Con la mostra «Da Fontana a Crippa a Tancredi. La formidabile avventura del movimento spazialista», a cura di Nicoletta Colombo, Serena Redaelli, Giuliana Godio e con la consulenza scientifica di Luca Massimo Barbero, il Museo di Arti Decorative Accorsi-Ometto di Torino prosegue la sua ricerca sull’arte italiana del Novecento e intende indagare il ruolo dello Spazialismo nel rinnovamento artistico dell’immediato secondo dopoguerra.
La trasformazione dell’arte italiana
La trasformazione dell’arte italiana iniziata nella seconda metà degli anni quaranta è inimmaginabile senza l’approccio concettuale al problema dello spazio, individuato, in pittura, da segni-base, linee, buchi e tagli nelle tele. Questo cambiamento trova in prima linea i protagonisti del Movimento spazialista, affascinati da una nuova visione del cosmo. Lo Spazialismo, o “concetto spaziale dell’arte”, coinvolge intellettuali, letterati, scrittori, poeti che riconoscono in Lucio Fontana un leader provocatore e rivoluzionario.
La mostra, visitabile fino al 15 febbraio, che raccoglie 24 maestri rappresentati da circa 50 opere provenienti da musei, raccolte istituzionali e private, si apre con Lucio Fontana, per proseguire con Roberto Crippa, artista in dialogo con le tendenze internazionali del gesto e del segno, interpretate in formule vorticose, spiraliformi e dinamiche, riflessi del personale vitalismo e della passione per il volo acrobatico, con escursioni nel riferimento al surrealismo e al primitivismo totemico.

Il percorso espositivo
Il percorso espositivo esplora le poetiche dei principali protagonisti dello Spazialismo milanese, fucina creativa delle ricerche del movimento, con opere di Gianni Dova, Cesare Peverelli (sua l’opera nella foto), Emilio Scanavino, Ettore Sottsass, Beniamino Joppolo, Aldo Bergolli, Gian Carozzi, autori interessati a implicazioni surrealiste ed esistenziali, sostenuti dalle iniziative espositive e culturali di Cardazzo, gallerista aperto a confronti internazionali e al coinvolgimento collezionistico con Peggy Guggenheim, aspetti che conferiscono allo scenario spazialista importanti riferimenti cosmopoliti. La rassegna documenta inoltre il notevole contributo al movimento da parte degli spazialisti veneziani, giunti alla sperimentazione sulla fenomenologia spaziale tra il 1951 e il 1952: Virgilio Guidi, Tancredi Parmeggiani, Mario Deluigi, Edmondo Bacci, Vinicio Vianello, Gino Morandis, Bruna Gasparini, Ennio Finzi, Saverio Rampin e Bruno De Toffoli, protagonisti delle dirompenti novità verificate dalla pittura astratta degli anni cinquanta, con una sensibilizzazione squisitamente veneta alla luce, al colore e a un linguaggio transitato da scansioni spaziali in tramature astratte, al fascino del vuoto palpitante di segni e di deflagrazioni cromatiche.
Dal carattere inclusivo del movimento e dalla ampia visione strategica di Cardazzo derivano le temporanee presenze “spazialiste” di Roberto Sebastián Matta Echaurren, Giuseppe Capogrossi, Enrico Donati, Remo Bianco, testimoni delle contaminazioni surrealiste, segniche e nucleari ricorrenti nel clima interdisciplinare degli anni Cinquanta.