Andrea Tromba: il trinese che progetta i satelliti
Sta lavorando a una serie di missioni per studiare il nostro pianeta.

Una laurea in Ingegneria Aerospaziale, lo ha portato a lavorare all’ESA, l'Agenzia Spaziale Europea: Andrea Tromba, è alla conquista dello spazio...
Il curriculum
Andrea ha conseguito la Laurea Magistrale in Ingegneria Aerospaziale al Politecnico di Torino nel 2010. «Negli ultimi dieci anni - spiega - la mia grande passione per lo spazio mi ha portato a girare l'Europa. Ho avuto due esperienze all'estero. Prima uno stage di sei mesi presso la sede olandese dell'Agenzia Spaziale Europea (Esa), realizzato al terzo anno di Università. In seguito, nell'ambito del programma Erasmus, ho trascorso circa un anno e mezzo tra studio e tirocinio in Francia, dove ho avuto la possibilità di studiare presso la Grande École Isae-Supaero di Toulouse e poi a di lavorare nel settore spaziale a Parigi per un progetto promosso dall'Agenzia Spaziale Francese (Cnes). Dopo la laurea magistrale ho lavorato per qualche mese in uno studio di ingegneria a Casale. Ben presto ho cominciato a inviare CV all'estero e nel giro di qualche mese sono stato assunto da una società spagnola, per occuparmi della progettazione di un satellite di osservazione della Terra.
Dopo circa un anno, ho avuto un'offerta di lavoro che mi ha portato a lavorare in Thales Alenia Space a Cannes, in Francia, sempre nell'ambito della progettazione di satelliti. Dopo un paio d'anni, per motivi personali e professionali, mi sono trasferito nuovamente a Parigi, dove ho lavorato per circa 5 anni, in particolare presso una società che forniva supporto al Cnes.
La trasferta nei Paesi Bassi
Durante questo periodo ho partecipato e gestito progetti volti alla progettazione e sviluppo di lanciatori di nuova generazione. Infine, sono ritornato nel Paesi Bassi, a Leiden, una cittadina tra Amsterdam e L'Aja, dove vivo da un paio d'anni con la mia famiglia.
La mia sede di lavoro attuale è lo “European Space Research and Technology Centre” (Esa Estec), a Noordwijk (Paesi Bassi), dove ricopro il ruolo di System Studies Engineer per ESA».
Al lavoro per il 2030
In cosa consiste il tuo lavoro?
«Tra le varie cose, mi occupo di realizzare studi per verificare la fattibilità delle missioni di osservazione della Terra che verranno lanciate intorno al 2030 e di definire il design preliminare dei satelliti da impiegare. Inoltre, una parte importante del mio lavoro è rivolta alla supervisione delle attività realizzate dagli industriali Europei che si occupano della progettazione e dello sviluppo pratico di tali satelliti.
Satelliti per capire meglio la Terra
Ultimamente sono stato coinvolto in varie missioni nell'ambito dei programmi ESA Earth Explorer e Copernicus. In particolare, le Earth Explorer sono missioni dedicate a studiare alcuni aspetti dell'ambiente terrestre, adottando nuove tecnologie che permettono di fornire informazioni sui meccanismi che caratterizzano l'atmosfera, la biosfera, l'idrosfera, e l'interno della Terra. Un focus particolare è dato alle interazioni tra queste componenti e l'impatto che l'attività umana sta avendo sui processi naturali della Terra. Per esempio, una delle missioni a cui ho dato il mio contributo è FORUM, un satellite che ci permetterà di comprendere meglio come il pianeta assorbe e rilascia energia, dandoci quindi la possibilità di studiare vari fenomeni, tra cui anche cause ed effetti del riscaldamento globale».
Il lockdown
Come hai gestito questo periodo di emergenza?
«Durante questo periodo di pandemia Covid-19, ho lavorato (e lavoro tutt'ora) da casa in smart working. La maggiore differenza è data dal fatto che i frequenti viaggi in giro per l'Europa per discutere con gli industriali e i meeting con i colleghi sono stati sostituiti da numerose e lunghe teleconferenze. In generale ci sono pro e contro nel lavorare da casa, ma il lato migliore è stato la possibilità di passare molto più tempo con la mia famiglia, ed in particolare con mia figlia di un anno e mezzo. Riguardo gli effetti della pandemia in Olanda e l'approccio del governo, il Covid-19 ha mietuto molte vittime anche qui (i numeri sono paragonabili agli altri stati del Sud Europa se proporzionati alla dimensione del Paese) ma, rispetto all'Italia, il lockdown è stato molto più leggero, il che ci ha permesso di uscire un po' di più all'aria aperta. Oggi le cose sembrano tornate quasi alla normalità anche se si mantiene alta la guardia, almeno nella mia famiglia».
Riccardo Coletto