I giovani democratici vercellesi e Piazza Europa
La prima Agorà Democratica di Vercelli parla di futuro dell’Europa con Benifei, Berlinghieri, Furia e Cerroni.
“Piazza Europa” è la prima agorà democratica che sarà tenuta nella città di Vercelli, è in programma sabato 23 aprile 2022, alle 15.30, in corso Italia 106. A comunicarlo alla stampa gli stessi promotori che ne illustrano le ragioni e gli argomenti.
"Il nuovo format voluto da Letta"
Il nuovo format per le assemblee aperte ai cittadini proposta dalla nuova segreteria del Partito Democratico guidata da Enrico Letta è stato raccolto dai Giovani Democratici del Piemonte che hanno scelto la città tra le risaie come location per ospitare questo evento di natura regionale. Lo scopo dell’Agorà è stimolare il dibattito tra politica e società civile, tra istituzioni e cittadini.
Ad alimentare questo scambio Brando Benifei, capodelegazione del PD al Parlamento Europeo, l’on. Marina Berlinghieri – commissione esteri e commissione UE alla Camera dei Deputati, Paolo Furia, segretario regionale del Partito Democratico, Caterina Cerroni, coordinatrice nazionale dei Giovani Democratici.
"Perché un giovane dovrebbe sentirsi parte dell'Europa?"
«Piazza Europa è una domanda, un interrogativo: perché un giovane dovrebbe sentirsi parte dell’Unione Europea? – spiega Marco Mancuso, responsabile esteri dei Giovani Democratici del Piemonte - soprattutto: un ragazzo qualsiasi di una città qualsiasi che frequenta un istituto superiore qualsiasi, sa che cos’è l’Unione Europea? Conosce le potenzialità̀ del sistema Europa? Sa che, oltre i confini nazionali, non è solo? Piazza Europa è l’esigenza di definire uno spazio comune nel quale il singolo si riconosce in una pluralità di idee, sfumature di interessi e sfaccettature di argomenti. Piazza Europa è un’agorà, che rifacendoci all’accezione greca significa ‘piazza principale’, nella quale membri illustri della politica italiana e giovani rappresentanti non politici intendono unire le forze con l’unico obiettivo di aiutare nei lavori di costruzione di quella che David Sassoli amava definire ‘casa comune’, ognuno con la propria voce»