Macché "Superlega": una coppa finta che i tifosi non vogliono
Permettetemi cari lettori una digressione internazionale.
Parliamo di calcio, anzi no, di televisione, anzi no, dell'ultimo demenziale prodotto di questo mondo di plastica che si chiama era del tutto e subito.
Domenica notte, mentre i calciofili discutevano animatamente sui risultati della domenica calcistica, poco dopo la mezzanotte è arrivata la notizia che dodici squadre di Spagna, Inghilterra e Italia, hanno deciso di staccarsi dalla Uefa, ovvero l'autorità europea del mondo del pallone che, per quanti difetti abbia e quanti scandali in passato abbia dovuto attraversare, resta sempre e comunque un baluardo a tutela dello sport e della meritocrazia. Queste dodici società sono Manchester United e Real Madrid, le "menti" dell'operazione, e poi Barcellona, Liverpool, Chelsea, Atlético Madrid, Arsenal, Tottenham e Manchester City. A rappresentare l'Italia ci sono la Juve, l'Inter e il Milan. Dovrebbero essere le grandi d'Europa: certo, Real Madrid (13), Milan (7), Liverpool (6), Barcellona (5), Inter (3), Manchester United (3), Juventus (2), Chelsea (1) mettono insieme 40 Coppe dei Campioni ma le altre riportano cinque finali perse.
Ebbene, questi club vorrebbero chiudere al merito la "superlega": loro giocherebbero sempre senza l'assillo di doversi qualificare (e la credibilità del campionato?) lasciando otto posti "a invito" ad altre squadre, scelte su base di presunto prestigio, non certo qualificate per risultati acquisiti sul campo.
In questo club esclusivo manca un certo Bayern Monaco (che di Coppe dei Campioni ne ha vinte 6) perché ha rifiutato sdegnato; mancano perché "contano poco" Ajax (4 trofei), Porto e Benfica (2), Nottingham Forest (2), Amburgo (1), Stella Rossa Belgrado (1), Steaua Bucarest (1), Olympique Marsiglia (1), Feyenoord e PSV Eindhoven (1) e pure Borussia Dortmund (1) e Celtic Glasgow (1).
Nossignori, il blasone sportivo non conta. Contano i soldi, basti pensare che la banca americana JP Morgan ha già promesso di finanziare il megatorneo con 3,5 miliardi di euro (!), denaro che andrebbe a tappare la falla aperta da due stagioni stravolte dalla pandemia.
Belle facce di bronzo quelle del mondo pallonaro: per recuperare soldi non ci pensano nemmeno a ridimensionare le uscite (chiedete ad Agnelli quanti milioni dà a Cristiano Ronaldo salvo poi farsi buttar fuori dalle coppe da squadre di secondo e terzo piano) e rientare da passivi di bilancio spaventosi; no, costoro si inventano un campionato tutto loro come si faceva da bambini al grido di "Il pallone lo porto io e decido io chi gioca".
Il tutto con buona pace dei tifosi che, nonostante tutto, amano ancora questo pallone che rotola...
I tifosi hanno già urlato con forza il loro No, spaventati dal fatto che Juve, Inter e Milan possano addirittura venir cancellati dalla serie A. La stampa ha preso le distanze con sdegno. Idem i governi di Italia, Francia e Inghilterra. I prossimi giorni saranno decisivi perché la Uefa ha deciso di far guerra a quella che ormai tutti chiamano "la sporca dozzina".
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Chi scrive è appassionato, per non dire malato, del calcio dei bei tempi andati, un nostalgico della Coppa delle Coppe e della Coppa dei Campioni riservata ai soli vincitori del campionato. E allora con un pizzico di nostalgia vi propongo un amarcord che toccherà le corde giuste degli appassionati di (vero) calcio. Quando le Coppe Europee erano emozione pura.
La "superlega" cancellerà per sempre questo tipo di imprese...
COPPA DEI CAMPIONI
Nottingham Forest che vince due trofei (1979 e 1980) dopo aver vinto il campionato da neopromossa nel 1978. Steaua Bucarest che vince la Coppa nel 1986 in piena era Ceausescu presentandosi alla finale senza essersi mai allenata in notturna e con le maglie bianche senza logo. Stella Rossa vincitrice nel 1991 con una squadra di fuoriclasse indimenticabili e irripetibili (Savicevic, Prosinecki, Mihajlovic, Jugovic, ecc). Porto due volte vincitore, prima con il gol tacco di Rabah Madjer (1987) e poi con il primo squillo dello "special one" Mourinho. Benfica con le prodezze del fuoriclasse Eusebio nei primi anni 60. Celtic capace di battere la grande Inter (1967). Ajax lo squadrone di Cruijff (e Krol e Neeskens e altri...) che vinse tre trofei di fila a inizio anni 70 per poi ripetersi nel 1995 nell'epoca d'oro di Van Gaal.
E come dimenticare Malmö, Bruges, Partizan Belgrado, Stade Reims, Fiorentina, Sampdoria, Eintracht Francoforte, Panathinaikos, Saint-Etienne, Monaco, Bayer Leverkusen in finale?
E il Borussia Mönchengladbach fenomenale degli anni 70?
COPPA COPPE E COPPA UEFA
In questi altri due tornei le sorprese arrivarono a vagonate. La Coppa delle Coppe la vinsero anche Sporting Lisbona (Portogallo), Slovan Bratislava (Cecoslovacchia), Magdeburgo (Germania Est), West Ham ed Everton (Inghilterra), Dinamo Kiev (Unione Sovietica due volte), Dinamo Tbilisi (Unione Sovietica), Aberdeen e Rangers (Scozia), Malines (Belgio), Sampdoria, Fiorentina, Parma e Lazio (Italia), Real Saragozza (Spagna) e Werder Brema (Germania). In finale ci arrivarono anche Ferencvaros ed MTK Budapest (Ungheria), Standard Liegi (Belgio), Carl Zeiss Jena e Lokomotive Lipsia (Germania Est), Rapid Vienna (Austria, due volte), Monaco 1860 (Germania) e Austria Vienna.
La Coppa Uefa (oggi Europa League) la vinse due volte il Göteborg (Svezia), la vinsero anche Eintracht Francoforte e Bayer Leverkusen, come pure CSKA Mosca, Zenit e Shakhtar Donetsk, l'Anderlecht e l'Ipswich Town (con squadre fortissime), lo Schalke 04, il Galatasaray e, soprattutto, il Siviglia che il trofeo l'ha vinto sei volte (record) ma che non fa parte di questo club elitario.
In finale abbiamo visto giocare Videoton (Ungheria), Dundee United (Scozia), Espanyol due volte, Alavés (Spagna), Fulham, Middlesbrough e Wolverhampton (Inghilterra), Bastia (Francia), Twente Enschede e AZ '67 Alkmaar (Olanda), Colonia (Germania Ovest), Sporting Braga (Portogallo), Dnipro (Ucraina) e Casino Salisburgo (Austria).
Ricordi magnifici di imprese storiche, squadre che fecero piangere le grandi, vittorie di Davide contro Golia. Emozioni che una coppa finta non saprà mai darci, restituirci.
Daniele Gandolfi