Chiara Drago: «Qui in Francia ho trovato tanti amici e lavoro»
La giovane era stata oltr’alpe per imparare la lingua e c’è restata.
«Sono partita per la Francia nel settembre 2013, per imparare la lingua e per provare a continuare gli studi di diritto in francese. Sono ancora in terra transalpina».
Chiara Drago dopo gli studi di diritto in Italia, si è spostata in Costa Azzurra, a Tolone, e ci è rimasta 4 anni. «Il livello di francese non era il massimo per poter seguire le lezioni, così ho iniziato un corso di lingua e fatto la ragazza alla pari: in poco tempo ho imparato tanto, conosciuto tante persone di tutti i paesi, dalla Nuova Zelanda alla Norvegia. Ho quindi ripreso gli studi e mi sono laureata, nei 4 anni in Costa Azzurra. Dopo, mi sono trasferita vicino a Lione, dove ho vissuto per 2 anni e dove ho iniziato a lavorare per il gruppo Deloitte. A malincuore, nel dicembre del 2018, mi sono trasferita vicino a Parigi, a Nevers. Dopo esser stata “ragazza alla pari”, ho lavorato in una scuola come assistente, ho fatto la cassiera e la babysitter per mantenermi agli studi. Mi sono laureata in “Gestione d’impresa controllo e revisione fiscale” e questo mi ha consentito di lavorare in studi di commercialisti e legali come il gruppo Deloitte. Tuttora lavoro in uno studio di commercialisti, un gruppo regionale più piccolo rispetto al primo. Spero sempre di poter tornare a vivere nel sud della Francia. Sebbene abiti vicino a Parigi, una città molto bella, mi manca il sole e il mare».
Come ti trovi in Francia? hai fatto fatica ad ambientarti?
«Tanti dicono che la Francia sarebbe meglio senza i francesi... Io dico che a parte nelle piccole città dove ci sono i veri francesi, in Francia ci sono molte culture e persone provenienti da tutto il mondo, soprattutto nelle grandi città. Ho anche amici francesi, per carità, ma il 90% delle mie conoscenze, sono straniere, venute per lavoro o studio e che non ripartirebbero per tornare nel loro paese. In Francia se vuoi farti una carriera e pretendere un buon stipendio non c’è problema. C’è già uno stipendio minimo, di base, e man mano che passa il tempo, con l’esperienza, puoi ambire ad aumentare l’introito. Io ho iniziato dal basso e ora non mi lamento affatto, anzi... Questo magari in Italia è più difficile. Ho conosciuto molti italiani che sono partiti per la Francia proprio perché in Italia non hanno trovato una giusta sistemazione e hanno cercato qui il riconoscimento economico per il tanto lavoro e l’impegno profuso negli studi».
Come hai vissuto il lockdown?
«A Nevers è stato tutto chiuso dal 16 marzo al 15 maggio 2020. Il secondo lockdown è stato decretato da fine ottobre a fine dicembre 2020. Dal 4 gennaio c’è il coprifuoco alle 18. Ora è di nuovo tutto chiuso nel mio dipartimento. All’inizio doveva essere un periodo: ora dura da più di un anno e chissà fino a quando».
Progetti per il futuro? Tornerai in Italia?
«Ci torno appena posso, quando ho le vacanze, a Natale e in estate. Incito sempre mio papà e mia sorella a venire qui a trovarmi, ma ovviamente adesso, la situazione non aiuta. Sono già venuti molte volte quando ci si poteva spostare facilmente. Ora come ora non tornerei in Italia, anche se mi manca. Qui però c’è maggiore stabilità. Certo ci sono cose positive e negative anche qui: la negativa è essere lontano da casa. Quando ho perso mia mamma, nel maggio 2019 ci ho pensato a tornare, ma alla fine qui ho costruito una parte della mia vita. Mi auguro e auguro a tutti di poter tornare a viaggiare e poter tornare alla vita di prima. Spero di poter tornare più spesso a Trino, senza bisogno di tamponi e periodi di quarantena».
Riccardo Coletto