Allevamento intensivo Arborio: esposto in Procura del Comitato RISO

Gli ambientalisti chiedono alla magisrtratura di chiarire se vi siano o meno ipotesi di reato.

Allevamento intensivo Arborio: esposto in Procura del Comitato RISO
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Mentre prendono sempre più forma le strutture dell'allevamento intensivo di galline oviaole di Bruzzese, appena fuori Arborio, il Comitato spontaneo di cittadini denominato R.I.S.O. (Rete Indipendente Solidarietà e Opposizione), ha redatto un esposto alla Procura di Vercelli, chiedendo di esprimersi in merito alla possibile commissione di reati nella fase autorizzativa dell'impianto.

Le criticità denunciate

Il progetto dell'alevamento è stato autorizzato con determinazione dirigenziale n. 1213 del 09/12/2024, della Provincia di Vercelli tramite un Provvedimento Autorizzativo Unico Regionale (PAUR) alla Società Agricola Bruzzese. Come noto si prevede di allevare ben 274.000 galline, in uno stabilimento di complessivi 23.800 mq.

"L’intervento, di natura marcatamente impattante - sottolineano dal Comitato R.I.S.O, -  si inserisce in un contesto rurale di elevato valore agronomico, in prossimità di corpi idrici (Cavo delle Mandrie), laghi, aree residenziali e zone protette della Rete Natura 2000, oltre a essere prossimo ad imprese agricole di trasformazione e produzione risicola".

Diversi capitoli esaminati

Il documento è molto strutturato e prende in eseme diversi capitoli.

Riguardo le eventuali violazioni e anomalie amministrative viene evidenziata dal Comitato la tempistica sospetta nella rimozione del vincolo urbanistico, in quanto il Consiglio Comunale di Arborio ha deliberato la modifica del PRGC nell'area prima che Bruzzese chiedesse alla Provincia l'avvio dell'iter autorizzativo, "sollevando gravi dubbi sull’effettiva spontaneità della deliberazione comunale e sull'assenza di un preventivo coordinamento con il soggetto privato. Tale tempistica, sebbene formalmente legittima, appare sostanzialmente orientata a favorire un interesse privato specifico, ponendo potenzialmente in discussione la correttezza e trasparenza dell’azione amministrativa (art. 97 Cost.)".

Si prendono quindi in esame tutta una serie di "Impatti ambientali rilevanti e non adeguatamente valutati": la prossimità al Cavo delle Mandrie e a un lago artificiale; la documentata vulnerabilità della falda freatica; l'elevato prelievo di acqua; il rischio di contaminazione delle acque perché il Cavo delle Mandrie, corso d'acqua in cui avverrà lo scarico dei reflui dell'allevamento è "a portata variabile e soggetto a periodi di secca".

E ancora dubbi sulla corretta valutazione del possibile inquinamento atmosferico e odorigeno, il fatto che non sono contemplate emissioni di metano, "elemento improbabile per un allevamento di tali dimensioni". E ancora lo studio odorigeno si basa su dati meteo rilevati a Malpensa, a 45 km di distanza e non su rilievi puntuali.

"Non risultano valutazioni complete sulle emissioni climalteranti (NH3, CH4, NOx) e sugli impatti acustici. Il rumore generato da impianti di ventilazione e movimentazione potrebbe arrecare disturbo alle abitazioni vicine".

Inoltre: "Lo studio progettuale non fornisce garanzie sul rispetto dei criteri previsti dal diritto UE in materia di benessere animale, in particolare per la modalità di stabulazione "a terra" non chiaramente documentata".

E si prosegue con diverse altre contestazioni, circa il profilo paesaggistico e naturalistico, che nella zona vede alcune riserve naturali e "Il progetto non ha valutato in modo approfondito l'interferenza visiva e olfattiva con le strutture ricettive e paesaggistiche limitrofe".

Si lamenta pure la mancanza di partecipazione e informazione pubblica durante la procedura autorizzativa e che "La documentazione tecnica, in più parti, è risultata di difficile accessibilità o carente nei contenuti fondamentali".

I reati ipotizzabili

I reati ipotetici che secondo i denuncianti si potrebbero delineare sono:
"Inquinamento ambientale (art. 452-bis c.p.), per potenziali rischi derivanti da scarichi e contaminazioni delle acque; Omissione di atti d’ufficio (art. 328 c.p.) qualora emergano lacune istruttorie rilevanti; Falsità ideologica in atto pubblico (art. 479 c.p.), ove venissero riscontrate discrepanze tra le dichiarazioni progettuali e la realtà".

In attesa di conoscere se quest'esposto potrà avere degli sviluppi o se verrà archiviato, è da segnalare il notevole impegno del Comitato R.I.S.O. nel predisporre la documentazione e nel seguire le vie istituzionali e legali per contrastare nel merito il progetto.

Sicuramente di questa "querelle" sentiremo ancora parlare nelle prossime settimane.

Link al video dei proponenti e possibilità di scaricamento della documentazione QUI.