Don Mauro: un ricordo lungo vent'anni
Il sacerdote è scomparso il 10 gennaio 2001.
«Il venerdì Santo non è l'ultima parola. L'ultima parola la pronuncia Dio alla mattina di Pasqua: RESURREZIONE». L’ha scritto don Mauro Stragiotti un prete che ha lasciato un segno profondo nel cuore di tanti a Vercelli, a Gattinara, ovunque sia stato a portare col suo sorriso l'amore di Gesù. Don Mauro ha avuto un lungo “venerdì Santo” sulla croce che aveva aiutato a portare a molti sofferenti: il cancro. Il 10 gennaio 2001 don Mauro si è incamminato verso la mattina di Pasqua.
Aveva un sorriso per tutti
Chi scrive ha avuto la fortuna di conoscerlo, don Mauro. Per la mia famiglia è sempre stato un punto di riferimento nella Fede, specialmente negli anni della sua esperienza a San Lorenzo, chiesa oggi chiusa, ma allora un vero centro di Carità e di testimonianza. Aveva una carezza, un sorriso e una battuta sia per i fedeli che ogni giorno seguivano la sua messa, sia per i più sfortunati: carcerati, tossici, sofferenti. Ho un ricordo suo netto, a un funerale, celebrato insieme a don Luigi dell'Aravecchia e a don Alberto Colombo, della comunità marianista. Era mancato un giovane che tutti e tre i sacerdoti avevano conosciuto e aiutato. Non ricordo le parole dell'omelia, ma ricordo bene la forza che sentivi in quei tre preti. Paladini degli ultimi, insieme a non molti altri. Don Mauro conosceva bene il pianeta carcere, dal 1978 al 1994 è stato il cappellano a Billiemme e proprio in San Lorenzo aveva posto la sua Casa per l'accoglienza degli ex carcerati.
Conoscere la psicologia del dolore e dell’aiuto
E' stato anche direttore della Caritas Diocesana. Aveva forse fra i primi compreso che il Volontariato non s'improvvisa, che ci si deve formare. Istituì dei corsi molto articolati per i volontari, ha scritto e favorito anche la redazione di volumi in cui specialisti come gli psicologi trattavano la malattia, il disagio, nei suoi vari aspetti, per far comprendere come ci si doveva porre e soprattutto i meccanismi psicologici delle persone da assistere. Ma anche quelli che si instaurano in chi aiuta.
Nel momento della prova
Forse anche con po' di autoironia, scrisse, quando era già malato: «Come sacerdote che da sempre si occupa della Caritas e dei gruppi di volontariato, quante volte avevo parlato ai volontari ospedalieri, con il desiderio e la presunzione di fare formazione! Oggi vi parlo da malato, vi parlo di costi e di vantaggi che prima conoscevo in modo molto più superficiale». A un occhio non cristiano sembrerebbe una “beffa di Dio”, ma non è stato così. Don Mauro ha portato la sua croce cercando l'incontro con Dio, senza scoraggiarsi e combattendo, ma coerente con una vita passata a consolare, a ricordare che la morte non è l'ultima parola.
Immagini e ricordi
Ripercorro le tappe della sua esistenza attraverso le pagine di un bel volume: «Don Mauro: una vita fatta dono». Lo realizzarono i suoi amici, i compagni di viaggio, nel giugno dello stesso anno della morte. Vollero che fosse stampato dall'Artigiana San Giuseppe, la tipografia di don Colombo, una cooperativa sociale, che aveva già curato altri libri per conto di don Mauro. Nelle foto lo si vede in compagnia a suonare la chitarra, nelle feste, con gli anziani, con i bambini, religiose, gruppi di amici e fedeli, nelle celebrazioni religiose. Sempre col suo sorriso. Oggi quelle 336 pagine sono un vero tesoro di esperienza di Fede, di come affrontare la vita. Credo che sia davvero importante che si celebri un convegno, un momento per ripercorrere la lunga strada di don Mauro. Ancor di più in un tempo in cui quella mattina di Pasqua ci sembra un miraggio.
«I poveri li avrete sempre con voi»
Nel Vangelo di Marco, 14,7 si legge: «...i poveri infatti li avete sempre con voi e potete beneficarli quando volete, me invece non mi avete sempre». Significa che non abbiamo bisogno di avere davanti Gesù per servirlo, basta che serviamo i poveri. Poveri per inedia, poveri per droga, poveri perché carcerati, poveri perché soli o malati. Don Mauro li ha serviti tutti.
Ha indicato la via della salvezza a tante persone
Il volume citato raccoglie notizie e testimonianze chene delineano il ritratto. «Caro Don Mauro, sono passati 13 anni da quando sono entrata per la prima volta nel tuo studio per gridarti la mia disperazione. E subito, dopo averti aperto il mio cuore angosciato, ho capito che eri per me un prezioso dono di Dio. E con te è iniziato il mio cammino verso Lui». E’ il passaggio del ricordo di una sua amica, quasi scelto a caso e che chiarisce molto bene la natura del sacerdote, pronto all’ascolto e a farsi messaggero dell’amore di Dio. Così scriveva l’arcivescovo Padre Enrico Masseroni nella presentazione del volume: «Senza dubbio: chi ha incontrato don Mauro ha conosciuto un prete di qualità, un uomo di Dio; e possiamo ben dire, sull’onda della “vox populi”, un santo. Insomma un sacerdote che ha segnato gli anni recenti della chiesa vercellese e che continua a fare del bene, non solo attraverso il ricordo della sua luminosa testimonianza, ma continua a guardarci ed accompagnarci dalla casa di Dio». Parole vere e attuali, vent’anni dopo.
Le tappe della vita
Don Mauro Stragiotti nasce a Gattinara il 16 maggio del 1946, frequenta le scuole elementari a Vintebbio, il Liceo Scientifico a Borgosesia e si iscrive a Medicina pensando a un’attività di psichiatra. Ma nel 1968, a 22 anni, capisce che non è ciò che Dio vuole per lui ed entra in seminario. Verrà ordinato sacerdote nel1973 nella chiesa della sua Vintebbio da monsignor Albino Mensa. Nel 1975 si laurea in Filosofia. Il suo primo impegno come pastore è come viceparroco alla chiesa delle «Maddalene» di Vercelli, dal 1974 al 1980, periodo in cui collabora strettamente anche con don Luigi. Inizia la sua lunga esperienza come cappellano del carcere di Billiemme nel 1978, rimarrà “in carcere” fino al 1994. Dal 1980 al 1994 è stato cappellano di San Lorenzo, sempre dedicandosi a chi usciva dal carcere a ai poveri. Nel 1982 è nominato assistente spirituale dell’Avulss. Diventa direttore della Caritas Diocesana nel 1987 e fino al1996. Contemporaneamente (19901994) è cappellano di San Giuliano. Nel 1994 diventa parroco a Gattinara dove è ancora ricordato come uno dei parroci più amati, purtroppo dura solo 4 anni, nel 1998 la malattia lo costringe a lasciare. Ma continuerà fino al 10 gennaio 2001 a operare il bene, a testimoniare il Vangelo.