Giorgio Tibaldeschi a Novara: Vittorio Emanuele II a 200 anni+2 dalla nascita
Nella mostra “Il mito di Venezia: da Hayez alla Biennale” esposta al Castello di Novara, colpisce un quadro di Antonio Zona: “Scena in laguna con figure”. Poco lontano dal Bacino San Marco, l’acqua, immobile, al centro della scena una gondola con un barcaiolo, che nel vigore e nel gesto, ricorda Masaniello e tre personaggi, di cui due popolane che indossano abiti che compongono il tricolore: guardano con occhi melanconici al ritratto di Vittorio Emanuele tenuto da un bambino. Così viene espressa in ambito figurativo la speranza che presto Venezia possa essere liberata.
173° della battaglia della Bicocca
La Società Storica Novarese con il Progetto “Novara Risorgimentale 2022” commemora il 173° della battaglia della Bicocca, ma ricorda anche il “Bicentenario + 2” della nascita di Vittorio Emanuele II, che divenne Re di Sardegna proprio a Novara, in Palazzo Bellini, dopo la battaglia del 23 marzo 1849, a seguito dell’abdicazione del padre Carlo Alberto. Il 5 aprile è stata ospitata una conferenza dello storico Giorgio Tibaldeschi, Direttore del Bollettino Storico Vercellese, che si definisce “medico prestato alla Storia”, dedicata alla figura di Vittorio Emanuele II, organizzata dal “Gruppo Storico Risorgimentale 23 marzo 1849” che ha ospitato l’incontro presso “ExpoRisorgimento”, al Castello, dando centralità all’Esposizione Museale Risorgimentale permanente di Novara e del suo territorio (1734 -1 870), allestita e gestita da preziosi volontari che aprono gratuitamente al pubblico ogni fine settimana.
Interessante bibliografia
Tibaldeschi per sintetizzare una storia lunga, complessa con forti toni chiaroscurali, ha utilizzato una interessante bibliografia: dai tre tomi coevi al personaggio, scritti da Licurgo Cappelletti, Storia di Vittorio Emanuele II e del suo Regno, editi a Roma nel 1893, arrivando allo storico torinese Francesco Cognasso, Vittorio Emanuele II, Torino 1942. Per conoscere i protagonisti sono state utilizzate le lettere intercorse tra il Papa e il Re: Pio IX - Vittorio Emanuele II. Dal loro carteggio privato, a cura di P. Pirri, I-III, Roma 1944-1961. Non poteva mancare la celebre biografia di Denis Mack Smith, storico e biografo britannico, specializzato nella storia italiana del Risorgimento, concludendo con la storiografia più recente: De Paoli, Pinto, Bertoldi e Viarengo.
Eugenio Ferdinando Tommaso di Savoia nacque a Torino il 14 marzo 1820, da Carlo Alberto di Savoia Carignano e Maria Teresa d’Asburgo Toscana, infanzia e adolescenza furono segnate da irrequietezza e scarsa propensione allo studio, dimostrando invece maggiori inclinazioni nella teoria militare, nel disegno, nella scherma, nella danza, nell'equitazione.
Note furono le sue passioni per la montagna, le battute di caccia, il gioco, i cavalli … e le donne. Nell’irrequietezza sentimentale ci furono due figure importanti Laura Bon e Rosa Vercellana la bela Rusìn, dalla quale ebbe due figli, ma per assicurare la discendenza al trono scelse la giovane Maria Adelaide d’Asburgo, dalla quale ebbe otto figli.
Dopo la sconfitta di Novara a Vittorio Emanuele toccò la successione al trono: da quel momento iniziò, o meglio continuò, la leggenda del “Re Galantuomo”, secondo l’espressione coniata da Massimo d’Azeglio. Non bisogna mai dimenticare che Vittorio Emanuele fu un re costituzionale, non assoluto: regnò, ma chi governava era il primo ministro.
Giorgio Tibaldeschi con concisione ha riassunto le battaglie risorgimentali fino alla proclamazione del Regno d’Italia e alla “breccia di Porta Pia”, tratteggiando figure di rilievo come Cavour, del quale ha evidenziato le riforme: incremento delle attività manifatturiere, modernizzazione dell’industria e dell’agricoltura, ristrutturazione del sistema bancario e fiscale, sviluppo della rete ferroviaria, riforma dell’esercito e dei suoi quadri, fortemente voluta da Alfonso Lamarmora nel 1854, ma anche il controverso rapporto del Re con Garibaldi e Napoleone III.
Immagini appropriate e originali
Le immagini scelte per fare da sfondo erano appropriate e originali, contribuendo a rendere appassionante l’esposizione. “Si racconta che Vittorio Emanuele aveva saputo di un soldato, che millantava un bellissimo orologio, che nessuno aveva mai visto. Passandolo in rassegna, il re afferra la catena ed estrae non il misterioso orologio, ma una pallottola. Ebbene, perché non hai un orologio? Perché non m’importa di conoscere l’ora di morire per V. Maestà. Ma a me e a voi importa conoscere l’ora di finire questa chiacchierata”: gli Orologi molli di Dalì hanno concluso la brillante esposizione.
Vittorio Emanuele non ebbe un rapporto felicissimo con i novaresi, come ha evidenziato Paolo Cirri, Presidente della Società Storica Novarese, citando alcuni episodi, come l’accoglienza che i novaresi riservarono agli austriaci che entravano in città, che strappò al sovrano l’espressione poco ortodossa: “Ah les coquins”, mascalzoni, furfanti, canaglie: “Del resto i soldati avevano avuto ordini severissimi da Radetski per il comportamento con la popolazione, che contemplavano il massimo rispetto dei civili”: troppo ingeneroso il confronto con la guerra presente!
Estremamente rari furono i contatti con la città e si dice che a Torino sia stato dato perfidamente il nome di Corso Novara alla via che conduce al cimitero. Cirri ha invece sottolineato la “simpatia” che i novaresi provavano per Carlo Alberto e per Ferdinando di Savoia, che morì prematuramente di tisi, prima di quella campagna di Crimea che avrebbe dovuto vederlo al comando.
In conclusione è stato ricordato che il Sacrario Ossario dei Caduti nella battaglia della Bicocca, costruito tra il 1878 – 79 è una piramide, chiaro simbolo massonico: “Si voleva un edificio che non fosse possibile utilizzare come chiesa”, perché in quegli anni emergeva un forte scontro tra chi aveva partecipato e combattuto per l’unità nazionale, contrapposto all’ambiente clericale che l’aveva osteggiata.