore regionale Caucino annuncia la nuova legge sull'edilizia popolare. Dura critica di LUV
La casa popolare? Con la nostra nuova legge la daremo prima ai piemontesi... L'assessore regionale Caucino sbandiera entusiasta uno dei grandi refrain leghisti annunciando l'ormai imminente parto della normativa sull'assegnazione degli alloggi di edilizia pubblica che andrà a sostituire la precedente che risale al 2010
Dura la reazione di Grimaldi (LUV) che ricorda i cartelli esposti alle finestre della Torino anni 60 e 70 "Non si affitta ai meridionali" sottolineando come il senso dello slogan "Prima i piemontesi" sia esattamente la stessa cosa...
La nuova legge leghista
«Prima i Piemontesi». Il provvedimento che l’assessore regionale al Welfare (con delega alla Casa) Chiara Caucino aveva promesso fin dall’inizio del suo mandato sarà presto realtà: i cittadini piemontesi avranno una corsia preferenziale nell’assegnazione delle case popolari.
Una circostanza, inserita nel regolamento della nuova legge regionale, che verrà presto approvata, consentirà ai cittadini piemontesi di poter usufruire di un punteggio più elevato in graduatoria, mettendo così fine a una serie di situazioni non equilibrate che si sono verificate in passato.
Non un provvedimento discriminatorio, quindi, ma un’iniziativa che rende giustizia a migliaia di famiglie che, in questi anni, si sono viste «scavalcare» subendo - loro sì - gravi ingiustizie e soprattutto disagi.
Cambiano i punteggi
La nuova norma, in particolare, va a modificare l’articolo 8 della legge 3 del 2010, concedendo punteggi aggiuntivi a residenti da 15, 20 o 25 anni. Non solo: sarà previsto un meccanismo di premialità anche per le famiglie con un solo genitore che vive con figli minori. Con questo la Regione non va in alcun modo a discriminare gli stranieri, che - se in regola e residenti in Piemonte da diversi anni - potranno usufruire dei medesimi vantaggi.
«L’esigenza di una nuova legge - spiega Caucino - deriva dal sostanziale superamento della normativa regionale introdotta nel 2010, ormai superata anche da successive disposizioni statali in materia. E’quindi indispensabile attuare una rimodulazione delle disposizioni riguardo all’alienazione degli alloggi di edilizia sociale, alla luce anche della situazione economica delle Agenzie Territoriali per la Casa e di una società che a causa di due crisi economico finanziarie e dell’attuale pandemia si caratterizza per l’emergere preoccupante di nuove povertà che, come assessore al Welfare, ho il dovere di combattere. Nella nuova legge abbiamo ritenuto giusto privilegiare i residenti in Piemonte da lunga data che hanno certamente contribuito a sostenere la comunità alla quale appartengono. Allo stesso tempo abbiamo voluto venire incontro a madri e padri che vivono soli con figli minori a carico».
D’altronde l’attuale normativa presenta alcuni aspetti di difficile applicazione, in particolare riguardo i requisiti di accesso, che hanno già generato spiacevoli contenziosi. Era quindi necessario intervenire con una revisione organica dei requisiti di accesso relativi alla cittadinanza, residenza e possesso di proprietà immobiliari.
Dieci anni dopo...
Dopo dieci anni di applicazione dell’attuale regolamentazione, anche alla luce dei cambiamenti sociali intercorsi, bisognava mettere immediatamente mano alla revisione dei punteggi che generano le graduatorie per l’assegnazione degli alloggi, in ordine alle condizioni economiche, sociali e abitative dei richiedenti.
Ad oggi, infatti, è previsto l’utilizzo di parametri diversificati per l’accesso all’edilizia sociale (il modello Isee) e per il calcolo del canone di locazione degli alloggi (il criterio del reddito). Ai fini di una più semplice ed equa applicazione del canone, è stato invece ritenuto opportuno unificare, o quanto meno rimodulare, tali parametri, anche per allinearli con quelli già utilizzati per altre misure di intervento sociale.
Pur prevedendo formalmente una durata contrattuale di cinque anni, l’assegnazione di un alloggio di edilizia sociale è di fatto illimitata nel tempo e, addirittura, trasmissibile ereditariamente. Occorre ragionare, invece, su un utilizzo degli alloggi che sia limitato alle condizioni di disagio dei nuclei assegnatari, garantendo una rotazione che consenta l’ingresso anche alle nuove situazioni di emergenza.
Grimaldi (LUV) caustico...
«‘Non si danno case ai meridionali’, l’Assessora Caucino annuncia di voler fare il remake della vergognosa frase che si poteva leggere su molte finestre della città 50 anni fa, ma immaginate le conseguenze disastrose se quella legge fosse stata fatta allora. A Caucino continua a sfuggire un punto: chi è in lista per una casa popolare è piemontese perché, fino a prova contraria, nella nostra Regione lavora, risiede e paga le tasse da tempo. La verità è che l’ossessione della destra è quella di accendere una lotta tra i poveri».
Durissimo il consigliere di Luv a Palazzo Lascaris Marco Grimaldi che "osa" un paragone forte. «Il senso della proposta della Lega in Regione è la stessa di quella vergogna torinese degli anni ’70: un conto infatti è immaginare che la residenza sia individuata in un luogo specifico per tutelare le famiglie più povere, o colpite dalla crisi, affinché non si trovino a concorrere per una casa popolare in una città diversa da dove vivono o lavorano, ma l’intento della proposta della Giunta regionale è talmente estrema che appare davvero discriminatoria e, nei fatti, contro la legge. Infatti la norma annunciata vuole modificare l’articolo 8 della legge 3 del 2010 ma, sul punto, la Corte Costituzionale si è già espressa più volte dimostrando l’incostituzionalità di questo tipo di ostacoli perché contrastano con “la funzione sociale dell’edilizia residenziale pubblica”».
Conclude Grimaldi: «Perché la Giunta, in piena crisi Covid, fa un atto che sa già essere contro la legge e che sconvolgerà le graduatorie attuali? – si chiede Grimaldi: forse per fare della becera campagna elettorale sulle spalle di persone fragili e in difficoltà a pochi mesi dalle elezioni? Quali sono le povere famiglie piemontesi scavalcate? Da chi? Abbiano il coraggio di dirlo, così forse capiremo quanto sono confuse le idee dell’Assessora quando parla di piemontesi».