Il ricordo del Cavaliere di Fabrizio Finocchi

"Ho davanti agli occhi l’immagine di un uomo magnetico"

Il ricordo del Cavaliere di Fabrizio Finocchi
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Ecco un altro ricordo vercellese, quello di Fabrizio Finocchi.

"Conobbi il Dottore alla fine del 1994, quando radunò tutti i dirigenti piemontesi di Forza Italia nella sua tavernetta ad Arcore per preparare la tornata elettorale del 1995. Dopo quell’incontro lo ho incontrato molte altre volte, soprattutto in occasione dei congressi e delle campagne elettorali.

Un uomo magnetico

Ho davanti agli occhi l’immagine di un uomo magnetico, un affabulatore, un trascinatore di folle. In quegli anni eravamo tutti convinti che avrebbe rivoluzionato la politica per poi tornare al mondo dell’impresa: nessuno poteva immaginare che sarebbe diventato uno dei politici più longevi della storia d’Italia. Il personaggio chiave di quel “teatrino della politica” che a parole sembrava disprezzare, ma di cui non riusciva a fare a meno. Ricordo con divertimento l’incontro tra i Coordinatori Regionali che discutevano su come impostare il primo congresso del 1998. C’era chi discettava sui padri nobili da dare al partito, altri sui leader politici mondiali da invitare. Piombò inaspettato nella riunione e spiegò che a lui non importava nulla degli ospiti illustri e che quel congresso sarebbe passato alla storia per una grande manifestazione festante per le vie di Milano, da animare con le bande musicali e il suo comizio finale in piazza Duomo. Fu così. Per fare colore Maria Teresa Armosino portò in piazza un enorme gonfiabile a forma di bottiglia di Asti Spumante.

Trasformava le zucche in carrozze

Ha avuto la capacità incredibile di portare in Parlamento persone che senza di lui non avrebbero fatto neppure il consigliere comunale in un paese. Come un mago trasformava le zucche in carrozze. Da molti di questi personaggi è stato tradito con esempi di ingratitudine memorabili. Io gli devo molto, perché sono stato eletto per ben tre volte nelle liste di Forza Italia e i voti si prendevano grazie a lui. Dopo quello che ho visto in due missioni nel Caucaso 2006/2009 non sono mai riuscito a perdonargli il rapporto con Putin. Fu quel fatto unitamente al discorso del “predellino”, che generò il PDL nel 2009, a portarmi al ritiro dalla politica nel 2010. Ho avuto la fortuna di conoscere l’uomo che, nel bene e nel male, ha rivoluzionato la politica in Italia. A Dio Dottore.

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