Reddito Inclusione 2018: Vercelli penultima in Piemonte

Reddito Inclusione 2018: Vercelli penultima in Piemonte
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Reddito Inclusione 2018: Vercelli penultima in Piemonte. Il dato riguarda le domande accolte, in generale in regione, però, i Rei sono un successo.

Reddito Inclusione 2018: Vercelli penultima in Piemonte

Nella foto la presentazione dei dati in Regione.

Sono stati resi noti i dati circa le domande per il Rei (Reddito di Inclusione Sociale) evase in Piemonte dal dicembre 2017 all'agosto 2018. Ebbene in questa particolare classifica la provincia di Vercelli è penultima, sono infatti state accolte (ad agosto) il 38,5% delle domande con un incremento rispetto al dato aggiornato a maggio 2018 del 7,9%, risultando comunque, come già nel periodo precedente, tra le province in cui il sussidio è meno erogato, peggio di noi solo Asti (33,4%). La provincia che ne ha accolte di più è Biella (59,2%).

In provincia ci sono in tutto 63 punti di accesso (uno ogni 2.920 abitanti). Nel periodo dicembre 17 - agosto 18 in Piemonte sono state ricevute 33.913 domande, 1.751 in provincia, pari al 5% a livello regionale, pari allo 0,95% della popolazione.

Domande accolte in aumento

Le categorie di richiedenti vedono al primo posto (49% delle domande) nuclei familiari con almeno un minore, seguiti da famiglie con un lavoratore over 55 (32%), o con un disabile (7%), solo l'1% con donne incinte. C'è però un 11% di estensione della platea di beneficiari.

Il numero di domande caricate sul portale dell'Inps, nella provincia di Vercelli è stato di 1.628, circa 130 sono state escluse subito. Di queste 1.628 ne sono state accettate 627 pari a al 38,5% di cui dicevamo prima. Si registra comunque un + 7,9 % rispetto al periodo precedente.

In generale, a livello regionale, le domande accolte sono raddoppiate, arrivando al 54,8% di quelle presentate, in tutto 16.390.

Crescono le richieste degli italiani

Le domande caricate sono per il 73% di italiani, 8% di cittadini Ue e 19% extracomunitari. Aumentate in particolare le richieste da parte di italiani, in calo quelle degli stranieri.

Sempre a livello regionale sono state attivate 11.307 carte di credito (68% delle domande accolte) con un valore che è quasi triplicato in pochi mesi e su queste 7.687 carte (68% del totale) sono legate ad attivazione di progetti sulle persone richiedenti.

Nel complesso si tratta di dati che certificano l'affermarsi della misura che si estende ora anche ai singoli e non solo alle famiglie.

L'analisi della Regione

Nell'analisi che la Regione (Assessore Augusto Ferrari) ha effettuato sui dati è particolarmente interessante questa parte, che comprende anche in confronto con l'introduzione del futuro Reddito di Cittadinanza,

“Una parte consistente dei fondi destinati al reddito d’inclusione abbiamo richiesto con forza che fossero destinate agli Enti gestori delle funzioni socio-assistenziali affinché avessero le risorse necessarie per gestire la parte attiva.
Nel 2018 sono entrate nelle casse degli enti gestori circa 17 milioni di euro, aggiuntivi rispetto agli stanziamenti ordinari. Ora come si colloca la questione delle risorse del reddito d’inclusione rispetto all’annunciato reddito di cittadinanza?
La dotazione finanziaria sul Fondo Povertà Nazionale discussa, a suo tempo, con il Ministro Giuliano Poletti prevedeva, per il Reddito d’Inclusione, per l’anno 2018, 2 miliardi di euro, con l’obiettivo di arrivare, entro il 2020, almeno 7 miliardi. Cifra individuata, insieme ad Alleanza Contro la Povertà, come cifra per agire sul fabbisogno reale relativo al fenomeno della povertà assoluta, in Italia” conclude Ferrari.

Luci, ombre e interrogativi del Reddito di Cittadinanza

Continua l’Assessore “Oggi nella legge di bilancio in discussione in Parlamento, si parla di 9 miliardi per il Reddito di Cittadinanza. Se si riuscisse, realmente, per il 2019, a raggiungere questa cifra, noi lo valutiamo positivamente questa scelta, indifferentemente se lo si voglia chiamare Reddito di Cittadinanza o Reddito d’Inclusione.
Ma il punto è che questo non è ancora chiaro. Non esistono al momento atti, non si conosce al momento quale sia la strategia. Se si implementa il percorso avviato , coprendo le lacune presenti, come noi ci auspichiamo, crediamo sia un bene. Ma se l’orientamento è quello di smantellare l’esistente, centrando totalmente la misura sui centri per l’impiego, riteniamo che questo sia assolutamente negativo.
Da questa estate attendiamo chiarimenti sulla strategia che si intende perseguire. Forse alla luce della prossima legge di bilancio, a gennaio sarà possibile il confronto”.

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