E' andato tutto male: un anno di pandemia
Vercelli diventava “rossa” con la Lombardia, Modena, Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Rimini, Pesaro e Urbino, Alessandria, Asti, Novara, VCO, Padova, Treviso e Venezia.
Un anno fa, domenica otto marzo, ci svegliavamo in “zona rossa”. Durante la notte - dopo una giornata in cui si erano susseguite le indiscrezioni che avevano causato la grande fuga degli studenti universitari da Milano - il Premier Conte aveva firmato uno dei suoi primi DPCM.
Vercelli diventava “rossa” con la Lombardia, Modena, Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Rimini, Pesaro e Urbino, Alessandria, Asti, Novara, VCO, Padova, Treviso e Venezia.
La nostra solitudine sarebbe durata poco. Tre giorni dopo, l’undici marzo, il DPCM “Io resto a casa” avrebbe chiuso tutta Italia. È esattamente un anno che “Va tutto bene”, ma le Regioni e le città in crisi sono le stesse di un anno fa, il numero dei morti continua ad essere impressionante e tra poco toccheremo quota centomila decessi.
E' cambiato solo il virus
Solo una cosa è cambiata: il virus. Il Covid di oggi non è quello di un anno fa, è mutato ed è diventato più aggressivo. La variante inglese e le altre varianti tendono ora a far ammalare anche i più giovani. L’età media dei malati si è abbassata e tra qualche settimana capiremo anche l’incidenza sul tasso di mortalità. I numeri ci dicono che stiamo entrando nel periodo peggiore di questa pandemia: forse peggiore dello scorso anno. Eppure aumenta l’insofferenza delle persone. Mentre un anno fa tutti ci facemmo chiudere in casa sereni come delle vacche indù, oggi da più parti si sollevano mugugni di scontento.
Draghi non fa miracoli
Qualcuno si aspettava che la nomina di Draghi alla Presidenza del Consiglio dei Ministri facesse terminare la pandemia: come se l’ex Presidente della BCE fosse un Santo. L’altro giorno su Twitter è entrato in tendenza l’hashtag #NonRespiro, condiviso da migliaia di decerebrati schierati contro l’uso delle mascherine, contro i vaccini e convinti che il Covid sia un complotto per tenerli a casa.
Quelli che proprio non vogliono capire
Poi ci sono i negazionisti che continuano, anche qui a Vercelli, a inviare lettere ai giornali senza che il direttore di turno eviti di pubblicarle, quando basterebbe spiegargli che le loro lettere andranno sul giornale solo dopo la pandemia e dopo che saremo tutti vaccinati. Non mancano quelli che vogliono riaprire tutto per andare a cena o a farsi l’aperitivo con gli amici, mentre gli unici ad aver diritto di dire una cosa simile sono gli esercenti, che hanno subito dei danni gravissimi.
Mamme piangenti per la Dad
E infine il corteo delle mamme piangenti perché i loro figli sono costretti alla didattica a distanza: come se prima della pandemia la scuola funzionasse come un orologio. Per correre dietro a tutte queste lamentele il fans club di Salvini ha imposto che nel DPCM che copre fino al 6 aprile il blocco dello spostamento tra regioni finisca il 27 marzo: perché secondo il leader leghista una “Pasqua chiusi in casa” non sarebbe rispettosa degli italiani. Come se non fossero italiani i 300 morti al giorno. Insomma tutti vorrebbero avere ragione e pensano che servirebbe “ben altro” per rispondere al virus, in una cacofonia di pianti e lamentele che non ha senso. Ci sentiamo dire da un anno che il problema non è la scuola, non sono i ristoranti, non sono le aperture, non sono i mezzi di trasporto: ma pur non avendo nessun problema stiamo affogando lo stesso.
Tutto come un anno fa
La verità è che tutto è rimasto uguale ad un anno fa e il virus è più aggressivo. Una recente indagine pubblicata dall’organo ufficiale dei medici statunitensi ha messo in evidenza come il 22% dei giovani ricoverati per Covid negli USA a seguito dell’infezione soffra di Ictus, encefalopatie e complicanze neurologiche. Insomma se alcuni dei nostri ragazzi per un anno se ne sono bellamente fregati delle precauzioni - perché tanto il Covid colpiva solo gli anziani - dovrebbero iniziare a preoccuparsi.
Colpisce anche i giovani
Da quando è iniziata la seconda ondata sono in tutto 311.269 i giovani sotto i 20 anni che hanno contratto il coronavirus e di tutti questi 3.120 hanno avuto bisogno del ricovero, 135 della terapia intensiva e 14 sono morti. C’è gente che si dichiara sbalordita dalle chiusure e dalle limitazioni e non ha ancora capito che non è cambiata la nostra capacità di risposta in ambito sanitario. È stato aggiunto qualche posto in terapia intensiva, è stato assunto qualche paramedico, ma non sono stati fatti grandi passi avanti nelle cure e il tracciamento rimane una chimera.
Il flop di Immuni
L’applicazione Immuni, che doveva essere uno dei pilastri della strategia per contrastare la pandemia, non ha dato nessun contributo di rilievo e, anzi, è ben presto uscita dal discorso pubblico e dalla strategia del Governo: se ne occuperanno tra qualche mese la Magistratura e la Corte di Conti. Un anno fa non eravamo pronti ma nell’estate - quando i contagi erano quasi a zero e si ballava Jerusalema in spiaggia - a nessun cittadino indignato o forza politica di maggioranza e opposizione è venuto in mente di chiedere a Conte, Speranza e alle Regioni cosa stessero facendo per attrezzare il paese per la seconda e la terza ondata. Speravamo che grazie a San Gennaro la pandemia sparisse. Sparirà: ma solo con il vaccino. A proposito di vaccini: il mitico Crisanti (tribù dei virologi televisivi catastrofisti) ha criticato la nomina a Commissario per l’emergenza del Generale Figliuolo al posto di Arcuri (tribù dei banchi a rotelle).
Seguire l'esempio di Israele
Ha detto che sarebbe stato meglio un ingegnere di Amazon. Ad Amazon son bravi, ma il modello per la guerra al Covid è Israele, che sta vincendo la lotta grazie al l’impegno dell’Esercito. Anche in Italia bisognerebbe militarizzare il sistema di risposta all’emergenza. Non
basta un Generale solo, ne serve uno per Regione. Il sistema sanitario Regionale va Commissariato e passato nelle mani di Esercito e Carabinieri. Non è un caso che con l’arrivo di un militare il Governo abbia avuto il coraggio di bloccare una spedizione di 250.000 vaccini AstraZeneca in Australia. Ora manca solo il coraggio di nazionalizzare qualche stabilimento farmaceutico per fargli produrre vaccini H24, inserire l’obbligo vaccinale per decreto legge e precettare chiunque sappia tenere una siringa in mano per vaccinare notte e giorno, in qualsiasi luogo appartenga ad un Ente Pubblico. Solo così usciremo da quest'incubo.
Giovanni Drogo