Processo Eternit-bis, in aula le testimonianze dei famigliari delle vittime
Imputato per omicidio volontario con dolo eventuale di 392 persone morte per esposizione a fibre di amianto è il magnate svizzero Stephan Schmidheiny.
A partire dallo scorso luglio 2021, di fronte alla Corte d'Assise di Novara, è ripreso il processo Eternit-bis che vede imputato di omicidio volontario con dolo eventuale di 392 persone morte per esposizione a fibre di amianto l'imprenditore svizzero Stephan Schmidheiny.
Lunedì 25 ottobre 2021, in aula sono state ascoltate le testimonianze dei primi 18 familiari monferrini delle vittime della Eternit di Casale Monferrato - costituitesi come parte civile nel processo. A condurre l'esame è stata l'avvocato Laura d'Amico. Queste alcune delle domande a cui tutti hanno dovuto rispondere i famigliari: dove viveva la vittima? Che tipo di rapporto aveva con lei? Cosa faceva e come si svolgeva la sua vita prima e dopo la diagnosi?
L'accusa dei consulenti della Procura
Lo scorso 23 ottobre, in aula, sono stati ascoltati gli ultimi due consulenti della Procura: si tratta di Stefano Silvestri e della dottoressa Alessia Angelini. Tema principale analizzato da entrambi durante l’udienza è stato quello della sicurezza e igiene sul luogo di lavoro nello stabilimento casalese di Eternit.
Nei vari punti toccati dall'ultimo consulente del Pm, oltre a quelli discussi in precedenza come i sistemi di protezione individuale spesso insufficienti, la suddivisione dei reparti all’interno della fabbrica e soprattutto il rilevamento di concentrazione delle polveri negli ambienti di lavoro, Silvestri ha sottolineato un "deficit di informazioni nei monitoraggi compiuti dal Sil", a cui si è collegato con il tema del mancato pagamento del sovrappremio a Inail per il rischio esposizione amianto in fabbrica, prima che l’ente nazionale instaurasse una commissione di valutazione dei rischi professionali propria.
La dottoressa Angelini, partendo da una classificazione qualitativa dei tipi di mesoteliomi, ha analizzato come la concentrazione di tale patologia sia nettamente superiore nei pressi di grossi centri produttivi che hanno usato l’amianto, come quello di Casale.
"Che l'amianto fosse un cancerogeno si sapeva però non è mai stato fatto nulla per contenere questo danno e la Eternit non ha collaborato con le autorità ne per andare a individuare i rifiuti ne ha mai contribuito alle bonifiche. E comunque, ha lasciato una fabbrica in uno stato di manutenzione tremendo".