Corso Avogadro: ecco perché si rischia di dover rifare il cavalcaferrovia
La convenzione chiesta da Rfi nasconde un'ipoteca sul futuro, perché ci sono già voci di una possibile riapertura ai treni della Vercelli-Casale
Nella foto l'incrocio di corso Avogadro con la ferrovia nel settembre 2022.
Quella di Corso Avogadro di Quaregna è una vera telenovela. La strada è chiusa dal 7 dicembre 2020 (oltre 900 giorni), dopo l'abbattimento del cavalcaferrovia sembra finalmente giunto il momento della ricostruzione del corso. Il Comune ha annunciato che il 30 giugno è stata bandita la gara per trovare l’impresa che costruirà (per un importo di 2 milioni e 600 mila Euro), un viale alberato che proseguirà quello esistente, le piste ciclabili, i marciapiedi, l’illuminazione. Ma c'è il rischio che questa risistemazione possa durare solo pochi anni. Di seguito si spiega il perché.
Una lettura attenta del progetto
A pagina tre della relazione generale del progetto sta scritto che le Ferrovie, con una nota del 4 ottobre dello scorso anno, hanno dato l’assenso alla realizzazione dell’attraversamento a raso a condizione di: “stipulare tra le parti (RFI e Comune di Vercelli) una convenzione che, richiamando l’originale, ovvero “lettera di impegno” del 5 luglio 1980, il cui contenuto richiama la delibera di Consiglio Comunale 486 del 30 agosto 1979, prevede, oltre al rispetto della convenzione le seguenti: «concessione temporanea all’attraversamento a raso con realizzazione di nuovo passaggio a livello nella posizione originaria prima della realizzazione del cavalcavia, ora demolito e impegno alla ricostruzione del cavalcaferrovia dopo la fase temporanea».
Avete letto bene. La sistemazione di corso Avogadro, tanto decantata con il mitico passaggio a raso della ferrovia, è una “fase temporanea”. Provvisoria.
Le Ferrovie vogliono la costruzione di un nuovo cavalcavia.
Ma come funziona la cosa? In sostanza il Comune dovrà approvare una convenzione (in Giunta o in Consiglio?) che contempli tre fasi.
La fase 1 - quella oggetto del progetto, come scrive Montiglio - prevede che in condizioni di sospensione del traffico ferroviario sarà dismesso il passaggio temporaneo realizzato tra via Tavallini e via Chiais realizzando il nuovo passaggio a raso in corrispondenza del vecchio cavalcaferrovia con gli standard RFI. Tutti questi interventi saranno realizzati dalle Ferrovie a spese del Comune.
Nella Fase 2, invece, si stabilisce che in caso di riattivazione della linea con treni passeggeri o treni storici prima che siano trascorsi 5 anni dalla realizzazione del passaggio a livello, il Comune si dovrà fare carico di attrezzarlo con le sbarre.
La fase 3, invece, prevede che se la riattivazione della linea avverrà dopo cinque anni dalla costruzione del passaggio a livello il Comune dovrà ricostruire il cavalcaferrovia a spese del Comune. In sostanza se RFI deciderà di riattivare la linea l’amministrazione che governerà la citta tra cinque anni (post Corsaro quater) si troverà sulla gobba un debito di circa una decina di milioni per fare un nuovo cavalcavia. Un bel regalo alle future generazioni.
Perché la convenzione con Rfi è un azzardo
La Casale-Mortara è stata riavviata in questi giorni e RFI punta a realizzare un anello che riattivi anche la Casale-Vercelli in connessione con Pavia. In questi giorni è venuto meno uno dei problemi principali. Con le nuove littorine ad idrogeno non serve più neppure elettrificare le linee.
Questo scenario messo nero su bianco fa nascere alcune domande. Le scrivo in breve. Può una amministrazione sottoscrivere un accordo di programma simile che preveda una spesa futura così onerosa per le amministrazioni che verranno dopo di lei senza accantonare a bilancio i fondi necessari?
Fabrizio Finocchi
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