Giovane talento

Giuseppe Garavana realizza un suo sogno: aprire il concerto di Hackett e... conoscerlo

Il chitarrista vercellese nella band di Delsignore al prestigioso festival Pistoia Blues

Giuseppe Garavana realizza un suo sogno: aprire il concerto di Hackett e... conoscerlo
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Giuseppe Garavana con Steve Hackett, chitarrista-leggenda dei Genesis; sotto mentre suona la steel guitar al concerto di “Pistoia Blues”. 

Un invito da sogno

Immaginate di essere un ragazzino, che ama suonare la chitarra, e che ha nel cuore tre miti: i Genesis prima maniera, quelli del rock progressivo, che avevano come chitarrista Steve Hackett; i Pink Floyd, con David Gilmour, ed Edoardo Bennato.
Quel ragazzino, Giuseppe Garavana, adesso ha compiuto 23 anni. Dopo essersi brillantemente diplomato al Liceo Musicale del “Lagrangia”, frequenta sia l’Università telematica - facoltà di Lettere (Arte, Musica e Spettacolo) - sia il Conservatorio “Verdi” di Milano, dove studia composizione, Nella quotidiana, instancabile ricerca della sua strada artistica, si perfeziona con un “vocal coach”, che insegna a cantare con un approccio scientifico innovativo, in cui si tiene conto anche della fisiologia e dell’anatomia, degli aspetti respiratori e posturali. E’ pure lui cantante e chitarrista: si chiama Moreno Delsignore ed è di Caresana.

Con le sue conoscenze, Delsignore è in contatto con un mondo che Giuseppe adora, quello del blues. E un giorno, poco più di due mesi fa, la notizia che fa schizzare allo zenith l’entusiasmo del giovane chitarrista vercellese: al “Pistoia Blues” 2023, suonerà, con una band di super strumentisti tra cui Steve Hackett! E Delsignore, con un proprio gruppo, farà da apripista al concerto dell’ex Genesis. «Devi esserci anche tu», dice al giovane talento.

Quel pezzo dei Led Zeppelin provato per mesi

Il giovane chitarrista vercellese non è nuovo al coinvolgimento in eventi di rilievo nazionale: ha suonato, tra tanti altri, per Ornella Vanoni e con il fondatore dei New Trolls Vittorio De Scalzi. Ma il 7 luglio ha addirittura “introdotto” uno dei suo miti di sempre, suonando il suo stesso strumento.

«La band che ha introdotto la performance di Hackett e del suo gruppo, era composta, oltre che me e Delsignore, da Mitia Maccaferri, al basso e cori, da Emiliano Cava, alla batteria, da un altro chitarrista, Filadelfo Castro, e da Elisa Ronconi (cori). Avremmo cantato due brani del repertorio di Delsignore, ‘Occhi aperti’ e ‘Perché l’amore’. Ma il pezzo introduttivo iniziale doveva essere una canzone cult dei Led Zeppelin, “Going to California” e lì l’attacco è affidato alla chitarra acustica. L’originale lo eseguiva Jimmy Page, a Pistoia toccava a me, e ad ascoltarlo ci sarebbe stato Hackett. Per due mesi, ogni mattina, al risveglio, ho provato quel pezzo, non potevo sbagliare neanche una nota. Dopo il brano iniziale mi sono sentito molto più leggero, ho suonato anche la steel guitar e direi che tutto è andato assai bene. C’era una folla immensa».

Nella quale c’erano anche i genitori Francesco, farmacista del Corso, e Rita, titolare di un negozio di abbigliamento in via Paggi…
«Sì e mi ha fatto piacere. Quando sono rientratri a Vercelli si sono imbattuti nella pazzesca carambola di auto in via Paggi. Un ritorno scioccante…”.

A tu per tu con Steve Hackett

La mente però torna subito al concerto...
«Ho incontrato Hackett e gli ho parlato. E’ stato fantastico. Aveva appena visto le nostre prove e mi ha riconosciuto: eravamo in coda per prenderci qualcosa di fresco. Mi si è avvicinato per salutarmi e scambiare qualche parola. E’ una persona di una semplicità e di una cordialità semplicemente disarmanti. Anche a fine concerto, dove ha suonato, dopo cinquant’anni, tutto il vecchio disco dei Genesis ‘Foxtrot’, si è fermato in mezzo suoi tantissimi fans. Io non stavo nella pelle, quando mi ha rivolto la parola, e gli ho detto semplicemente “‘Grazie”. “Grazie di che cosa?” Mi ha chiesto. E io: “Di avere contribuito alla mia formazione musicale, di avermi forgiato, di essermi stato da esempio, fin da ragazzino”».

Una passione, quella per i grandi del passato, nata grazie a papà Francesco: «Con la sua passione per i dischi e con le videocassette che vedevamo assieme: i Genesis, ma non solo. Anche i Pink Floyd, i Led Zeppelin, Eric Clapton… I Beatles li ho scoperti più avanti e li sto amando adesso, Penso che siano stati davvero i migliori di sempre. Amo il modo di comporre di Paul McCartney, le sue canzoni non moriranno mai».

Sulle orme dei grandi maestri

Una volta apprezzata la musica, Garavana ha cominciato a voler suonare la chitarra seguendo le orme di due grandi maestri. «Stefano Profeta, dal quale ho in parte assorbito anche la passione per il contrabbasso, e Roberto Seccamani. Poi, avendo scelto la media Ferrari perché c’erano i corsi di Educazione musicale, ho conosciuto la mia fantastica docente di chitarra classica Laura Mancini, che ho ritrovato al Liceo musicale, con un altro super chitarrista e insegnante, Sergio Sorrentino, che mi è stato docente di musica d’insieme».

E anche il loro maestro, Angelo Gilardino... «Per me è stato un incontro fondamentale. Al di là del suo riconosciuto, straordinario ruolo di compositore e di docente, era una persona che ti arricchiva in ogni singolo momento che riusciva a dedicarti, anzi, direi proprio a donarti…».

La stima di Angelo Gilardino

Gilardino aveva una grande stima del giovane talento delle sei corde tanto che spesso, parlando di lui, diceva che fosse «un futuro filosofo, un uomo destinato a dispensare cultura più che musica…».
«Queste parole fanno molto piacere. Tra i grandi della filosofia, adoro Seneca e mi piace molto Aristotele. Più di Platone, che comunque apprezzo moltissimo».

Il blues nel sangue

E oltre la musica?
«MI appassiona il cinema. Sono innamorato dei film di Alan Parker, soprattutto di “Mississippi Burning”. Poi mi piacciono i film di Christopher Nolan e di Tarantino ed la comicità di Totò, che considero il vero schiavo di Plauto dei giorni nostri giorni. Il rapporto tra la musica e l’immagine, la cosiddetta musica applicata, mi sta sempre più attraendo. In Norvegia ho conosciuto un musicista fantastico, Matt Pascale, con il quale sto preparando un album e intanto porto avanti il progetto di un nuovo complesso che vorrei chiamare ‘Timeo’, con un bravissimo tastierista di Magnago, Dario Roncolato. Gira e rigira, la musica continua a scorrere come sangue nelle vene: alla recente Maratona rock ho suonato anche con i Pillheads di Paolo Baltaro che sono bravissimi e che andranno ad aprire, prossimamente, un concerto del Banco del Mutuo Soccorso».

Musica nel sangue: classica, rock, ma soprattutto blues…
«La mia vita è il blues. Per dirlo con una metafora, io amo viaggiare, ma poi, dopo un lungo viaggio, è sempre bello tornare a casa. E il blues è la mia casa».

Enrico De Maria

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