L'omaggio

"Ciao Sandro": ricordi e un'intervista del 2009

Alessandro Sampietro: estroso creativo e persona di grande spessore umano.

"Ciao Sandro": ricordi e un'intervista del 2009
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Grande dolore in tutta la città per la scomparsa di Alessandro Sampietro, aveva 57 anni (ne avrebbe compiuti 58 a fine mese) saranno in tanti a salutarlo giovedì 21 luglio alle ore 17 alla "Casa funeraria di Vercelli" a Caresanablot, via Torino 6/B e ai funerali, fissati per venerdì 22 luglio alle ore 9,45 alla cappella della Sacra Famiglia di via Parini 5).

Ne danno il triste annuncio la mamma, il papà, il fratello Mauro con Angela, la sorella Mariella con Alessandro, i nipoti Cecilia e Filippo, gli affezionati Betty, Adam e Giuliana, i parenti e tantissimi amici che lo portano nel loro cuore per quanto ha saputo dare al prossimo, sempre con il sorriso e una battuta. "Non fiori ma opere di bene" chiede la famiglia.

Un persona eccezionale

Sandro è nel cuore di tanti vercellesi, specialmente di chi negli anni Ottanta seguiva la scena musicale ma anche dopo, nonostante la malattia.  Ecco alcuni ricordi, un ampio servizio sarà pubblicato nel numero di lunedì 25 luglio di Notizia Oggi Vercelli con tante altre testimonianze. E' perfettamente appropriata l'epigrafe funeraria che sottolinea: "Scrittore e creativo"

Dopo i ricordi pubblichiamo l'intervista che era uscita sempre sullo stesso settimanale nel 2009.

Un caro amico

Personalmente l'ho conosciuto nell'avventura di "Mixed", una piccola rivista che durò pochi numeri negli anni Ottanta, che si faceva a Vercelli e che aveva come unica ragion d'essere quella di riunire diverse "menti" creative e pensanti, il che non era affatto scontato. Sandro scriveva dei bellissimi pezzi sui trend del periodo o sulla musica, ambito in cui era molto coinvolto.

Sandro l'avevo poi ritrovato anni dopo, quando mi aveva raccontato di come la sua vita era cambiato quando aveva scoperto di essere malato, del lavoro perduto. E poi eravamo stati colleghi di lavoro per un certo periodo, riallacciando i rapporti e ricordando il periodo felice condiviso. Sono andato a sfogliare quelle pagine che hanno ormai quarant'anni, riletto i suoi pezzi così pieni di energia, di ironia. C'è tutta la sua personalità.

Come persona portava positività ovunque ed intorno a sé c'era sempre entusiasmo, per questo ha tantissimi amici che ora sentono la sua mancanza. (Gian Piero Prassi).

Così lo ricorda lo scrittore Ricciardiello

Lo scrittore Franco Ricciardiello così lo ricorda: "Viviamo in una piccola città, dove tutti sanno tutto di tutti; eppure ci siamo conosciuti tardi, quando già avevi la tua tremenda diagnosi. Frequentavi i miei corsi di scrittura creativa, scrivevi racconti di eroi per caso, controvoglia, che preferirebbero godersi una birra invece di lottare per la salvezza del mondo. La tua scrittura era come la tua vita: malinconica, impura, volenterosa e riluttante al tempo stesso. Mi risulta impossibile pensare a te senza pensare alla musica, alla tua ironia pungente, alla battuta che sempre cadeva a proposito, al tuo modo di ridere felino e contagioso. Mi hai lasciato musicassette, compact disc, libri. Mi hai lasciato il sorriso. Mi hai lasciato il ricordo della tua voce, che non andrà mai via".

Il ricordo di Lodovico Ellena

Il ricordo integrale sarà pubblicato su Notizia Oggi Vercelli, è un testo veramente toccante e che testimonia, se ce ne fosse bisogno, che persona è stata Sandro.

«Forse il suo pezzo che meglio di mille parole lo rappresenta fu “Sono contento di essere piccolo”: uno straordinario inno alla gioia di vivere senza illusorie mete o vani miti, un manifesto insieme filosofico e di saggia serenità d'animo che potrei definire quasi buddhista. Perché era così Sandro, al punto che nonostante la sua malattia riusciva sempre a vedere il lato positivo delle cose, anche si fosse trattato di un semplice e magari apparentemente insignificante dettaglio. Con Sandro se ne va un personaggio importante per Vercelli, un eterno ragazzo che ha saputo insegnare qualcosa di profondo a molti di noi».

Lodovico Ellena invia anche tre brani musicali, relativi tutti a progetti da lui curati: nel primo della serie Sampietro canta con la band "Mirrors", il secondo è una canzone scritta da lui inserita nel cd "Vercellinblues", il terzo è un brano dei "Folli di Dio" con musica composta dallo stesso Sandro.

L'intervista del 2009

Sandro Sampietro mi accoglie con serenità e quel buonumore, tratti del suo carattere che la Sclerosi Multipla, di cui soffre, non ha scalfito. Ha accettato con entusiasmo l’intervista, anche per dare qualche “dritta” a chi magari ha scoperto da poco di essere, come dice lui, sorridendo, uno “sclerato”, certo non nel senso che comunemente si intende.

«E’ stato naturalmente un forte choc nel 1997 apprendere la notizia. Da qualche tempo avevo disturbi alla vista, grande stanchezza, disequilibrio. Dopo visite infruttuose approdai dal primario di Neurologia Franco Copp0 che, dopo gli accertamenti clinici, mi comunicò che ave vo la malattia, nella sua forma primaria progressiva. Passato il primo impatto ho cominciato a prenderla con filosofia, probabilmente aiutato dal mio carattere, nonostante che uno dei primi “effetti” fosse stata la perdita del posto di la voro, il mio principale, saputo della malattia, non mi rinnovò il contratto. Ma io pensai, parafrasando il celebre romanzo di Davide Layolo, che finché non si vede l’erba dalla parte delle radici tutto va bene...

All’inizio comunque non ho patito gravi disabilità, a parte il dolore al nervo trigemino che è stata una conseguenza collaterale della malattia.

Il peggioramento è stato molto lento: sono diventato prima invalido al 46 per cento, poi al 70, 90 e infine 100%. Fino al l’estate del 2003 riuscivo an cora a camminare, aiutandomi col tripode. Oggi purtroppo devo usare sempre di più la carrozzina, in casa il deambulatore. Fortunatamente ho un lavoro, sono impiegato nella segreteria dell’Itis, e poi ho tanti interessi... Qualcuno una volta mi ha chiesto come facevo a non pensare al suicidio quando avevo quei dolori fortissimi al trigemino.., io gli ho risposto “ho troppo da fare per trovare il tempo di suicidarmi”».

In effetti di interessi ne hai sempre avuti molti, ci siamo conosciuti nella metà degli anni Ottanta, allora eri un protagonista della scena rock underground...

«Sì, cantavo molto bene, con un’estensione superiore all’ottava e ho militato in diversi gruppi ricordo “Blue Tempo” e “Forte Cuzcko”. La Sclerosi Multipla ti cambia le percezioni e la coordinazione e così dovetti presto smettere. Una rinuncia che mi ha pesato. Ma ho trovato subito una nuova passione, sono diventa to un divoratore di libri e poi uno scrittore, attività che mi affascina tantissimo. In questo periodo, per esempio, sto lavorando intensamente al mio primo romanzo».

Sandro in effetti è uno degli autori vercellesi più brillanti, ha uno stile particolarissimo scanzonato e dissacratorio, ha all’attivo diverse pubblicazioni e nel settembre del 2006 ha edito per la vercellese Litocopy la raccolta “Corpi” che ha avuto un buon successo.

A proposito di reazione alla malattia, cosa consigli a chi oggi vive l’impatto di una diagnosi come la tua?

«Come ho appena sottolineato trovarsi una o più attività, altrettanto fondamentale è la rete degli amici, anche in questo caso sono stato fortunato e poi fra gli interessi ci metto anche quello per le donne... Le relazioni affettive di ventano ancor più fondamentali...».

E dal punto di vista delle cure, come ci deve muovere?

«Bisogna “sbattersi”, i canali “normali” non sono sufficienti. Ti faccio un esempio, qualche anno fa un amico mi ha consigliato di usare il farmaco LDN, però ho dovuto girare a lungo prima di trovare un medico che me lo prescrivesse, l’ho trovato all’ospedale di Arenzano. Mi ha visitato gratis, come servizio sanitario pubblico e altrettanto gratis me l’ha prescritto.., ora però quel medico è morto e non so più dove andare... mi hanno suggerito Monza. Vedremo... per ora sto godendo ancora i benefici della cura che effettivamente ha alleviato il disagio. Dipende anche molto dal tipo di Sclerosi, nel mio caso è incurabile e io cerco di prendere meno farmaci possibile. Chi soffre della forma recidivante-remittente ha a disposizione prodotti assai efficaci. Consiglio anche di usare molto il web, ci sono forum e gruppi di discussione che offrono informazioni utilissime».

E la ricerca?

«Guarda, c’è un fatto che mi fa davvero arrabbiare che è l’atteggiamento della chiesa, e di conseguenza dello Stato Italiano, riguardo la possibile cura con le cellule staminali. Al momento è principalmente quella forma di ricerca che dà qualche speranza a noi malati di Sclerosi Multipla e non accetto che ci sia preclusa per bigottismo.

Spero che adesso con Obama ci sia una ripresa della sperimentazione con le staminali negli Usa e poi a livello globale. Inoltre, da quanto so, e da quanto ho anche reperito su Internet, le campagne di raccolta fondi per la ricerca mobilita no effettivamente il pubblico; sono però ancora troppo alti i costi di gestione e ciò che va effettivamente ai ricercatori è poco rispetto a quanto viene raccolto».

E la vita a Vercelli per chi ha problemi di deambulazione come te?

«Sono stato recentemente a Roma per delle cure ed era veramente impossibile muoversi, poche rampe e quelle poche impegnate da auto in sosta... per non parlare dei parcheggi per i disabili. Vercelli, invece, è abbastanza a posto in questo senso, certo ancora poco rispetto alla Francia o alla Svezia, ma ho notato comunque una certa ci viltà da parte dei vercellesi. I parcheggi per disabili vengono lasciati liberi e anche le barriere architettoniche sono in diminuzione. In ospedale e nei vari uffici sono sensibili e premurosi».

Cosa manca?

«L’unica struttura di cui sento la mancanza è un Centro per la Sclerosi Multipla come quello di Novara a cui attualmente faccio riferimento. Un centro in cui medici specializzati offrono un supporto migliore rispetto ai pur bravi me dici non specializzati».

C’è una morale che ti senti di trarre dalla tua vicenda?

«Penso proprio di sì, ho scoperto che, nonostante tutto, nonostante questa terribile malattia degenerativa, la vita vale sempre la pena di essere vissuta fino in fondo».

E così Sandro ha fatto, dandoci un grande insegnamento.

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