AMBIENTE: radioattività nei funghi
Arpa comunica che i livelli di contaminazione non sono rilevanti e che non possono causare problemi alla salute di chi consuma i funghi.
Arpa comunica che i livelli di contaminazione non sono rilevanti e che non possono causare problemi alla salute di chi consuma i funghi.
Ci sono tracce di radioattività nei funghi, rilevata specialmente in Valsesia. Arpa Piemonte, nel confermare la cosa, ricorda però che è un fenomeno che, tranne per rari ed ipotetici casi, non supera le soglie consentite di esposizione e comunque non comporta rischi per la salute a meno non vi cibaiate di soli funghi per tutto l'anno... Dunque niente allarmismi, la comunicazione avviene dopo il risalto dato da alcuni media locali, riguardanti la presenza di Cesio radioattivo riscontrata nei funghi della Valsesia dall'Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Piemonte e Valle d'Aosta. La radioattività rilevata nei funghi è attribuibile al radioisotopo Cs137 presente sul territorio regionale a seguito della ricaduta radioattiva (fall out) conseguente l'evento di Chernobyl del 1986, non riguarda solo i funghi, ben più rilevante è ad esempio la contaminazione presente nei cinghiali.
Tale circostanza non deve tuttavia destare preoccupazioni dal punto vista dell'effettiva rilevanza del rischio radiologico.
Questo essenzialmente per due motivi:
1) le specie maggiormente contaminate per le quali si può talvolta osservare un superamento del limite di legge (600 Bq/kg) sono esclusivamente lo Xerocomus Badius e la Rozites Caperata, due specie di funghi assai poco consumate;
2) anche nel caso di consumo di un campione di questi funghi “oltre soglia”, la quantità di radioattività effettivamente ingerita resta comunque limitata e fornisce un contributo di dose efficace complessiva (il parametro che, per legge, quantifica il rischio radiologico) ampiamente al di sotto del limite per la popolazione (1 milliSievert/anno).