ABUSO' DI UNA 14ENNE: PEDOFILO VERCELLESE IN MANETTE

Sul capo di un 53enne gravissime accuse: adescava sui social le piccole vittime chiedendo loro video da nude

ABUSO' DI UNA 14ENNE: PEDOFILO VERCELLESE IN MANETTE
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Sul capo di un 53enne gravissime accuse: adescava sui social le piccole vittime chiedendo loro video da nude

La Polizia di Vercelli ha eseguito un’ordinanza applicativa della misura cautelare della custodia in carcere nei confronti di I.G. classe 63, residente in provincia di Vercelli, poiché indagato per aver compiuto violenze sessuali, ed altri reati, in danno di minori. Lo spunto investigativo nasce nel mese di marzo 2016, quando un padre coraggioso si reca presso gli uffici della Questura di Vercelli per denunciare una serie di comportamenti subdoli e deprecabili posti in essere su sua figlia che, nel frattempo, visto il tempo trascorso dall’accadimento dei fatti, aveva avuto il coraggio di raccontare. Più nello specifico, l’indagato, dopo aver ottenuto con l’inganno la fiducia dei genitori, era riuscito, nell’anno 2011, a fare in modo che la piccola (all’epoca dei fatti infra quattordicenne) e il fratellino gli venissero affidati, in diverse occasioni, per far loro trascorrere la notte a casa sua. Secondo quanto riferito in denuncia, e poi specificato meglio dalla stessa minore in sede di audizione protetta, l’indagato avvalendosi di queste circostanze a lui favorevoli, non perdeva l’occasione per compiere atti sessuali con la ragazzina, ponendola sulle sue gambe e toccandole il seno, dopo che il fratellino si era addormentato.

Inoltre l’indagato, in almeno due occasioni, era riuscito ad ottenere dalla vittima, dei video di lei nuda girati in bagno con il telefonino, che lui stesso le aveva procurato. Nel mesi di marzo di quest’anno, l’indagato, non ottenendo più nessun interesse da parte della vittima - che lo aveva “bloccato” sui vari canali di comunicazione - metteva in pratica un ulteriore mezzo fraudolento per raggiungere le sue mire, ovvero l’utilizzo di un falso profilo sul social network “Facebook”, piattaforma su cui si fingeva un minore di anni 16: con questo profilo il delinquente compiva attività di adescamento sia nei confronti della medesima, sia verso altre vittime infra sedicenni. La seconda sezione della Squadra Mobile iniziava un’accurata attività info-investigativa e, visti i reati per cui si procedeva - in particolare quello di adescamento - la competenza passava alla Procura distrettuale di Torino che ad aprile autorizzava operazioni tecnico-informatiche. Durante tutto il periodo monitorato sono emerse due ulteriori vittime, entrambe minori. Per quanto riguarda la prima è emerso chiaramente, dalle conversazioni captate, che l’indagato, oltre a fare diverse proposte di natura sessuale, ha compiuto atti della stessa specie con l’interlocutrice, verosimilmente in epoca in cui non aveva ancora compiuto gli anni 14. A tal proposito sono in corso ulteriori accertamenti al fine di definire meglio e con precisione le condotte poste in essere: comunque non risulta, ad oggi, che vi siano mai stati rapporti completi, né con lei né con gli altri minori. Per quanto riguarda la seconda, l’indagato, fingendosi un minore di anni quindici e approfittando delle fragilità legate all’età, ha abusato di lei facendosi inviare più foto ritraenti seno ed organi genitali; anche per tale condotta è accusato del reato di violenza sessuale.

Inoltre, sempre grazie all’attività d’indagine, è emerso che l’indagato, utilizzando il suo falso profilo, dopo un’accurata attività di manipolazione psicologica, adescava le sue vittime minori all’interno di un gruppo che lo stesso aveva all’uopo creato sul social “Instagram”, con l’intento di acquisire dei “nudi” delle piccole vittime. L’attività di polizia giudiziaria, protrattasi per circa sette mesi, ha così consentito di individuare chiari e incontrovertibili elementi di prova a carico dell’indagato e di conseguenza è stata richiesta ed ottenuta l’ordinanza, eseguita nella giornata del 4 ottobre. Nel contempo si è proceduto a sequestrare oltre al telefonino, tutta la strumentazione tecnologica in possesso dell’indagato, dove si presume possa esserci materiale pedopornografico o comunque informazioni che potrebbero consentire l’identificazione di ulteriori vittime. L'arrestato è stato condotto in carcere a Torino a disposizione dell'autorità giudiziaria.

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