In arrivo un incontro femminista per parlare della violenza sulle donne
Sabato 27 la manifestazione nel centro di Vercelli.
Da sempre le donne sono state vittima di violenza, a maggior ragione da quando queste hanno rivendicato i propri diritti: lo scherno e la battuta, nel migliore dei casi, le botte e lo stupro quando invece va male. Con l'avvicinarsi del 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza maschile sulle donne, il tema ritorna come sempre attuale: si tirano le somme sui progressi fatti, sull'impegno politico a garantire che i diritti delle donne non siano di fatto calpestati o inferiori rispetto a quelli degli uomini e, costantemente, ci si accorge di quanto miseri siano i risultati...
La situazione vercellese
La mentalità di alcuni individui lascia davvero a desiderare: solo quest'anno sono state fatte 110 segnalazioni al centro antiviolenza per chiedere aiuto o supporto psicologico, ma ciò non è che la punta di un iceberg perché molte vittime non denunciano neanche i maltrattamenti subiti. Proprio per sensibilizzare la popolazione su questo tema l'associazione Parte in Causa ha pensato di organizzare un incontro, che si terrà sabato 27 novembre 2021, dalle 10.00 alle 18.00 in via Cavour, all'angolo con Corso Libertà.
Forte la rabbia delle donne contro il sistema patriarcale
«Durante questo incontro femminista - afferma con decisione Silvia Molè, attivista dell'Associazione Parte in Causa - si alterneranno letture militanti a performance in cui si alzerà forte e chiara la rabbia contro un sistema patriarcale che ancora oggi detiene il potere economico, politico, sociale e culturale, a diversi livelli in ogni parte del mondo. Il femminicidio rimane una costante del processo di appropriazione delle donne, come lo stupro e lo stupro nel matrimonio, lo sfruttamento domestico, la riduzione a sesso e procreazione, la reificazione, l’eterosessualità obbligatoria. Le conquiste raggiunte storicamente dal movimento femminista sono continuamente a rischio e vengono erose. Respingiamo approcci psicologizzanti e quindi depoliticizzanti, la nostra è una lotta di classe, non miriamo alla riforma delle intenzioni e del desiderio ma al rovesciamento di un sistema».
Una lotta continua, non solo per i diritti delle donne
«Nella nostra lotta - riprende Silvia Molè - riconosciamo i nessi alla base di ogni oppressione e vi includiamo anche la lotta di liberazione per gli individui delle altre specie, quali complici e alleate della resistenza animale. Noi individuiamo legami profondi tra le varie forme di oppressione che caratterizzano l’attuale società, come patriarcato, distruzione ambientale e mentalità estrattiva tipica dell’odierno capitalismo, antropocentrismo e specismo, proponendo una unione delle lotte tra classi oppresse, che nell’antispecismo politico o storico e nel femminismo antispecista si configura come tensione verso una liberazione totale di umani e non umani e movimento di resistenza a ogni struttura gerarchica e al capitalismo, cercando di coinvolgere tutti i soggetti marginalizzati: donne, migranti, popoli depredati delle risorse (colonizzati), persone con disabilità o discriminate in base al canone ciseteronormativo, lavoratrici e lavoratori, individui di altre specie per i quali non si persegue un “miglioramento” delle condizioni all’interno di un mattatoio, di un allevamento, di un circo, di un laboratorio, di un delfinario, di una battuta di caccia, di uno zoo … ma una liberazione totale».