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"Io non mi arrendo", un convegno dedicato alla disprassia

L'evento è stato organizzato grazie al supporto del Rotary Club Vercelli e dell’Università Popolare

"Io non mi arrendo", un convegno dedicato alla disprassia
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Piccolo Studio gremito sabato mattina 15 aprile 2023 per il Convegno dal titolo "Io non mi arrendo", dedicato a un tema ancora poco trattato: la disprassia. L’incontro informativo, indirizzato a genitori, docenti ed educatori, è stato organizzato grazie al supporto e all’impegno del Rotary Club Vercelli e dell’Università Popolare. Bravissime le relatrici Ilaria Santillo, Valentina Carenzo e Erika Vasina del Centro Clinico e Didattico " Victor", che hanno saputo coinvolgere il pubblico non solo verbalmente, ma anche in modo attivo, con la dimostrazione di alcune nuove tecniche.

Un riferimento per le famiglie

Il Rotary Club Vercelli ha fortemente voluto questo incontro pubblico – ha sottolineato la Presidente Adriana Sala Breddo - affinché le famiglie abbiano un riferimento e si sentano supportate e affinché i docenti siano sempre più informati e formati anche sulle nuove metodologie. Sergio Macciò del Rotary Club Vercelli, che ha seguito l’organizzazione del convegno, ha voluto sottolineare che il mondo dei DSA (Disordini Specifici dell’Apprendimento) è un mondo sommerso che abbiamo sotto gli occhi senza essere in grado spesso di comprenderne la vastità. La ricerca può trasformare dei limiti in punti di forza.
La Presidente dell’Università Popolare Paola Bernascone ha affermato che questo tema è molto importante con riguardo non solo alle fasce di età infantili o adolescenziali, ma anche all’età adulta, pertanto le nuove tecniche possono essere utili a tutti.
Presenti il Consigliere Regionale Alessandro Stecco, Presidente della Commissione Sanità della Regione Piemonte e Ombretta Olivetti, Assessore al Comune di Vercelli.
Le relatrici hanno presentato la condizione disprassica come la madre dei più noti disordini di apprendimento, ovvero dislessia, disgrafia, disortografia e discalculia. In particolare Ilaria Santillo ha tenuto a specificare che è corretto parlare di disordini e non di disturbi, sottolineando come una difficoltà di apprendimento non corrisponda a un deficit. Le relatrici hanno ricordato che ognuno di noi possiede delle potenzialità su cui si può e si deve lavorare per garantire il benessere globale dell’individuo disorganizzato.
Il Metodo Crispiani, presentato dalle tre Terapiste ITARD, si fonda su di una neuro-attivazione funzionale e specifica, dimostrando che l’apprendimento cognitivo è legato a quello motorio. E’ stato mostrato inoltre, attraverso esempi pratici, concreti e diretti al quotidiano, come attraverso il corretto approccio di lavoro, bambini e ragazzi, ma anche adulti e anziani, si possano raggiungere in poco tempo (dai 3 ai 4 mesi) miglioramenti tangibili.
Valentina Carenzo ha presentato quindi la Teoria Cerebellare di Angela Fawcett, psicologa inglese che da anni conduce studi in merito alla natura neurobiologica dei disordini di apprendimento, imputando all’anomalo funzionamento del cervelletto le difficoltà di apprendimento procedurali.
E’ stato sottolineata la necessità di porre particolare attenzione ad alcuni segnali riscontrabili già dalla tenera infanzia; a questo proposito, Erika Vasina ha illustrato quali difficoltà possa comportare, per esempio, il mancato gattonamento e quali siano i segnali precoci di disprassia rilevabili a partire dai primi anni di scolarità.
Le tre relatrici hanno poi svolto insieme al pubblico in sala alcuni degli esercizi neuromotori che vengono proposti negli Studi Itard a ritmo di musiche incalzanti, con marce basali e incroci tra arti superiori e inferiori, al fine di sollecitare lo scambio interemisferico cerebrale. I presenti hanno apprezzato questo approccio pratico perché, anche se un po’ fuori dagli schemi, è coinvolgente e, se applicato con costanza e intensità, è efficace.
Il convegno si è concluso con una riflessione profonda sul fatto che un bambino “difficile” non ci sta mettendo in difficoltà, ma è in difficoltà. E’ necessario quindi aiutarlo ad uscire dalla bolla dell’abitudine attraverso l’informazione, la formazione e la voglia di mettersi in gioco, perché ciò che pare arduo e impossibile ai più, può diventare possibile a chi ci crede sempre, senza arrendersi mai.

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