Peste suina: 500 cacciatori ai corsi di prevenzione tenuti dai veterinari Asl
"La malattia potrebbe introdursi negli allevamenti di suini e causare elevati danni"
Sono circa 500 i cacciatori, guardie venatorie, tutor e selecontrollori, che hanno partecipato nel corso del 2022 ai vari incontri che avevano quale tema la Peste Suina Africana. Gli incontri, promossi da Provincia, CIA, Coldiretti, Ambiti Territoriali di caccia (ATCVC 1-2), Comprensorio Alpino, Ente parco del Ticino e Lago Maggiore sono stati tenuti dal Servizio Veterinario dell’ASL di Vercelli
che ha impegnato diversi veterinari per un totale di sette incontri svoltisi in varie sedi nell’ambito del Basso Vercellese e della Valsesia.
“La malattia, che non si trasmette agli esseri umani, - spiega Daniele Masiero, responsabile dell’Area A-Sanità animale del Servizio veterinario dell’ASL - è stata rilevata nei cinghiali della provincia di Alessandria ed in Liguria oltre che nella Regione Lazio. A causa della sua elevata contagiosità e della elevata resistenza del virus che la trasmette, potrebbe introdursi negli allevamenti di suini e causare elevati danni economici per la morte degli animali e per il blocco dell’esportazione di carni suine non solo per il Piemonte ma per l’intera Nazione”.
“La Peste suina africana si propaga anche per ingestione di carni suine contaminate ed è quindi molto importante non abbandonare nell’ambiente rifiuti alimentari, né somministrare rifiuti alimentari ai suini e ai cinghiali – sottolinea Masiero - Lo scopo dei corsi è stato quello di conoscere meglio la malattia e di approfondire le modalità operative di intervento sia per l’abbattimento degli animali durante la caccia sia il comportamento da tenere nel caso di ritrovamento di carcasse di cinghiali sulle quali è previsto il test PSA per poter rilevare il più precocemente possibile la malattia e circoscrivere quindi l’epidemia”.