Cellulare nascosto in una saletta ad uso comune dei detenuti
Si erano insospettiti per il frequente via-vai di detenuti in una saletta del carcere ad uso comune dei ristretti ed hanno dunque deciso di “vederci chiaro”, setacciando minuziosamente il locale; i sospetti si sono rivelati fondati quanto hanno trovato un telefono cellulare, abilmente occultato. Si tratta di due poliziotti penitenziari in servizio nella Casa circondariale di Vercelli. Due bravissimi colleghi che meritano di ricevere un giusto ricompenso da parte del Ministero della Giustizia.
Impegno e professionalità
A darne notizia è il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, per voce del vice segretario regionale del Piemonte Mario Corvino. “Continua dunque incessante l’impegno del personale del Reparto di Polizia Penitenziaria di Vercelli, guidato dal Funzionario Comandante Nicandro Silvestri, nel contrasto all’uso, alla detenzione ed all’ingresso illecito in carcere di apparecchi telefonici. Il SAPPE esprime vivo apprezzamento per la sagacia e la professionalità dei poliziotti penitenziari in servizio nel carcere di Vercelli, sempre in prima linea nel contrasto alle attività illecite ed alla diffusione di droga e che negli ultimi mesi hanno condotto importanti analoghe operazioni di servizio, come pure sventando il suicidio di un detenuto. Non dimentichiamo che alla data del 30 settembre scorso il carcere era affollato di 284 detenuti, sessanta in più della capienza regolamentare, e che il Reparto di Polizia Penitenziaria ha significative carenze di organico”.
Alimentare e favorire le varie attività criminose
Per Donato CAPECE, segretario generale del SAPPE, “l'ingresso o il tentato ingresso di cellulari nella carceri è un flusso continuo ed il fenomeno non viene contrastato in maniera adeguata dall'Amministrazione ne dal legislatore: l'indebito possesso ed introduzione di tali apparecchi non configurano, infatti, precise ipotesi di reato, come invece dovrebbe, ma restano semplici violazioni amministrative ai regolamenti interni per un semplice possesso di oggetti non consentiti. Inutile ribadire per l’ennesima volta che l'utilizzo dei telefonini da parte dei detenuti, soprattutto quelli appartenenti alla criminalità organizzata, può alimentare e favorire le varie attività criminose dettate dall'interno all'esterno delle carceri”.
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Capece aggiunge che “sulla questione relativa all'utilizzo abusivo di telefoni cellulari e di altra strumentazione tecnologica che può permettere comunicazioni non consentite è ormai indifferibile adottare tutti quegli interventi che mettano in grado la Polizia Penitenziaria di contrastare la rapida innovazione tecnologica e la continua miniaturizzazione degli apparecchi, che risultano sempre meno rilevabili con i normali strumenti di controllo. Ma va previsto anche uno specifico intervento legislativo che punisca severamente coloro che detengono telefoni cellulari in carcere, prevedendolo come reato.".
Il SAPPE ricorda infine che “anche la Polizia Penitenziaria di Vercelli è quotidianamente impegnata nell’attività di contrasto alla diffusione della droga nei penitenziari per adulti e minori. Il numero elevato di tossicodipendenti richiama l’interesse degli spacciatori che tentano di trasformare la detenzione in business”.